Giuseppe Sala ce l’ha fatta: è realtà la vendita dello stadio di San Siro a una società “veicolo”, che sarà costituita da Inter e Milan, insieme alle aree circostanti, per 197 milioni di euro, meno 22 di compartecipazione del Comune. Ma la ferita in maggioranza rischia di essere tutta da scrivere. Il voto in consiglio comunale è arrivato verso le 4 di notte del 30 settembre, dopo un sub-emendamento “tagliola” firmato da Natascia Tosoni del Partito democratico che ha cancellato in blocco una serie di emendamenti ancora da discutere (anche di consiglieri di maggioranza).

I voti favorevoli sono stati 24 (tutti di maggioranza). I contrari 20: i consiglieri della di Lega, Fratelli d’Italia, e di Noi Moderati, oltre ad Alessandro De Chirico di Forza Italia e ai consiglieri di maggioranza Carlo Monguzzi, Enrico Fedrighini, Francesca Cucchiara, Tommaso Gorini, Alessandro Giungi, Angelo Turco e Rosario Pantaleo. Non hanno partecipato al voto Marco Fumagalli e Manfredi Palmeri.

La decisione di Forza Italia

Per la giunta di Sala e il centrosinistra la seduta era iniziata in tranquillità, con la notizia che Forza Italia (escluso Alessandro De Chirico) aveva deciso di non partecipare al voto anziché votare contro. Una sottigliezza tecnica che significava ridurre da 24 a 21 i contrari, consentendo ai 24 consiglieri favorevoli di prevalere in scioltezza. Nessuna sorpresa da quella notizia in poi, ma la seduta si è comunque prolungata con la discussione di vari emendamenti.

Pochi quelli approvati. Uno, il più rilevante, prevede che i club dovranno rivolgersi alla “white list” della prefettura per l’esecuzione dei lavori e la fornitura dei servizi, raccogliendo un chiaro invito arrivato da Nando Dalla Chiesa, presidente del Comitato per la legalità e l’antimafia del Comune. Un altro prevede di destinare 14 milioni di euro al verde. Un altro ancora chiede una particolare attenzione all’inclusività nel nuovo stadio che i club costruiranno al posto del Parco dei Capitani vicino a via Tesio.

Difficile affermare che, senza la “stampella” dei tre consiglieri di Forza Italia (Luca Bernardo, Gianluca Comazzi e Deborah Giovanati) che non hanno partecipato al voto, la delibera non sarebbe passata. Con i “se” è complicato ragionare. Palmeri e Fumagalli avrebbero aggiunto i loro “no”? Certamente c’era l’occasione per finire 24 pari (e rivotare e, in caso di ulteriore pareggio, bocciare automaticamente la delibera). Ma non è andata così, e se apertamente nessuno ammetterà che Forza Italia, tirandosi indietro, sia stata determinante, di sicuro ha reso più tranquilli gli animi della giunta (e del Pd).

Maggioranza spaccata

Ma il dato più importante è, si diceva, la spaccatura in maggioranza. Sia per la “tagliola” che a un certo punto ha cancellato gli emendamenti rimasti sul tavolo (con dubbi di legittimità dell’operazione espressi dal consigliere di centrodestra Manfredi Palmeri), sia per la delibera in sé, Carlo Monguzzi (Europa Verde) ed Enrico Fedrighini (gruppo misto), già spesso critici verso una giunta a loro dire non abbastanza “green”, hanno dichiarato che per loro, d’ora in poi, cambierà tutto. 

Lo stesso hanno detto Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini (Europa Verde), lamentando tra l’altro che la “tagliola” ha agito anche sugli emendamenti presentati da loro. Se questo gesto si tradurrà nell’uscita dalla maggioranza, per il centrosinistra significherebbe ridursi a 27 consiglieri (più il voto del sindaco) su 49 votanti in consiglio (sindaco compreso).

Marco Fumagalli invece starà in maggioranza, ma si dimetterà da capogruppo della Lista Sala. Lo ha dichiarato affermando che avrebbe voluto unirsi ai contrari alla delibera, ma ha scelto di non partecipare al voto per correttezza verso i membri della lista del sindaco. Ha però criticato fortemente il Pd, a cui ha voluto donare un plastico del Meazza in miniatura.

