Quando Hades 2 fu annunciato, accogliemmo con una certa titubanza l’arrivo del secondo capitolo, complice anche l’eccessiva somiglianza col suo predecessore che traspariva dai primi filmati di gameplay. Dopotutto non si sarebbe trattato del primo o dell’ultimo sequel realizzato sfruttando l’onda del successo del suo predecessore. Da quel reveal visto con scetticismo sono trascorsi anni in cui Supergiant Games ha lavorato alacremente prima in maniera autonoma e poi con al fianco la sua community, in un intenso periodo di Early Access durato più di un anno e durante il quale ogni consiglio della community ha contribuito, passo dopo passo, a costruire qualcosa di straordinario.
Sì, perché è sufficiente trascorrere qualche minuto nei panni di Melinoe per lasciarsi alle spalle ogni dubbio e comprendere la caratura del lavoro svolto dal team. Dopo aver passato interminabili nottate a tentare di discendere fino al Tartaro o raggiungere il Monte Olimpo (non abbiamo alcuna intenzione di vedere il contatore di ore, potrebbe spaventarci), siamo finalmente pronti a spiegarvi perché Hades 2 è un roguelike senza eguali.
La principessa degli inferi
Hades 2 ci racconta eventi successivi rispetto a quelli del prequel, visto che dalla riunione tra Zagreus e i suoi genitori c’è un notevole salto temporale. La protagonista, questa volta, è Melinoe: si tratta della sorella di Zagreus, che però non ha mai conosciuto la sua famiglia. Sebbene nelle prime fasi dell’avventura non si comprenda con esattezza cosa sia accaduto, ci viene spiegato che Crono ha preso d’assalto l’Ade, facendo sparire ogni traccia di chiunque si trovasse nella dimora del signore degli inferi.
Sono stati solo in pochi a sfuggire alle grinfie del titano del tempo, tra cui appunto Melinoe, che ancora in fasce è stata tratta in salvo da Ecate e portata nel Crocevia (l’hub di gioco), dove è cresciuta seguendo una rigida disciplina e apprendendo l’arte del combattimento con un unico e solo obiettivo: cercare vendetta. Parliamo quindi di una guerriera caratterialmente molto diversa da suo fratello, che agisce spinta da un sentimento differente rispetto a quello che muoveva Zagreus nei tentativi di evadere dagli inferi.
Siamo di fronte ad un intreccio narrativo sicuramente più maturo e con diversi risvolti interessanti, sebbene non ci si debba aspettare una trama densa di colpi di scena o comunque memorabile.
A stupire, però, è l’attenzione con la quale lo studio è riuscito non solo a fondere la narrazione col gameplay, giustificando praticamente ogni singola meccanica, ma anche a far sentire il giocatore perfettamente coinvolto in tutto ciò che gli accade intorno. A dare un contributo in tal senso è una mole di dialoghi che è disarmante, visto che capita di leggere scambi di battute sempre nuove dopo decine e decine di ore di gioco. È incredibile come molti di questi dialoghi tengano effettivamente conto di quello che abbiamo fatto, magari con commenti su come siamo appena morti o su quanta poca fosse la salute del boss che ci ha rispediti dritti a casa.
Le novità del combat system
Giocare per la prima volta a Hades 2 è strano, perché mentre ci si avvicina al loop di Melinoe appare tutto nuovo e allo stesso tempo familiare. Lo scheletro del combat system è quello già noto a chi ha spolpato l’avventura di Zagreus, ma sono state apportate modifiche sostanziali che rendono l’utilizzo della nuova protagonista più complesso e soddisfacente.
Il parco mosse di Melinoe è assai più ampio rispetto a quello di suo fratello e compensa la rimozione del proiettile rosso con ben due novità. Una di queste aggiunte è la corsa, che si attiva prolungando la pressione del tasto della schivata e non solo velocizza i movimenti della guerriera in giro per gli scenari, ma può avere dei risvolti offensivi in base alle varie benedizioni che ne alterano il funzionamento, magari permettendo di generare un ciclone a fine percorso o lasciando una scia infuocata.
Molto interessante è anche l’Incanto, un’abilità che molti giocatori alle prime armi probabilmente sottovaluteranno, ma che invece si rivela uno strumento essenziale in determinate situazioni.
