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Gli anziani in Italia sono oltre 14,5 milioni pari a circa un quarto della popolazione del Paese e con il loro carico di cronicità incidono notevolmente sul Servizio sanitario nazionale e in generale sulla tenuta del Welfare. Ma un’ampia quota resta fuori dalle cure anche oggi, a distanza di 5 anni pieni dalla pandemia di Covid-19 che a questa fascia di popolazione ha presentato il conto più amaro in termini sia di vittime sia di esclusione dal Ssn.
Nell’ultimo biennio analizzato (2023-2024) dall’Istituto superiore di sanità i dati sulla rinuncia a visite ed esami sono in miglioramento ma sempre critici e soprattutto estremamente eterogenei per aree del Paese – con il Sud a tinte fosche – e “crudi”, nel rappresentare un picco di emarginazione proprio tra le persone over 65 più fragili per condizioni fisiche e sociali e in difficoltà economica. Per due terzi degli esclusi, la causa dell’allontanamento dall’assistenza sono le liste d’attesa, come certifica l’Iss con i nuovi dati sulla sorveglianza “Passi D’Argento”, pubblicati in vista della Giornata internazionale dell’Anziano del 1 ottobre.
Il portafoglio fa la differenza
I dati mostrano che, dopo i picchi registrati durante la pandemia da Covid-19, la quota di persone ultra65enni che dichiara di aver rinunciato a prestazioni sanitarie necessarie continua a ridursi: dal 23% del biennio 2022-2023 al 18% del biennio 2023-2024. Ma questo miglioramento complessivo – avvisano dall’Iss – non è distribuito in modo uniforme.
Le difficoltà economiche continuano a rappresentare un fattore critico: nel biennio 2023-2024 la rinuncia a visite mediche ed esami diagnostici è pari al 25% tra chi dichiara di arrivare a fine mese con qualche difficoltà e raggiunge il 40% tra chi ne dichiara molte, senza segnali di miglioramento rispetto al biennio precedente.
«Il quadro che emerge è quello di una popolazione che, pur mostrando un generale miglioramento rispetto agli anni della pandemia, continua a sperimentare barriere economiche, territoriali e sociali che ostacolano l’accesso equo ai servizi sanitari e sociosanitari – commenta il presidente dell’Iss Rocco Bellantone -. La rinuncia a sottoporsi a visite mediche o esami diagnostici necessari rappresenta un indicatore cruciale della capacità del sistema sanitario di garantire accesso equo e tempestivo alle cure. È un fenomeno che non solo influisce negativamente sugli esiti di salute individuali, ma può anche determinare, nel lungo periodo, un aggravio di costi per l’intero sistema».