La serata di Cristian Chivu all’Unipol Domus si può riassumere in una immagine
La serata di Cristian Chivu all’Unipol Domus si può riassumere in questa immagine: il lancio della bottiglietta e l’esultanza rabbiosa al gol di Pio Esposito. La mano del tecnico è sempre più evidente, pur mantenendo lo stesso modulo del predecessore, il tecnico romeno chiede qualcosa di diverso ai suoi giocatori: dal recupero palla alto, all’aggressività, fino ai braccetti tenuti più bassi.
“L’esultanza plateale di Chivu ha fatto impazzire gli interisti. Fin qui non aveva ancora festeggiato una rete in questo modo, ovvero con fare sanguigno, passionale, pieno di pathos. Cristian aveva abituato tifosi e cronisti al tipo di allenatore che pesa le parole, riflette, si esprime con una calma zen, e invece gli ultimi due episodi l’hanno reso più “umano”. Prima la difesa a spada tratta di Lautaro ad Appiano, con quel “altrimenti andate a Milanello” che sa di capopopolo, e poi con l’esultanza per il giovane Pio, il figliol prodigo per cui ha lanciato a terra la bottiglietta e ha urlato a squarciagola una sorta di “andiamo” tenuto a lungo nascosto”, sottolinea la Gazzetta dello Sport.
“Il filo che lega la punta e l’allenatore è rossoblù. Il 15 febbraio 2023, sempre a Cagliari, Chivu diede a Esposito la fascia di capitano della Primavera per verificare “di che pasta fosse fatto”. Il 94 nerazzurro lo ripagò con una tripletta. Aveva 17 anni e un pugno di mesi. A distanza di un paio di primavere ha segnato il primo gol in Serie A nella stessa isola dove dimostrò all’attuale allenatore nerazzurro di essere un giovane adulto. Il primo squillo è una conseguenza di un concetto che in romeno si può spiegare così: “A avea incredere in cineva”. Avere fiducia in qualcuno. Cristian l’ha sempre dimostrato. Nell’esultanza c’è gran parte del loro percorso”.
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