Settembre 2025. La Ferrari attraversa una delle stagioni più complesse della sua storia recente: zero vittorie, una SF-25 che ha deluso ogni aspettativa, Lewis Hamilton che fatica a integrarsi e Charles Leclerc sempre più frustrato. In questo quadro già sufficientemente tetro, la stampa italiana ha deciso di rilanciare l’ennesima “bomba” di mercato: il manager del monegasco, Nicholas Todt, avrebbe parlato con McLaren, Mercedes e Aston Martin per sondare alternative per il 2027.

La notizia, lanciata di recente da RMC Motori attraverso Paolo Ciccarone ma neanche troppo timidamente anticipata diverse settimane prima da altre entità del giornalismo di casa nostra, è rimbalzata su tutti i portali italiani creando l’effetto desiderato: titoloni allarmistici, ipotesi di addii anticipati, scenari apocalittici per Maranello. Eppure, chiunque abbia anche solo una minima conoscenza delle dinamiche del paddock sa benissimo che questa non è una notizia. È semplicemente come funziona la Formula 1.

Nicolas Todt

I manager parlano. Sempre. Con tutti. In ogni fase della stagione. È il loro mestiere. Mantenere aperte le linee di comunicazione, valutare scenari alternativi, creare “paracaduti” per i propri assistiti. Nicholas Todt non sta facendo nulla di straordinario incontrando Andrea Stella a Monza o Toto Wolff a Capri (facciamogli magari i complimenti per la location scelta, questo si). Lo stesso Mark Webber fa lo stesso per Oscar Piastri, Raymond Vermeulen lo fa per Max Verstappen, e così via per ogni pilota di griglia. È la normalità, non lo scandalo.

Ciò che lascia perplessi non è quindi la sostanza della notizia – che di fatto non esiste – ma il tempismo e l’intento con cui viene confezionata. In un momento in cui Ferrari sta affrontando la peggiore stagione degli ultimi anni, quando il team ha disperatamente bisogno di unità e concentrazione, ecco spuntare titoli che parlano di “Leclerc stufo di aspettare” e “Ferrari a rischio abbandono”.

Qual è l’obiettivo? Semplice: generare click, alimentare il gossip, cavalcare la crisi. La strategia è collaudata e vincente dal punto di vista del traffico web, ma deleteria per l’ambiente che circonda la Scuderia. Creare ulteriore pressione su un pilota che dopo sette stagioni non ha ancora ricevuto una macchina vincente, dipingere scenari di fuga quando Leclerc ha un contratto fino al 2029, enfatizzare contatti che sono la prassi quotidiana nel circus: tutto questo non è giornalismo, è sensazionalismo.

Charles Leclerc (Scuderia Ferrari HP) esce dalla sua SF-25 durante una fase delle prove libere del GP di Spagna (2025)
Credits: Scuderia Ferrari HP via X
#SpanishGP

A onor del verol, c’è effettivamente da sottolineare la frustrazione di Leclerc e i limiti di una Ferrari che tradisce sistematicamente le attese. Il 2025 è il settimo anno del monegasco alla corte di Maranello ed è certamente opinione comune che il monegasco meriti di meglio di un mezzo che – noostante gli anni e un regolamento pressochè stabile non fa altro che mettere a dura prova la sua pazienza.

Ma c’è una differenza sostanziale tra analizzare con lucidità una situazione complessa e trasformare telefonate di routine in presunti tradimenti.

La realtà è questa: Leclerc ha firmato un prolungamento fino al 2029 con clausole d’uscita attivabili dal 2027 legate ai risultati Ferrari. Clausole che, va detto, sono la norma nei contratti dei top driver (anche Max ce l’ha nel suo, tanto per fare un esempio). Il suo manager fa il proprio lavoro mantenendo aperti i canali con i team di vertice. Nel frattempo, il pilota continua a dichiarare pubblicamente il suo amore per Ferrari e il suo desiderio di vincere in rosso.

Il 2026, con le nuove regole tecniche, rappresenterà uno spartiacque. Se Ferrari dovesse centrare il progetto, Leclerc avrà la macchina che aspetta da anni. Se invece dovesse sbagliare ancora, allora sì che le clausole contrattuali potrebbero entrare in gioco. Ma siamo ancora distanti mesi da quel momento decisivo.

Trasformare la normalità in scandalo, le telefonate in fuga imminente, la prudenza contrattuale in tradimento è una narrativa comoda ma dannosa. Ferrari non ha bisogno di ulteriore pressione mediatica. Ha bisogno di lavorare, di ricostruire, di preparare il 2026 con serietà. Leclerc non ha bisogno di essere dipinto come il traditore in pectore. Ha bisogno che qualcuno, finalmente, gli consegni una macchina all’altezza del suo talento.

Anzi, sarebbe il caso che si prendesse consapevolezza che forse è stato il solo Leclerc l’unico a mandare avanti la baracca in questi sette anni non rinunciando mai a dare tutto, commettendo a volte anche degli errori ma rimanendo sempre concentrato sul medesimo obiettivo, quello di risalire la china e provare a vincere. 

Il mercato piloti è sempre vivo, le conversazioni sono continue, gli scenari futuri vengono costantemente valutati. Questo è il backstage della Formula 1, non un reality show dove ogni sussurro diventa una rivelazione shock. Sarebbe ora che una parte della stampa italiana lo ricordasse, invece di alimentare polemiche costruite sul nulla per raccogliere click facili in un momento già sufficientemente difficile per la casa di Maranello.

Forse, invece di speculare su addii ipotetici, sarebbe più utile concentrarsi sulle vere domande: perché Ferrari continua a sbagliare le macchine? Cosa non funziona nella gestione tecnica? Come si può invertire la rotta prima del 2026? Queste sì che sarebbero notizie degne di approfondimento. Ma richiederebbero analisi, competenza, lavoro. Molto più semplice scrivere che “Leclerc se ne va”. Anche se non è vero (per ora).