Madonna è tornata a parlare della grave infezione che l’ha costretta al ricovero nel giugno 2023. In un’intervista al podcast di Jay Shetty, la popstar ha ricordato quei giorni drammatici: «Un minuto ero viva, ballavo, e l’attimo dopo mi sono ritrovata in terapia intensiva, incosciente per quattro giorni… quando sono uscita dall’ospedale avevo qualcosa chiamata sepsi, e può ucciderti». Un racconto che ha riportato sotto i riflettori una condizione medica spesso sottovalutata, ma che rappresenta una delle emergenze più temute negli ospedali.
Che cos’è la sepsi
Secondo quanto riportato da ISSalute, portale realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, la sepsi è una complicanza grave e potenzialmente mortale di un’infezione. Non coincide con la semplice presenza di batteri nel sangue (quella è la setticemia), ma con una reazione infiammatoria generalizzata che può portare al danneggiamento degli organi. In pratica, l’organismo reagisce in modo sproporzionato all’aggressione di un patogeno e la risposta immunitaria, invece di proteggere, innesca un processo che diventa distruttivo per i tessuti.
Il centro medico Santagostino di Milano sottolinea che la sepsi non è legata soltanto a infezioni rare o ospedaliere: può insorgere a partire da quadri comuni, come una polmonite, un’infezione urinaria o una ferita cutanea. Il passaggio critico è quando l’infezione locale non resta confinata ma scatena una cascata infiammatoria in tutto il corpo.
I sintomi e la diagnosi
Il quadro clinico della sepsi non sempre è immediatamente riconoscibile. L’ISSalute elenca febbre molto alta o, in alcuni casi, temperature insolitamente basse, brividi, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, sensazione di malessere generalizzato. Nei casi più avanzati possono comparire confusione mentale, sonnolenza, pressione arteriosa pericolosamente bassa e riduzione della diuresi, segnali che indicano il coinvolgimento di organi vitali come cervello, cuore e reni.
La diagnosi si basa sulla valutazione clinica e su esami di laboratorio: emocolture per individuare eventuali microrganismi nel sangue, analisi che monitorano la funzionalità degli organi, e indagini strumentali per localizzare l’infezione primaria. Proprio perché i sintomi iniziali possono sembrare aspecifici, la prontezza nel riconoscerli è determinante.
Quanto è pericolosa la sepsi
La sepsi non ha sempre lo stesso decorso. Nei casi lievi può essere controllata rapidamente, ma nelle forme gravi la prognosi peggiora in modo significativo. Secondo l’ISSalute, la mortalità arriva a colpire circa il 40% dei pazienti con sepsi severa e può salire fino al 60% nei casi di shock settico, quando la pressione arteriosa crolla e il corpo non riesce più a mantenere la perfusione degli organi.
Il fattore tempo è decisivo: ogni ora di ritardo nell’avvio del trattamento riduce sensibilmente le probabilità di sopravvivenza. È uno dei motivi per cui la sepsi è considerata una delle principali emergenze mediche in ambito ospedaliero.
Madonna (EPA/FELIPE TRUEBA)
Le cure disponibili
Il trattamento della sepsi si articola su più fronti. Come indicato sia da ISSalute sia dal Santagostino, la prima misura è la somministrazione tempestiva di antibiotici ad ampio spettro, da adattare poi al patogeno identificato. A questo si aggiungono fluidi endovenosi per contrastare l’ipotensione, farmaci vasopressori per stabilizzare la circolazione e, se necessario, ossigeno o ventilazione meccanica per sostenere la funzione polmonare. Nei casi in cui i reni risultano compromessi, può essere indispensabile la dialisi.
Parallelamente, il paziente viene monitorato costantemente con esami ematochimici e valutazioni cliniche, per misurare l’andamento della risposta all’infezione e intervenire su eventuali complicanze. La fase di recupero, inoltre, può essere lunga: esiste una “sindrome post-sepsi”, caratterizzata da stanchezza persistente, dolori articolari e debolezza muscolare, che testimonia quanto l’organismo sia stato messo alla prova.
Il racconto di Madonna e e perché è importante parlarne
Il racconto di Madonna ha riportato l’attenzione su una condizione che non appartiene solo al linguaggio tecnico dei medici. La sepsi è un rischio concreto in molte situazioni cliniche comuni e può colpire anche persone giovani e apparentemente in salute. Le fonti istituzionali ricordano che prevenzione e consapevolezza restano strumenti essenziali: curare tempestivamente le infezioni, seguire le indicazioni vaccinali e mantenere elevati standard di igiene riduce il rischio che un’infezione banale diventi una minaccia per la vita.