Si tratta di un incantesimo dalla forma circolare che permane sul terreno per una manciata di secondi e, grazie ai doni ricevuti dalle divinità, fa sì che applichi malus o danneggi ripetutamente chi si trova al suo interno. Alcuni incontri di Hades 2 sono piuttosto caotici (forse troppo) e prevedono la presenza massiccia di nemici molto piccoli che, con un bell’Incanto congelante, possono essere neutralizzati in pochi istanti, semplificando una situazione altrimenti ostica. Sia l’Incanto che i due attacchi, inoltre, dispongono di una versione standard e di una Omega, che è più potente ma consuma Mana, una risorsa comunque facilmente recuperabile grazie ai numerosi doni che offrono differenti modalità di ripristino.
Sono davvero belle anche le nuove armi, che ancora una volta si differenziano in maniera netta tra loro, tanto che è pressoché impossibile che ogni giocatore non trovi fra esse quella che più si avvicina ai suoi gusti. Abbiamo una gigantesca ascia da guerra, un bastone che lancia incantesimi e persino una sorta di esoscheletro con tanto di lanciamissili. Se già la presenza delle armi nella loro forma classica è sufficiente a garantire una varietà soddisfacente, quando entrano in gioco gli aspetti è quasi come triplicare il numero degli strumenti di morte, visto che ciascuno di essi ne modifica la forma e anche le proprietà, talvolta stravolgendone in modo importante l’utilizzo.
Aiuti divini
Il modo in cui è strutturato Hades 2 non è poi così diverso se raffrontato a quanto già visto qualche anno fa, ma questa volta gli sviluppatori si sono superati e hanno aggiunto contenuti su contenuti. Basti pensare che i percorsi che si possono intraprendere sono due: da una parte abbiamo la discesa verso il Tartaro e dall’altro la risalita in superficie per arrivare al Monte Olimpo.
Si tratta di percorsi del tutto indipendenti, ciascuno con i suoi boss (ognuno spettacolare a modo suo, sia per estetica che per meccaniche) e i suoi biomi con caratteristiche uniche. Troviamo persino scenari che non si distinguono solo per estetica e alcune trappole, ma anche per dinamiche distintive come quella dei Campi del Pianto, in cui le arene sono più aperte e si possono sbloccare i power-up al loro interno nell’ordine che si preferisce.
A questo proposito, non possiamo poi non citare i doni divini, che tornano ad essere il cuore pulsante di ogni run.
Ancora una volta, divinità e figure mitologiche decideranno di supportarci con i loro potenziamenti, mettendoci spesso e volentieri di fronte alla possibilità di selezionarne uno fra tre. Sotto questo profilo, Hades 2 è un gigante, perché include un numero vastissimo di doni diversi, ognuno dei quali è evidentemente stato creato con certosina attenzione dagli sviluppatori. Il fatto stesso che ci si trovi anche per minuti a riflettere su quale miglioria apportare alla build è sintomo che, pur con le dovute eccezioni, non vi siano scelte nettamente superiori alle altre e si possano intraprendere percorsi di crescita diversi con risultati altrettanto validi. Il bello del roguelike firmato Supergiant Games è che la fortuna gioca sì un ruolo centrale delle partite, ma al contempo vengono forniti al giocatore tutti gli strumenti per avere un certo controllo sulla run che non è per nulla scontato e che non vediamo in molti altri esponenti del genere, dove un paio di eventi sfortunati bastano per mandare tutto all’aria.
La progressione
Ovviamente in Hades 2 troviamo un sistema di progressione permanente, che però si basa solo in parte sul predecessore. Possiamo infatti sbloccare ancora una volta i vantaggi dei Mementi, speciali oggetti validi solo per l’arco di un bioma da sbloccare donando del prezioso Nettare a figure mitologiche e divinità sia al Crocevia che durante le partite. Si tratta di strumenti che garantiscono un ulteriore controllo sull’andamento della run, visto che ce ne sono alcuni che consentono di decidere da quale divinità ricevere un dono o addirittura troncare la vita di un boss, rendendolo in aggiunta meno offensivo.
A fare le veci dello Specchio della Notte troviamo invece gli Arcani, che è un meccanismo tutto nuovo per attivare potenziamenti permanenti, spesso molto specifici e con un potenziale enorme ai fini della riuscita di una partita. Il sistema in questione è molto semplice, dal momento che abbiamo una collezione di carte che includono bonus unici e un numero che ne indica i requisiti di attivazione: dobbiamo quindi attivare tutte le carte che vogliamo senza però sforare il ‘budget’, che si può aumentare nel corso del tempo.
