Una vera e propria odissea quella vissuta da una giovane studentessa universitaria del Tiranese. Domenica, a causa della caduta di massi ad Abbadia Lariana sulla SS36 e sulla linea ferroviaria, il suo viaggio da Tirano a Pavia si è trasformato in un incubo tra ritardi, convogli bloccati e bus sostitutivi assenti. Di seguito, il racconto integrale della giornata, tra caos, attese interminabili e disagi che hanno coinvolto centinaia di passeggeri.

“Scrivo per raccontare l’ennesimo disservizio dovuto a Trenord. Ieri, in data 28 settembre, sono partita da Tirano per recarmi a Pavia dove frequento l’università. Salgo sul treno delle 14.45 con la speranza che il viaggio proceda regolarmente. Fin da subito le mie aspettative vengono deluse, poiché la voce elettronica annuncia che la circolazione sarà interrotta tra Mandello del Lario e Lecco per via di una frana. Nessuna paura, il controllore garantisce la presenza di bus sostitutivi che risolveranno il problema.

Erroneamente, decido di dargli fiducia e rimango sul treno. Il Donizetti compie un tragitto lungo e snervante, ad ogni fermata si resta inchiodati in stazione per circa un’ora, a Bellano rimaniamo fermi addirittura per quasi due ore e mezzo. La fermata successiva è Varenna, dove, come al solito, sale sul treno una quantità di persone incredibile. Il convoglio si riempie immediatamente e l’aria si fa irrespirabile. Ormai però abbiamo quasi raggiunto il luogo dove i bus sostitutivi dovranno raccoglierci, manca solo una fermata e Mandello è sempre più vicina!

Eppure, contrariamente ad ogni annuncio fatto fino a quel momento, il treno si blocca qualche km prima del previsto, precisamente nella piccola stazione di Lierna dove veniamo fatti scendere dal mezzo. Ci dicono che i bus verranno a prenderci lì. E così circa 500 persone si trovano a vagare per le vie di Lierna, incuranti delle auto che fanno lo slalom tra valige e turisti. Siamo un gregge sperduto alla ricerca del luogo in cui aspettare i leggendari mezzi sostitutivi. Ci fermiamo in una piazzetta che alcuni sostengono essere il punto di fermata dei pullman, ma chi lo sa se è veramente il posto giusto? Già, perché non c’è nessuno che ci indichi la strada.

E come dei poveri illusi facciamo anche la lotta per accaparrarci i primi posti della fila e ottenere il privilegio di salire per primi su un bus che ancora non è arrivato. Siamo ignari del fatto che prima di vedere arrivare uno di questi mezzi della salvezza passeranno altre due ore abbondanti. Nel mentre si fa buio, non sappiamo cosa fare, non c’è nessuno che sappia darci delle informazioni, non si vede nemmeno il personale di Trenord che, quando c’è un problema, si vaporizza. La gente del posto si affaccia alle finestre ad osservare basita la varietà umana che ha preso d’assalto il borgo lacustre, ci fanno foto e video come se fossimo degli animali da circo.

E in effetti la situazione oscilla tra il ridicolo e il tragico. Ci sono famiglie con bambini, anziani, turisti, molti stranieri diretti all’aeroporto che non si vogliono rassegnare all’idea di aver perso il volo… C’è anche una ragazza che piange disperata mentre un gruppo di coraggiosi si incammina a piedi verso Mandello. Passano i minuti e nessuno si fa vivo. Vediamo sfilare in strada dei furgoni della protezione civile, alcuni tra di noi si buttano allora in mezzo alla carreggiata per chiedere aiuto ma nessuno si ferma.

