di
Andrea Arzilli
Nei 60 gazebo in migliaia portano le istanze del proprio quartiere. L’attacco: «Disagi diffusi». La difesa: «La protesta è solo politica»
Diecimila firme per dire «No alle ciclabili». O meglio, a queste ciclabili, con riferimento alle piste della discordia di via Panama ai Parioli, di via Guido Reni al Flaminio e di viale Oceano Atlantico all’Eur, tanto per citare i casi più eclatanti, che da settimane sono teatro della protesta dei residenti. Nonostante la decisione del Campidoglio di aprire a delle modifiche — dove necessario e, soprattutto, possibile —, ai 60 tra banchetti e gazebo collocati ieri e oggi in tutti i Municipi della Capitale da FdI sono molti i cittadini che portano il loro dissenso, la maggior parte lascia anche la firma su una raccolta che ha un valore politico, perché pesa come una bocciatura per la svolta ciclabile imboccata dal Comune.
«Città dei disagi, da Gualtieri narrazione ottimistica»
«La grande partecipazione registrata in questa prima giornata di campagna è per noi motivo di grande soddisfazione: è la dimostrazione concreta che stiamo toccando con mano uno dei temi più sentiti nella vita reale dei romani», dice Marco Perissa, numero uno della Federazione romana FdI prima di lanciare la stoccata diretta al sindaco, una sorta di guanto di sfida che — di fatto, seppure ancora in assenza di un candidato di centrodestra — apre la contesa elettorale in vista delle comunali del 2027. «Contrariamente alla narrazione ottimistica che il sindaco propone sui suoi canali social, Roma vive quotidianamente disagi diffusi», attacca Perissa con allusione non solo alle ciclovie, che però, diventano paradigma: «Un esempio evidente sono proprio le corsie ciclabili, che non solo non hanno risolto alcun problema, ma continuano a generare forti criticità nella vita di tutti i giorni dei cittadini».
Diecimila cittadini «contro le ciclabili»
Il traino, stavolta come sempre, sono le lamentele anche se, secondo il Campidoglio, si tratta di «polemica solo politica e protesta strumentalizzata» da FdI, per altro con una «contraddizione di fondo visto che per molte ciclabili c’è la spinta del governo» di centrodestra. Fatto sta che molti cittadini portano ai gazebo le istanze del loro quartiere, della loro via, fanno riferimento alla «vivibilità che non c’è più» e mettono in dubbio la scelta del Comune di imboccare la soluzione del pedale, «impraticabile per una città estesa e piena di saliscendi come Roma». C’è chi si lamenta del «traffico impazzito anche a causa dei cantieri», dice Renato in via Cina, chi sottolinea «la difficoltà di trovare parcheggio visto che tanti posti auto sono scomparsi», la testimonianza al banchetto di piazza Bologna di Antonia, una residente del Flaminio (e oggi il gazebo aprirà a via Guido Reni, uno dei focolai della rivolta). E c’è anche chi, come il 62enne Claudio che si definisce «ciclista incallito», punta il dito su modalità e fattura delle ciclovie, secondo lui «inutili laddove c’erano già e pericolose in alcuni punti sia per le bici sia per le auto che transitano con grande fatica in strade ormai ridotte a cunicoli».
Il Campidoglio apre a modificare i progetti
Alla fine della prima giornata di raccolta, i dissensi firmati sono circa diecimila. Ed è la rappresentazione in numeri di un tema sensibile, di un argomento non più ignorabile che, del resto, ha costretto anche il Campidoglio se non a tornare sui suoi passi, quantomeno a tener conto di tanto malumore. Infatti venerdì l’assessore Patanè si è incontrato con i residenti di via Panama, ha ascoltato doglianze e proposte, dopodiché ha disposto per dieci modifiche al progetto originale. In settimana ci sarà anche il summit con i cittadini che abitano in via Guido Reni dove, dopo proteste e manifestazioni, sono stati recuperati 150 posti auto a valle dell’iniziale cancellazione di 276 stalli blu. Da un mese a questa parte insomma, prima con le proteste e poi con l’interessamento della politica, è partita la corsa che mette in palio il premio più ambito: il consenso.
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28 settembre 2025
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