KIGALI (Rwanda) – Juan Ayuso ha chiesto di andarsene. Il messaggio che deve passare è però che la decisione sia stata presa dalle tre parti coinvolte: la UAE Emirates, l’atleta e la Lidl-Trek. Sta di fatto che lo spagnolo ha chiesto di lasciare i numeri uno al mondo, subito accolto dalla squadra di Guercilena.

Le spie del suo disagio c’erano da tempo. Lo scorso anno i dissapori del Tour passarono in sordina con il suo ritiro. Anche se nelle dichiarazioni dopo il Galibier la squadra gettò acqua sul fuoco, ci risulta che quella sera a Valloire, Pogacar in persona avesse tuonato contro la condotta del compagno. Da allora i due si sono incrociati davvero raramente. Quest’anno il Giro e la Vuelta hanno confermato che il giovane spagnolo diventa insofferente ogni volta che gli viene affiancato un secondo leader. Al Giro, con Adam Yates e soprattutto Del Toro. Alla Vuelta con Almeida. E proprio durante la Vuelta, nonostante si fossero accordati per una comunicazione condivisa a fine corsa, è stata la UAE Emirates a comunicare la partenza di Ayuso.

Vuelta Espana 2025, Jotxean Matxin, Giovanni Lombardi, procuratore di Juan AyusoLombardi, qui con Matxin, è l’agente che ha trattato il passaggio di Ayuso dalla UAE Emirates alla Lidl-Trek

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Ayuso a Kigali

In questi giorni, lo spagnolo ha parlato e ha rivelato di essere rimasto in buoni rapporti con i compagni e con Matxin, meno con Gianetti. E probabilmente nella decisione di lasciarlo andare, il general manager svizzero ha avuto un ruolo decisivo, dopo che all’inizio dell’anno gli era stato prospettato un rinnovo fino al 2030.

«Queste decisioni non si prendono dall’oggi al domani – ha detto Ayuso in un’intervista a Domestique – credo che fosse una sensazione che si avvertiva gara dopo gara. La cosa importante per me era che internamente non ci fosse un buon coordinamento. Anche se capisco quanto sia difficile in una squadra dove si hanno così tanti impegni con così tanti bravi corridori. E’ andata male quando Gianetti si è reso conto che non c’era modo, per quanto lo desiderasse, di tenermi. Da quel momento in poi, il suo atteggiamento è cambiato».

Nel post che ha pubblicato su Instagram all’indomani dell’annuncio della squadra, lo spagnolo ha inteso ringraziarla e dichiarare la sua volontà di andare in cerca di altri obiettivi e di un ambiente più in linea con i suoi valori e il suo modo di essere. Un ambiente in cui possa crescere con fiducia e tranquillità.

Campionati del mondo Kigali 2025, Juan Ayuso, Tadej Pogacar, Mount KigaliKigali 2025, inizia l’attacco di Pogacar a Mount Kigali: Ayuso lo segue: sembra un regolamento di conti, ma la pagherà cara

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Lombardi e il Tour

Nel raduno di partenza del mondiale su strada, Matxin è una sorta di calamita per corridori e addetti ai lavori. Il tecnico spagnolo è quello che più ha spinto per avere Ayuso alla UAE Emirates, avendolo seguito sin da quando era un ragazzino. Ora che il passaggio alla Lidl-Trek è ufficiale, si affacciano alla mente degli spicchi di memoria e la sensazione che se fosse stato per lui, non si sarebbe mai arrivati a questo punto.

Nel secondo riposo del Tour, una scena ci aveva incuriosito. Eravamo in attesa di parlare con Gorka Prieto, nutrizionista del team, per un confronto fra Pogacar e Milan, quando ci accorgemmo che a un tavolo del giardino assieme a Matxin era seduto il general manager Gianetti. E mentre i due confabulavano a bassa voce, Giovanni Lombardi li aveva avvicinati. Aveva chiesto come andassero le cose, poi si era allontanato. Una battuta sarcastica fra gli altri due ci aveva sorpreso, quasi a sottolineare che si trattasse di un interessamento poco sentito. Pochi giorni dopo sapemmo che Ayuso si era affidato al manager pavese, che in questo ruolo ha preso il posto di suo padre.

