A conclusione dei Mondiali in Ruanda, abbiamo intervistato Moreno Argentin, campione del mondo 1986, per analizzare il dominio di Tadej Pogacar, le difficoltà di Remco Evenepoel e il rendimento degli azzurri al Mondiale. Tra riflessioni sul presente e sguardi al futuro, Argentin ai microfoni di OA Sport ha fatto il punto su corridori come Giulio Pellizzari, Antonio Tiberi, Lorenzo Finn e il talento emergente Del Toro.

Pogacar, se mette nel mirino una gara, la vince. Ti aspettavi anche qui un dominio così netto?
“A cronometro si era visto un piccolo cedimento, ma su un percorso del genere era chiaro che fosse il grande favorito. La prova contro il tempo lo aveva stuzzicato nell’orgoglio, e lui ha risposto come solo un campione sa fare. Pogacar ha dimostrato ancora una volta di essere nettamente superiore ai rivali: ha attaccato da lontano, come è sua abitudine, rischiando teoricamente una crisi di fame, ma è tutto studiato nei minimi dettagli grazie a una squadra impeccabile che lo supporta”.

Pensi che Evenepoel avrebbe potuto giocarsela senza i due cambi di bici?
“Evenepoel deve imparare a mantenere la calma: le scenate che ha mostrato non servono a nulla. Se fosse stato più tranquillo e concentrato, magari in una corsa di un giorno avrebbe potuto contrastare Pogacar. Ma anche così sarebbe stato molto difficile”.

Italia sesta con Ciccone: l’obiettivo massimo era un bronzo. Con Pellizzari sarebbe cambiato qualcosa?
“No, non sarebbe cambiato nulla. Un corridore deve seguire un percorso di crescita: si può vincere anche per fortuna, ma la vera sfida arriva quando ci si deve riconfermare. Non potevamo aspettarci più di una top10. Ciccone ha commesso un errore alla Vuelta: o punti alla classifica o alle tappe, non puoi fare entrambe le cose, soprattutto in vista di un Mondiale così adatto a lui. I nostri corridori sono validi, ma su un percorso così duro la resa dei conti è uguale per tutti”.

Lorenzo Finn è più un corridore da Classiche o da Grandi Giri a tuo avviso?
“È ancora presto per dirlo. Può essere un corridore da Classiche perché ha già vinto con grande autorevolezza e determinazione, e questo è molto importante. È una bella speranza, ma bisogna vedere come maturerà nei prossimi anni”.

Che idea ti sei fatto su Giulio Pellizzari in ottica Grandi Giri?
“Giulio è una promessa, ma deve iniziare vincendo le piccole corse a tappe prima di pensare ai Grandi Giri. La crescita deve passare attraverso vittorie graduali”.

E su Antonio Tiberi?
“Tiberi è un’altra delle nostre promesse. Sta perdendo qualche opportunità, ma nel complesso ha ancora margini per crescere bene”.

Del Toro è il nuovo Pogacar in ottica futura?
“Per i numeri che ha fatto direi di sì. Ha ottime potenzialità, deve solo avere pazienza per conquistarsi il suo spazio. Sono convinto che in futuro ci regalerà grandi soddisfazioni”.

Fino a quanti anni pensi che Pogacar sarà competitivo e quando potrebbe accusare una flessione?
“È difficile dirlo. Un Pogacar a questo livello non può durare tanti anni. Quando inizierà a incrinarsi l’equilibrio psicofisico, allora arriverà la flessione. Sarà più una questione mentale che fisica: tutto dipenderà da quanta voglia avrà ancora”.

La durezza del Mondiale in Ruanda potrebbe lasciare scorie per Pogacar ed Evenepoel in vista dell’Europeo, o saranno comunque gli uomini da battere?
“Saranno ancora loro gli uomini da battere. Anzi, se Evenepoel ritroverà un buon equilibrio, potrà essere il grande favorito all’Europeo. Al Mondiale, dopo la vittoria a cronometro, non ha retto anche dal punto di vista mentale”.