Classe 1954, la cantante britannica Annie Lennox si è di recente sentita dire dai medici di essere un soggetto con ADHD, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. Lo ha raccontato la stessa artista, fondatrice degli Eurythmics, nel corso del programma Woman’s Hour della BBC, dove ha raccontato della diagnosi ricevuta e di quello che comporta, nel suo caso specifico, convivere con questo tipo di disturbo.

Annie Lennox parla della sua esperienza con l’ADHD

Voce della hit immortale Sweet Dreams (Are Made of This), Annie Lennox ha raccontato durante la trasmissione della BBC: «Sono come una gazza ladra, osservo tutto, sono estremamente sensibile. E ho scoperto di essere in effetti un po’ neurodivergente». Quindi Annie Lennox ha aggiunto: «Mi è stato spiegato molto su come funziona la mia mente e su come funziona la mente delle altre persone con ADHD. Non è una cosa facile con cui convivere, ma è anche un superpotere. Credo che porti con sé una certa brillantezza, non sto dicendo di essere brillante, ma lo accetto! Per gran parte della mia vita ho aspirato all’essere brillante attraverso la musica, attraverso il linguaggio, i testi, la performance, attraverso tutto questo».

Cosa comporta il disturbo ADHD di cui soffre Annie Lennox e perché spesso le diagnosi sono tardive

Come ci ha spiegato la dottoressa Beatrice Casoni specialista in psichiatria e direttore sanitario dell’Healthy Brain Institute di Bologna, «l’ADHD (attention-deficit/hyperactivity disorder) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato, come il nome indica, da un deficit di attenzione e da iperattività. Tipicamente viene diagnosticato in età infantile, di solito intorno ai 6 anni, quando il bambino inizia a manifestare difficoltà di concentrazione e tendenza a mostrarsi iperattivo in concomitanza con l’inizio della scuola. Ma la verità è che sempre più frequentemente l’ADHD viene a palesarsi anche in età adulta, da cui le diagnosi tardive. Questo accade perché esistono manifestazioni del disturbo più sfumate, che in passato non venivano riconosciute e studiate. Di fatto fino a pochi anni fa l’ADHD era un disturbo quasi sconosciuto, senza contare che alcune persone riescono a gestire piuttosto bene da sole i sintomi (che vanno dalla difficoltà a mantenere l’attenzione con frequente tendenza a distrarsi all’impulsività, dall’insonnia all’iperattività). Ed ecco spiegata la mancata individuazione e diagnosi della condizione in età giovanile».

Come viene effettuata la diagnosi di ADHD

Come spiegato in un precedente articolo di Vanity Fair, attualmente non esiste un test medico ufficiale che indichi con certezza se si è affetti da ADHD. La diagnosi deve essere effettuata da psicologi o da neuropsichiatri che utilizzano i criteri indicati dal DSM-IV (il manuale diagnostico internazionale di psichiatria più importante e diffuso sui disturbi mentali). Per diagnosticare l’ADHD i medici fanno colloqui dettagliati riguardanti la storia clinica del paziente e il suo comportamento, esami neurologici volti a valutare lo stato mentale e motorio del paziente, e una valutazione delle abilità cognitive.