Una “boccata d’ossigeno” per provare a fermare l’emorragia di personale dal Servizio Sanitario Nazionale. È il piano triennale di assunzioni, in fase di definizione nella manovra, che punta ad aprire le porte di ospedali e ambulatori a quasi 30mila nuovi operatori, con una priorità assoluta: “gli infermieri, con una carenza stimata di almeno 70mila unità.
Quando arriveranno i finanziamenti
Il progetto, messo a punto dai tecnici del ministero della Salute, riprende la linea di quello avviato un anno fa, ma naufragato per lo stop della Ragioneria Generale dello Stato. Stavolta, l’obiettivo politico condiviso è difendere la quota della spesa sanitaria al 6,4% del Pil, per neutralizzare le critiche delle opposizioni sui presunti tagli. Per mantenere questa soglia, si stima che serviranno dai 2 ai 2,5 miliardi di euro di fondi aggiuntivi entro il 2026.
Il finanziamento e le assunzioni seguiranno un ritmo crescente, come un’iniezione di ossigeno a rilascio graduale:
- nel 2026 saranno 420 milioni di euro, per una crescita dell’1,5% del personale;
- nel 2027 saranno 845 milioni di euro, per un +3% del personale;
- infine dal 2028: 1,6 miliardi l’anno a regime, per un incremento totale del 6%.
La grande novità è la scelta chiara delle priorità. Su un totale di 27.700 assunzioni, solo 2.000 riguarderanno i medici. Le altre 25.700 saranno destinate al personale sanitario non medico, per colmare le carenze più critiche, a partire proprio dalla figura dell‘infermiere.
Più flessibilità per gli infermieri
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, punta non solo ad assumere, ma anche a trattenere il personale. Oltre al piano assunzioni, sono allo studio incentivi economici. Se la defiscalizzazione dell’indennità di specificità (prevista per medici e infermieri) appare difficile per i dubbi del Mef, è invece sul tavolo un aumento diretto di queste indennità.
Per gli infermieri, un’altra novità importante potrebbe essere l’addio al vincolo di esclusività. Questo permetterebbe di svolgere attività in libera professione e intramoenia (all’interno degli stessi ospedali pubblici) senza la preventiva autorizzazione dell’Asl, allineando le loro possibilità a quelle già riconosciute ai medici.
Più fondi per screening e salute mentale
Un altro pilastro della manovra sanità è il potenziamento della prevenzione. L’obiettivo è aumentare la quota dei fondi dedicati, portandola dal 5% al 6% del Fondo Sanitario Nazionale. Tra gli interventi in cantiere:
- l’estensione degli screening oncologici a una platea di età più ampia;
- la salute mentale, con un finanziamento di 80 milioni di euro;
- il rifinanziamento del Piano Sanitario Nazionale con 300 milioni.
Due grandi incognite potrebbero assorbire una fetta consistente dei fondi aggiuntivi. Una è la questione tariffaria, a seguito delle recenti sentenze del Tar che hanno bocciato le nuove tariffe per i rimborsi al privato convenzionato, giudicate troppo basse e che potrebbe servire un intervento correttivo di almeno 200 milioni. L’altra è l’assistenza domiciliare, con il finanziamento garantito dal Pnrr che scade nel 2025. Per non interrompere il servizio, serviranno altri 600-700 milioni l’anno.
La partita del rilancio della sanità, insomma, si gioca su un equilibrio delicato: tra la necessità di investire sul futuro con assunzioni e prevenzione, e l’obbligo di coprire i buchi che rischiano di affondare il già fragile sistema nel presente.