La progressione passa anche per i Sortilegi, che proprio come in Hades consistono in potenziamenti che vanno ad ampliare la base operativa oppure aggiungono elementi che si possono trovare durante le partite, come la fontana per recuperare salute o la teca dei Mementi tra un bioma e l’altro. C’è persino un orticello in cui piantare semi e poi recuperare i frutti dopo un determinato numero di incontri. Anche in questo caso gli sviluppatori si sono sbizzarriti, introducendo un numero di possibili migliorie che lascia a bocca aperta. L’unico aspetto che potrebbe far storcere il naso a qualcuno riguarda la quantità di risorse richiesta per sbloccarne alcuni, che talvolta richiede un bel po’ di fortuna e parecchie partite per poter essere messa da parte.
Una direzione artistica lodevole
Sul fronte tecnico, Hades 2 non segna uno stacco netto dal primo capitolo, ma ciò è assolutamente giustificato dalla presenza di scenari 2D a modelli tridimensionali dei personaggi, che in questo caso hanno guadagnato qualcosina in più in termini di dettagli, ma non su Nintendo Switch 2.
Abbiamo trascorso buona parte del nostro tempo sulla versione per la nuova console ibrida dell’azienda di Kyoto e dobbiamo ammettere che sia in modalità portatile che in modalità TV il gioco si comporta in maniera impeccabile, seppur con qualche limite dovuto alla conta dei pixel. Con la console collegata al televisore, il gioco gira in Full HD a 60 o 120fps (in base al pannello utilizzato), invece quando si passa al gioco in portabilità bisogna accontentarsi dei 60 fotogrammi al secondo, sempre a 1080p. Se in termini di fluidità non c’è un solo inciampo, soprattutto in modalità TV si notano i limiti della risoluzione, con i modelli dei personaggi che appaiono leggermente sgranati. La differenza la si nota immediatamente giocando anche su PC, dove grazie al pieno supporto al cross-save abbiamo fatto diverse partite. Qui è tutta un’altra storia e, giocando con le impostazioni grafiche al massimo e alle risoluzioni più alte, è possibile apprezzare al meglio l’ottimo lavoro svolto nella realizzazione dei modelli tridimensionali di Melinoe e di tutti gli altri personaggi.
Il vero punto di forza di Hades 2 è infatti la direzione artistica, che raggiunge vette altissime. Se già col primo Hades i ragazzi di Supergiant Games avevano dato prova delle loro abilità nel creare la loro versione di Ade, Zeus e tutti gli altri membri del pantheon greco, questa volta dobbiamo ammettere che si sono superati. Il character design è semplicemente pazzesco e gli sprite che appaiono durante i dialoghi non possono lasciare indifferenti i giocatori, che siamo sicuri resteranno ad ammirarli ogni volta che incontreranno un nuovo NPC con cui interagire. Doppiaggio e musiche non sono da meno, con un accompagnamento sonoro sempre azzeccato in base al setting in cui ci si sta muovendo.
La cura nei dettagli
Anche a livello di quality of life è stato fatto un lavoro eccezionale, con l’interfaccia utente che riesce sempre ad essere chiara ed esaustiva sia nello spiegare gli effetti dei vari power-up che, per esempio, nel comunicare al giocatore in modo impeccabile quante risorse sta per ottenere, quante ne sta per spendere e quante ne possiede. Troviamo poi un indicatore luminoso che segnala sempre la posizione di eventuali oggetti da raccogliere al termine dell’incontro ed una scia che segue Melinoe fino a quando non è possibile nuovamente utilizzare la schivata. Potrebbero sembrare dettagli scontati, ma in un gioco con così tante sfaccettature avere accorgimenti di questo tipo non fa che elevare la qualità dell’esperienza di gioco.
Segnaliamo infine la possibilità di personalizzare la difficoltà. Oltre a tutti i modificatori strettamente legati a quello che potremmo definire l’endgame e che alzano l’asticella in termini di sfida, torna l’opzione che rende il gioco più semplice, grazie alla quale chi è meno avvezzo ai roguelike (e non vuole impegnarsi in un gioco la cui difficoltà è comunque sopra la media) può godersi i dialoghi, le atmosfere e anche il gameplay in una versione meno impegnativa.