La disumanità del loro gesto mi getta nello sconforto e mi delude molto. Sulle bocche di tutti c’è la parola “taxi” ma a Lierna non ce ne sono e nessuno dei tassisti lecchesi vuole venire a prenderci per via del traffico fortemente rallentato. Io e la mia amica valutiamo il da farsi: è impossibile tornare verso casa, non c’è modo di spostarsi nemmeno verso Milano. Che fare? Decidiamo allora di passare la notte a Lierna, e mi metto al telefono per contattare varie strutture ricettive della zona che assurdamente non hanno disponibilità. Con la notte che avanza, la disperazione si impadronisce di noi, qualcuno chiama le forze dell’ordine per chiedere consiglio.

Poi, verso le 20.00 vediamo arrivare un piccolo bus. Inizia la competizione per accaparrarsi il posto, riesco ad imbucarmi per puro miracolo. Il pullman sembra sul punto di esplodere, le porte faticano a chiudersi. Siamo tutti ammucchiati nelle posizioni più assurde, purtroppo non sono stata tra i fortunatissimi che ha trovato un posto a sedere. Ma non importa, sono tra i pochi eletti ad essere finalmente su un bus. Una donna accanto a me si sente poco bene, un ragazzo spagnolo cerca disperatamente la sorella che però non è riuscita a salire sul mezzo ed è rimasta a Lierna. Il viaggio in queste condizioni dura più o meno un’ora: fa caldo, siamo un po’ nauseati dalla strada a curve, non c’è acqua…

Sul bus però c’è fermento, indignazione e stanchezza: abbiamo fretta di raggiungere Lecco, da lì alle 21.06 partirà l’ultimo treno per Milano Porta Garibaldi, non possiamo sprecare questa occasione! Purtroppo perdiamo tempo a causa di un incidente e rimaniamo bloccati nel traffico, si ipotizza allora di fermarsi a Lecco per la notte. Miracolosamente però raggiungiamo la stazione appena in tempo e riempiamo subito il treno che ci condurrà nel capoluogo lombardo. Naturalmente, anche questo treno tarda.

Sono le 23.00 circa quando facciamo ingresso nella città simbolo delle prossime olimpiadi. A Pavia non c’è più modo di arrivare, mi accampo a Milano a casa di un’amica che mi ospita gentilmente per la notte. A conti fatti, sono stata tra le più fortunate, moltissimi a quell’ora erano ancora in attesa a Lierna dove poi è sopraggiunta la protezione civile con acqua e coperte.

La vicenda mi fa riflettere ancora una volta sulla capacità di Trenord di gestire i suoi passeggeri, nessuno si è voluto assumere la responsabilità dei 500 viaggiatori in preda alla disperazione che si accingevano a trascorrere la notte all’addiaccio. Non è colpa di Trenord se dei massi hanno invaso la ferrovia, ma qual è stata la capacità dell’azienda di reagire all’imprevisto? E se qualcosa di simile succedesse durante le tanto attese Olimpiadi 2026? Si solleva poi un enorme problema di sicurezza.

Non è accettabile che delle persone vengano abbandonate in strada senza alcuna indicazione. Non è eticamente corretto mettere dei viaggiatori in condizioni di pericolo, con il rischio di passare la notte nelle stazioni che, come tutti sappiamo, non sono luoghi sicuri. E’ un’assurdità far pagare 148 euro al mese di abbonamento per ricevere in cambio viaggi sempre più rocamboleschi su convogli che sembrano carri bestiame.

E ancora: perché i treni di questa linea sono sempre in ritardo? Le cause sono misteriose: a volte i rallentamenti sono dovuti alla pioggia (sì, pioggia, non diluvio universale), altre volte ci sono malfunzionamenti nei passaggi a livello, in altre occasioni le porte non si chiudono o ci sono problemi nell’aria condizionata. Che dire poi dei bagni sempre guasti e luridi e del conseguente olezzo che invade i convogli? Come mai i rimborsi sono inesistenti? E’ normale che quasi sempre i passeggeri perdano le coincidenze con altri treni? Le domande che mi pongo sono troppe. E chi si deve assumere la responsabilità di tutto questo? Ancora una volta sarà il caso ad essere additato come colpevole”.