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I portuali di Livorno insieme ad altre centinaia di persone hanno organizzato un presidio all’ingresso della darsena per impedire l’attracco di una nave portacontainer della compagnia di bandiera israeliana Zim: «Nessuna operazione di sbarco, imbarco e stoccaggio verrà effettuata», hanno detto i portuali, che sono sostenuti dal sindacato di base Usb e dalla Filt Cgil. I portuali hanno anche annunciato uno sciopero se alla portacontainer verrà dato il permesso di entrare in banchina, sciopero mirato che interesserà in generale le navi riconducibili all’economia di Israele: un’altra nave della compagnia israeliana Zim è attesa al porto di Livorno per giovedì.

Il compito di accordare l’attracco in porto spetta all’autorità portuale, ma la nave non ci fa molto in porto se i portuali si rifiutano di lavorarci sopra e scaricare o caricare le merci. Il permesso finora non è stato dato proprio per via delle proteste. Negli ultimi due anni nei porti italiani ci sono già state azioni di disobbedienza civile per impedire il traffico di armi verso Israele, anche a Livorno: questa però è la prima volta che viene bloccata una nave che trasporta materiale non usato per scopi militari.

In alcuni porti italiani come Ravenna o Genova erano già state bloccate navi della Zim che secondo i manifestanti scaricavano o caricavano armi. A Taranto invece era stata fermata una nave da rifornimento per l’esercito israeliano di un altro armatore e sempre a Livorno, una settimana fa, era stata bloccata la Slnc Severn, un cargo americano con materiale di allestimento militare e caterpillar nelle stive da consegnare alla base militare statunitense di Camp Darby, vicino a Pisa.

La Zim Virginia, invece, trasporta merci non di tipo militare: è lunga quasi 300 metri e larga 30, e dopo aver toccato Israele, Egitto e Grecia avrebbe dovuto attraccare la notte di lunedì 29 settembre nel porto di Livorno per essere scaricata e ricaricata. Invece è rimasta per tutto il giorno e per tutta la notte in rada.

«Al fine di far aumentare la pressione sul governo israeliano e su tutti quei governi complici del genocidio del popolo palestinese tra i lavoratori portuali livornesi è emersa l’esigenza di astenersi da tutte le operazioni», ha fatto sapere la Filt Cgil, che fin dalla mattina del 29 settembre aveva allestito il presidio insieme ad altre realtà locali.

L’Usb dice che è «impensabile» lavorare su una nave israeliana «in questo momento drammatico», e ha aggiunto che la loro «non è solo una questione di coscienza ma anche un messaggio politico che vogliamo mandare». I sindacati hanno fatto sapere che il presidio non sarà smobilitato almeno fino quando la Zim Virginia non avrà ripreso il largo e che lo sciopero proseguirà anche se dovessero essere impiegati lavoratori a chiamata per scaricare la nave. Oggi, 30 settembre, i sindacati incontreranno il prefetto Giancarlo Dionisi.

Da quando l’esercito israeliano ha iniziato a bombardare in modo indiscriminato la Striscia di Gaza, le pratiche della disobbedienza civile e degli scioperi dei portuali si sono intensificate. Riuniti in collettivi e sindacati di base, hanno organizzato manifestazioni e picchetti per fare pressione sulle autorità portuali e sugli enti locali. Le azioni erano iniziate al porto di Genova e si sono poi estese.

Sabato 27 settembre a Genova, per coordinare le proteste, il sindacato Usb ha organizzato un confronto con i rappresentanti dei lavoratori di vari paesi e regioni europee: Francia, Grecia, Paesi Baschi, Cipro, Slovenia, Germania, tra gli altri. Era presente anche il rappresentante di un sindacato palestinese. Al termine dell’incontro è stato condiviso un documento in cui si rivendica che i lavoratori portuali «non lavorano per la guerra», e in cui si dichiarano alcuni obiettivi comuni a favore della popolazione palestinese e contro l’occupazione israeliana della Striscia di Gaza.

– Leggi anche: La disobbedienza civile dei portuali contro il traffico di armi verso Israele