Seconda vittima del virus West Nile nel Lazio. Un uomo di 77 anni, soggetto fragile per diverse patologie, è morto all’ospedale Spallanzani di Roma dopo aver contratto la cosiddetta febbre del Nilo. Lo scorso 20 luglio all’ospedale Santa Maria Goretti di Fondi (Latina) era morta una donna di 82 anni residente a Nerola, in provincia di Roma. Il paziente di 77 anni, deceduto all’istituto nazionale per le malattie infettive, era residente a Isola del Liri (Frosinone) e aveva recentemente soggiornato a Baia Domizia (Caserta). L’uomo, trapiantato di cuore nel 2014 e in follow-up presso il San Camillo Forlanini, era affetto da insufficienza renale cronica. Era stato ricoverato il 26 luglio per febbre elevata (fino a 40°C) insorta dal 20 luglio e la diagnosi è stata poi confermata con positività del virus su plasma e urine il 28 luglio. Al momento del ricovero presentava lieve insufficienza respiratoria e stato di coscienza rallentato, motivo per cui sono state eseguite TC encefalo e torace. Un ECG è stato effettuato all’ingresso. Il paziente è deceduto oggi alle ore 6:20.
Secondo morto per West Nile nel Lazio
Un bollettino in costante aggiornamento, con la Regione Lazio che ha comunicato cje “16 nuovi casi di positività al virus West Nile sono stati confermati dalle analisi effettuate presso il Laboratorio di Virologia dell’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS, (4 casi con sindrome neurologica e 12 casi con febbre da West Nile Virus) con un decesso in data odierna con probabile esposizione nella provincia di Caserta. Un virus che ha raggiunto la provincia di Roma con due casi segnalati lo scorso venerdì a Nettuno e Anzio.
44 casi nel Lazio
Con questi ultimi accertamenti salgono a 44 le conferme diagnostiche di positività di infezione da West Nile Virus nel 2025, registrati in provincia di Latina (41 casi totali, inclusa la paziente deceduta la scorsa settimana presso l’ospedale di Fondi) e in provincia di Roma (2 casi) e 1 fuori Regione con probabile esposizione in provincia di Caserta. In provincia di Latina i Comuni di presunta esposizione sono Aprilia, Cisterna di Latina, Fondi, Latina, Pontinia, Priverno, Sezze, Sabaudia. In provincia di Roma i Comuni di presunta esposizione sono Anzio e Nettuno.
Il bollettino del 28 luglio 2025
Dei 44 casi di confermata positività al virus West Nile: 18 pazienti risultano attualmente ricoverati in reparti ordinari per altre patologie; 3 sono stati dimessi; 19 sono in cura presso il proprio domicilio; 2 pazienti si trovano ricoverati in terapia intensiva. Due i decessi
Attività di sorveglianza
È stata intanto intensificata l’attività di sorveglianza per monitorare l’estensione del contagio sui cavalli nelle Asl Roma 5, Frosinone, Roma 6 e Latina. Continua, poi, la formazione e la sensibilizzazione degli operatori sanitari con particolare riferimento ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta della Asl Rm6. “Si precisa – scrivono ancora dalla Regione Lazio – che la conferma diagnostica da parte del laboratorio di riferimento regionale avviene entro 48 ore dal ricevimento del campione”.
“Ci dobbiamo convivere”
Contagi nel territorio regionale di cui ha parlato anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca che, interpellato in merito alla diffusione ha dichiarato: “Nessun allarmismo, non è il Covid, ma ci dobbiamo convivere“. “Quello che dobbiamo sapere è come affrontare, come prevenire e come comportarsi, questa è l’informazione corretta da dare – ha aggiunto il governatore – così come facciamo per tantissime altre cose, per evitare di farci del male o di ammalarci”.
Cos’è il virus West Nile
Il West Nile è una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex pipiens, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e a volte trasmettono il virus anche a ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La zanzara che trasmette il virus West Nile non è la zanzara tigre, bensì la nostra zanzara comune notturna, che punge dal tramonto all’alba. Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e ancor più raramente sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano.
I sintomi
La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (una persona su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.