Se non sapete se prendere un gatto o meno (o se lo avete o volete capire meglio il vostro rapporto con lui) le Confessioni di un Gattaro, il nuovo libro di Matteo Bordone pubblicato per Rizzoli, è quello giusto: è tutto tranne che una guida, ma è l’osservazione da parte di un umano innamorato dell’«entità gatto» e della relazione che instauriamo lui. Un’osservazione nuda e cruda, dalle paranoie del gatto alle nevrosi del gattaro, un racconto divertente (non da sorriso, ma proprio da risata) di come vive il felino che abbiamo in casa, di come vive con noi, e di come noi ci adattiamo a vivere con lui.
A cosa serve un gatto? Cosa serve a noi per amare un gatto e scegliere di prenderne uno (o più)? Tra tenerezze, coccole, frustrazioni, cibo, vomito, Matteo guarda e racconta con un atteggiamento di divertito rispetto l’esperienza gatto. Di come ci insegni a guardare la vita da un’altra prospettiva, e di come lo si ami nella sua modalità di essere, nelle sue differenze, nelle sue pose, nei suoi silenzi, sonni, in quello spazio di comunicazione e non comunicazione che lascia aperto il mistero e diventa quasi spirituale. Ecco cosa ci ha raccontato.
La prima cosa che ho notato del tuo libro è la dedica: «Alla mia colonia»: parli dei tuoi due gatti, o la colonia siete voi, fatta quindi di gatti e di un uomo?
«Sì è la seconda. È un modo per tirare in mezzo anche i gatti in una colonia umana, ovvero vivere in una famiglia allargata che è fatta di bipedi e quadrupedi».
Nel libro dici che ti sei ritrovato gattaro prima che te ne potessi rendere conto. Ci sono, però, dei segnali inequivocabili che si è gattari ancora prima di diventarlo?
«Secondo me la cosa che ti rende gattaro è la relazione fisica, quindi se quando incontri dei gatti stare insieme ti gratifica, allora è possibile che alla prima occasione giusta tu lo diventi: a parte chi per qualche ragione li detesta, tutti gli altri sono passibili di “gattità”. Il gatto sa sempre conquistarsi la sua strada, anche dove sembra più difficile».
