Jane Goodall ci ha lasciati a 91 anni e il mondo sembra improvvisamente un po’ più silenzioso senza la sua voce pacata e il suo sorriso luminoso.
Per molti era “la signora degli scimpanzé”, ma in realtà Jane è stata molto di più, è stata una pioniera, una donna che ha osato sognare fuori dagli schemi e che, senza clamori, ha conquistato la scena internazionale diventando una vera e propria icona. Sì perché con il suo inestimabile contributo scientifico, oltre che umano, Jane ha contribuito a cambiare per sempre la primatologia, portando il mondo intero a guardare alla Natura con occhi nuovi. E ieri sera, mentre infaticabile come sempre si trovava in California per un ciclo di conferenze, Jane ci ha lasciati. Almeno fisicamente, perché il suo spirito e la sua eredità intellettuale rimarranno senza dubbio intatti nel tempo.
Addio a Jane Goodall, la donna che insegnò al mondo a guardare gli animali con occhi nuovi
“Ogni singola azione ha importanza”: la storia di Jane Goodall potrebbe essere riassunta interamente in questa frase senza tempo che lei amava spesso ripetere. Un’eredità umana che passerà alle generazioni dopo di lei e al futuro dell’etologia. E d’altronde sono state molte le frasi della celebre etologa scomparsa ieri all’età di 91 anni in California che rimarranno scolpite nella memoria collettiva.
La sua vita potrebbe tranquillamente sembrare la sceneggiatura di un film: nata a Londra il 3 aprile 1934, Valerie Jane Morris-Goodall (questo il suo nome completo) si innamorò quasi subito del mondo naturale e, soprattutto, degli animali. Spesso amava raccontare di quando, a soli 5 anni, rimase diverse ore a fissare una gallina nell’aia per capire come funzionasse la questione del deporre le uova.
Ma ad affascinarla per primi, ovviamente, non furono gli scimpanzé, bensì i cani di famiglia: “Sono stati i miei primi maestri” amava spesso ricordare Jane, portando alla luce quell’animo puro che la contraddistingueva, e riconoscendo nei fedeli amici dell’uomo comportamenti precisi, caratteri e una personalità che poteva essere accostata a quella degli individui. Trattare gli animali come individui e non come semplici animali: questo il suo messaggio rivoluzionario, pieno di coraggio ed empatia verso il mondo naturale.
Ma Jane era pur sempre una giovane donna senza laurea in biologia che sognava l’Africa mentre divorava libri come Tarzan e il Dottor Dolittle e mentre le sue coetanee al massimo sognavano un matrimonio “bene”, lei si apprestava da lì a pochi anni a riscrivere le regole della primatologia. E tutto questo senza mai perdere dolcezza, umanità e un’aria da eterna sognatrice.
La sua morte è stata accolta da messaggi di cordoglio unanimi, tra cui quello del Segretario delle Nazioni Unite António Guterres che ha dichiarato: “Sono profondamente rattristato nell’apprendere della morte di Jane Goodall, nostra cara Messaggera di Pace. Lascia un’eredità straordinaria per l’umanità e per il nostro pianeta”.
La storia di Jane Goodall, l’amore per gli scimpanzé e il suo impegno per la tutela dell’ecosistema
“Quando sei da sola nella natura, puoi diventare parte di essa e la tua umanità non ti ostacola. È quasi come un’esperienza extracorporea, quando improvvisamente senti suoni diversi e odori diversi e ti rendi conto di essere parte di questo incredibile mosaico di vita” disse nel 2021 Jane Goodall in un’intervista rilasciata all’Associated Press. Ed è proprio questo che la rendeva straordinaria: la sua umanità, la sua consapevolezza che nonostante le gravi minacce ambientali, qualcosa poteva – e doveva – ancora essere cambiato.
La storia di Jane Goodall inizia in Tanzania, dove arrivò negli anni Sessanta, portando con sé il coraggio e l’immagine di una donna semplice, che non aveva una laurea, ma sapeva guardare oltre le apparenze, dritto negli occhi di quegli animali che amava tanto. E fu proprio in Tanzania che conobbe i celebri scimpanzé, quelli che negli anni a venire non sarebbero stati più “oggetti di studio” ma amici, dando loro nomi, raccontandone le storie, facendo emergere un’umanità che commuoveva.