Che cosa pensa Matxin della fuga del suo corridore? Anche Covi è andato via per trovare più occasioni per sé, ma che effetto fa vedere andar via il primo corridore giovane su cui la squadra ha puntato con convinzione? «Non è una questione di andare via – dice – e non è neanche questione se sia il primo oppure no. E’ una situazione individuale con lui e credo che l’accordo raggiunto sia stato voluto da tutte le parti».

Campionati del mondo Kigali 2025, Juan Ayuso, Giulio CicconeDopo il fuori giri per seguire Pogacar, Ayuso si è ritrovato con Ciccone, futuro compagno, chiudendo alle sue spalle

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Perchè secondo te è voluto andar via?

Il perché magari lo devi chiedere lui. Con Juan ho un rapporto buono, ho volato con lui dalla Spagna, non è cambiato niente. Ovviamente a livello sportivo, lui vuole qualcosa di più che noi, a suo parere, non possiamo dargli. Abbiamo parlato sempre molto chiaro. Quest’anno doveva fare il Giro da capitano. Una volta che non l’ha finito per le circostanze che sapete (la puntura sul volto di una vespa, ndr), ha chiesto subito se poteva fare la Vuelta.

Ma alla Vuelta doveva andare Pogacar…

Infatti gli ho detto di stare in stand by, perché ovviamente se Tadej avesse corso in Spagna, sarebbe stato leader unico. Non si tratta di non volere Juan con lui alla Vuelta, solo avremmo preferito che andasse alle altre corse per cercare di vincere. E’ stata una decisione di squadra.

Ayuso ha fatto sempre un po’ di fatica ad aiutare Pogacar nei Giri…

Alla fine lui è un campione, per cui forse non è una questione di fatica. Juan è sempre convinto delle sue prestazioni e delle sue condizioni e noi crediamo che quando ha il livello per vincere, lo portiamo da capitano. Proprio per questo, se serve lavorare per un altro leader, preferiamo portare un altro. Siamo onesti e anche realisti.

Il dado è tratto, ma intanto alla Vuelta Ayuso vince la settima tappa e Matxin corre ad abbracciarlo

Vuelta Espana 2025, 7a tappa Cerler, Juan AyusoIl dado è tratto, ma intanto alla Vuelta Ayuso vince la settima tappa e Matxin corre ad abbracciarlo

Quest’anno ci avevi detto che fosse pronto per vincere il Giro, che però è andato male. Credi che a 23 anni sia pronto per diventare leader di uno squadrone con tutto il peso sulle spalle?

E’ quello che vuole. La domanda in più per lui è se non gli andasse bene essere un co-leader come era con noi, perché di certo ha un’opinione anche su questo. Io ovviamente la rispetto, ma so anche che alla UAE decide la squadra, in questo caso tocca a me, come programma e come tattica. Lo abbiamo portato come leader al Giro d’Italia. Però, come sapete bene, avevamo anche due alternative per fare eventuali movimenti tattici. Uno era Adam Yates e l’altro era Del Toro. E’ ovvio che quando Isaac è davanti, si rispetta il leader. Anche questo l’ha deciso la squadra e lo trovo giusto.

Quale sarebbe stato secondo te lo sviluppo di Ayuso se fosse rimasto con voi?

Secondo me poteva fare come quest’anno. Cioè puntare il Giro o la Vuelta. Qualche anno farne uno, qualcun altro doppiarli come quest’anno, che non era d’accordo a farlo. Salvo che, non avendo finito il Giro, è stato lui a chiedere di fare la Vuelta. E noi abbiamo approntato un piano A e un piano B. Non è stato lui a volerlo né ad imporlo. Se Tadej avesse corso la Vuelta dopo il Tour, Ayuso sarebbe andato a fare San Sebastian, Polonia, Plouay, Canada e le cose di fine stagione, provando a vincerle. Una volta che Pogacar ha rinunciato, cambiare è stato naturale. Il Canada a Tadej al posto di Juan, mentre Ayuso alla Vuelta.

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Ti dispiace che cambi squadra?

Ovviamente sì. Mi dispiace a livello personale perché ho grande considerazione e mi dispiace a livello professionale, perché so che è un corridore eccezionale. Credo che se lui voleva fare questa scelta, era giusto ascoltarlo. Lo abbiamo fatto e alla fine la decisione l’abbiamo presa in tre. Noi, lui e la squadra che ha deciso di prenderlo. Non è che Juan abbia deciso di andare, questo sia chiaro: abbiamo deciso tutti insieme di fare così.