Con il nerazzurro forse abbiamo trovato l’erede di Vieri e Toni, l’atalantino a 17 anni sembra già un gioiello
Giornalista
28 settembre – 07:28 – MILANO
Abbiamo fatto il circoletto rosso sul calendario: sabato 27 settembre 2025. È il giorno del primo gol segnato in A da Pio Esposito, la sensazione è che possa inaugurare una lunga serie di gioie. Nerazzurre e – ci auguriamo – azzurre: dopo lustri trascorsi a cercare un grande centravanti per la Nazionale, un erede di Vieri e Toni (gli ultimi veri numeri 9 che hanno trascinato l’Italia), forse lo abbiamo trovato. Certo, dobbiamo lasciare che il ragazzo dell’Inter cresca nel modo migliore: bisogna dargli tempo e dargli spazio, senza volere tutto e subito, senza lasciarlo mesi a marcire in panchina. Chivu sembra lo stia utilizzando con il giusto equilibrio, anche a Cagliari l’ha buttato dentro quando serviva a lui e ai compagni. Non dobbiamo dimenticare la sua età, che è giovanissima. Per dire: a vent’anni Vieri stava per affrontare la sua seconda stagione in B, nel Ravenna, e dopo quella ne avrebbe giocate un’altra in quel campionato con il Venezia (sarebbe arrivato alla Juve solo a 23 anni). E il ventenne Toni era al Modena, in C1. Pio, invece, è già in un grande club, quando serve fa il titolare, quando gioca sa lavorare anche per la squadra. Gli mancava giusto il gol: eccolo.
Il gol di Pio Esposito ha chiuso una partita che l’Inter ha avuto in mano con continuità, che Lautaro ha indirizzato presto verso la squadra nerazzurra, ma che quest’ultima non è riuscita a chiudere al punto da rischiare di pareggiarla (Folorunsho ha colpito il palo sull’1-0). Fino alla rete di Esposito, che ha permesso a Chivu di conquistare il terzo successo di fila, Champions inclusa: il calendario è favorevole ma vincere non è mai scontato, l’Inter lo sta sfruttando.
gli altri giovani d’oro—
È stato un sabato giovane anche a Torino. Nell’Atalanta abbiamo visto un minorenne giocare con la sicurezza e la sfrontatezza di un anziano: si chiama Honest Ahanor, è nato una cinquantina di chilometri a Nord rispetto a Esposito – uno ad Aversa, l’altro a Castellammare di Stabia – e adesso tutti cominciano a capire come mai il club bergamasco abbia investito 16 milioni per prenderlo. Di fronte a lui, nella Juve, c’erano altri ragazzi d’oro: di Yildiz, classe 2005 come Pio, sappiamo tutto; Adzic ha avuto qualche disattenzione di troppo ma ha classe, tiro e personalità (a volte spinta perfino all’eccesso, come su quel pallone che ha perso consentendo a Sulemana di segnare il bel gol dell’Atalanta). Siamo abituati a sottolineare l’età avanzata di tanti campioni che frequentano la Serie A, tipo i fenomenali Modric e De Bruyne, sostenendo che il nostro è un calcio che concede opportunità anche a chi è a fine carriera; in realtà abbiamo anche molti ragazzi di spessore, e c’è chi dà loro spazio.
juve-atalanta a due facce—
Soddisfatti e rammaricati: Tudor e Juric escono da Juve-Atalanta con i medesimi sentimenti contrastanti. Perché si può essere soddisfatti, se si è bianconeri, per quell’inizio davvero positivo, quasi dominante, e per la capacità di riprendere la gara dal risultato di svantaggio (era già successo contro Inter e Borussia); se si è nerazzurri, per la tenuta difensiva nei momenti di difficoltà e per avere creato i presupposti per raddoppiare nella ripresa con manovre efficaci e piacevoli. Nello stesso tempo, sia Juve che Atalanta hanno motivi di rimpianto: potevano vincerla tutt’e due, hanno sprecato attimi e occasioni e hanno commesso errori fatali nelle azioni che hanno portato ai gol avversari.
questioni di punte e di imbattibilità—
Merita una riflessione – un’altra – la questione legata al centravanti della Juve. Contro l’Atalanta ha giocato Openda: fuori Vlahovic, il capocannoniere d’inizio stagione, e fuori David, che è (o dovrebbe essere) l’attaccante centrale del presente e del futuro. Una scelta curiosa, quella iniziale di Tudor. E ancora di più lo è stata la decisione di lasciare il canadese in panchina per tutta la gara. Il tecnico ha spiegato che lo avrebbe inserito nel finale se Bremer non avesse chiesto la sostituzione, ma sarebbe stato comunque il quinto cambio, l’ultimo. Se David va ricostruito anche nel morale, nella fiducia, nell’autostima dopo le recenti difficoltà, questa è una via decisamente tortuosa.
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Juve e Atalanta sono tra le quattro squadre imbattute del campionato (i bianconeri non hanno mai perso nella stagione, Champions inclusa). Come loro solo il Napoli, che oggi verrà messo alla prova dal Milan, e la Cremonese di ferro costruito da Nicola, capace di fermare anche il Como tutto bollicine (che in classifica le sta dietro). Non resterà lassù in eterno, la Cremonese, ma per ora ci sta benissimo. E con merito.
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