Il destino la legò anche a un grande amore, ovvero il fotografo Hugo van Lawick, che la immortalò in immagini entrate nella storia: il loro matrimonio nel 1964 fu un incontro di anime affini, e le foto che lui realizzò trasformarono la loro avventura in un racconto unico ed emozionante tra savana africana e scoperte rivoluzionarie. Il National Geographic dedicò al lavoro di Jane e Hugo ampi reportage mentre la CBS trasmise il documentario Miss Goodall and the Wild Chimpanzees proprio l’anno successivo, nel 1965.
Col passare degli anni, Jane capì che non poteva limitarsi a raccontare ciò che vedeva: bisognava proteggere quegli animali e le loro foreste. Così nel 1977 fondò il Jane Goodall Institute e nel 1991 Roots & Shoots, un programma che dava voce a milioni di giovani nel mondo. Ma mentre molti l’avrebbero immaginata “seriosa”, Jane non smise mai di sorprendere con la sua leggerezza: viaggiava fino a 300 giorni l’anno, riempiendo auditorium e teatri, e spesso concludeva le sue conferenze con un gesto indimenticabile, imitando il richiamo degli scimpanzé.
La sua morte chiude una storia straordinaria, ma non cancella il mito perché Jane Goodall resta l’eroina gentile che ci ha insegnato a guardare il mondo con occhi nuovi, l’icona che ha trasformato un sogno infantile in un movimento globale e la donna che, senza mai rinunciare alla sua femminilità, ci ha mostrato che la vera rivoluzione è credere in qualcosa e portarlo avanti con passione.
Con i suoi 32 libri scritti, Jane ha conquistato a pieno titolo oltre 40 lauree honoris causa e onorificenze come la Medaglia della Libertà negli Stati Uniti e il titolo di Dama dell’Impero Britannico.
“Realizzate che potete fare la differenza ogni giorno. Ognuno ha un ruolo da svolgere”, questa è l’enorme eredità umana, prima ancora che scientifica, che ci lascia Jane Goodall.
Jane Goodall, le frasi più celebri che ci ha lasciato
Sono molte le frasi celebri che ha pronunciato Jane Goodall nel corso della sua vita e della sua carriera rimaste nell’immaginario collettivo.
“Certamente non siamo gli unici animali che vivono l’esperienza del dolore e della sofferenza. In altre parole, non c’è una linea netta tra l’animale uomo e il resto del regno animale. È una linea indistinta e lo sarà sempre”.
“È come se guardassi negli occhi di un essere molto vicino. Vedo una personalità, una mente. Sento che mi immergo negli occhi di qualcuno che ha molto da insegnarmi” e ancora “Sono stato trascinata, calpestata, mi hanno lanciato delle pietre che potevano uccidermi. Ma mi hanno anche amato molto. In realtà, credo che, anche se il loro comportamento è a volte brutale, non siano capaci come noi di atti di crudeltà deliberata” – tratte dall’intervista Che cosa vede in fondo agli occhi di uno scimpanzé, Jacinto Anton, Repubblica.it, dicembre 2015.
“Mi avvicinavo sempre di più agli animali, alla natura, e di conseguenza a me stessa. Ero in sintonia con quella grande forza spirituale che mi circondava” – tratto da Jane, documentario di Brett Morgan, 2017.
“Spero che l’Earth Day ricordi a tutti che siamo parte del mondo naturale che ci fornisce acqua, cibo e aria pulita. Trovo sconvolgente che la creatura più intelligente su questo pianeta stia distruggendo la sua unica casa. Credo ci sia una sconnessione tra l’intelligenza della mente e l’amore e la compassione del cuore. Solo quando testa e cuore lavorano in armonia, raggiungiamo il vero potenziale umano”.
“Ci sono persone che non hanno il minimo rispetto già per gli altri esseri umani, figuriamoci per gli animali. C’è molto su cui dobbiamo lavorare, c’è ancora troppo razzismo, pregiudizio in giro, il divario tra chi ha e chi non ha, la corruzione dilagante” – tratto da Jane Goodall e la necessità di non perdere la speranza, intervista di Mattia Giusto Zanon, Harper’s Bazaar, dicembre 2022.
“Io non penso agli scimpanzé come a un’estensione della mia famiglia. Provo per loro considerazione e profondo rispetto, il loro comportamento continua ad affascinarmi e posso trascorrere ore e giorni in loro compagnia, e spesso mi si domanda se li preferisco agli esseri umani. La risposta è molto semplice: preferisco alcuni scimpanzé ad alcuni esseri umani, e alcuni esseri umani ad alcuni scimpanzé!”.