I prossimi passi: il debito e il rogito

Ora Inter e Milan (che avevano fissato al 30 settembre la scadenza della loro proposta d’acquisto, anche se pochi credevano davvero che la data fosse improcrastinabile) costituiranno una società “veicolo” che firmerà i rogiti col Comune, acquisendo stadio e aree e versando subito poco più di 70 milioni come anticipo. Prima però dovranno ripianare il debito verso il Comune di circa 20 milioni dovuti a lavori di manutenzione straordinaria non eseguiti sul Meazza negli ultimi anni.

Il progetto di Foster e l’avvio dei lavori

Dopo il rogito verrà presentato alla città il progetto del nuovo stadio, firmato dall’archistar Norman Foster (un’opera su tutte: il “Cetriolino” di Londra). Il 2026 sarà dedicato all’accordo di programma e ad altri passaggi burocratici e, nel 2027, inizieranno i lavori con lo spostamento del Tunnel Patroclo (interamente a carico del Comune, costo di oltre 80 milioni a scomputo di oneri di urbanizzazione) e l’edificazione dello stadio, che dovrà essere pronto nel 2031: l’anno dopo dovrebbe ospitare gli Europei. In seguito verrà demolito l’80% del Meazza e verranno avviati i lavori per il verde pubblico, di cui almeno 50mila “autentico”, che i club manuteranno per 30 anni, gli edifici commerciali e l’albergo. Tutto sarà ultimato tra il 2034 e il 2035.

L’impatto atteso e l’inquinamento

Secondo Milan e Inter, la nuova area di San Siro attirerà oltre 11 milioni di persone all’anno e un impatto complessivo di 3 miliardi, di cui 900 milioni sul quartiere. I posti di lavoro generati dovrebbero aggirarsi intorno ai 16mila “full time equivalenti” all’anno. 

Di contro, l’operazione genererà all’incirca 400mila tonnellate di CO2, riportando (secondo alcuni studi) la città al 2010 per quanto riguarda l’inquinamento. Considerando poi che i club si sono dati (con l’assenso del Comune) 50 anni di tempo per recuperare la neutralità carbonica dell’operazione, l’obiettivo di ridurre del 45% la CO2 entro il 2030, fissato nel Piano aria-clima del Comune, pare impossibile. 

Scavuzzo: “Tocca alle squadre fare una parte, finora troppo poco”

Soddisfatta, dopo il voto, la vice sindaca Anna Scavuzzo, che ha preso in mano la delibera nelle ultime settimane, portando anche alcuni dubbiosi nel Pd al voto finale favorevole. “C’è una soddisfazione rispetto alla prospettiva di poter trasformare l’area di San Siro, su cui c’era una preoccupazione, per un futuro incerto. Abbiamo provato a scrivere una pagina nuova e abbiamo solo iniziato. Abbiamo messo le basi”, ha dichiarato a margine del consiglio comunale dopo l’approvazione della delibera: “Adesso parte una pratica amministrativa non banale e tocca alle squadre fare una parte che fino a ora hanno fatto troppo poco”. 

Scavuzzo si è anche detta non preoccupata delle eventuali fratture in maggioranza, che comunque non saranno certamente rimarginate nel giro di qualche ora: “La dialettica funziona così, quando ci sono posizioni diverse si confrontano. Ho lasciato lo spazio per esprimersi e per assumere una decisione. La maggioranza di questa aula si è espressa”, ha dichiarato, riferendo che il sindaco Sala si era detto “contento”, per poi concludere: “Spero che la maggioranza non perda pezzi anche se il passaggio è stato di forte frizione e non sarà né il primo né l’ultimo”.

Il Parco dei Capitani

E c’è il “convitato di pietra”, il Parco dei Capitani. Il luogo dove sorgerà il nuovo stadio. Con uno dei pochi emendamenti approvati, si è stabilito che il Comune comparteciperà a un’eventuale bonifica fino a 5 milioni. In realtà è quasi certo che una bonifica dovrà essere fatta, perché sotto il parco potrebbero celarsi le fondamenta dell’ex Palazzo dello Sport. Il Comune, però, non sa esattamente cosa c’è sotto: gli ultimi rilievi in suo possesso risalirebbero al 2015 e furono effettuati solo per qualche metro in profondità.

Ma dietro l’angolo ci sono, sicuramente, ricorsi al Tar e alla corte dei conti. Evocati da tutti i consiglieri contrari alla delibera, da Monguzzi a Fedrighini a Palmeri, saranno forse il prossimo banco di prova della vendita di San Siro e della (probabilmente più risicata, sicuramente con una ferita aperta) maggioranza di Sala.