E se “occhi spaccanti” diventasse un brand per un marchio d’occhiali? Dev’essere stata questa l’idea che è balenata nella testa di Gabriele Picco, scrittore bresciano di 51 anni, intenzionato a utilizzare il marchio “Occhi Spaccanti”, corredato da un disegno stilizzato, con l’obiettivo di farne un business (per vendere occhiali). 

Se “occhi spaccanti” diventasse un brand?

E non è il solo. Pare che già qualcun altro avesse avanzato una richiesta, per una categoria di prodotti affine. Se, però, la richiesta del primo soggetto (Gianluca Cardarelli di Anzio) era più generica, questa di Picco invece è piuttosto dettagliata. Se l’Ufficio italiano brevetti e marchi darà l’ok, potrebbe aprirsi un grande business che utilizzerebbe l’ormai famosa frase che Bova aveva detto alla presunta amante Martina Ceretti (gli audio poi sono stati diffusi da Corona). La battaglia – legale e commerciale – è aperta.

Lo scorso 13 agosto Bova aveva depositato il marchio “Occhi Spaccanti”. “La nostra è una iniziativa che punta a bloccare la diffusione illecita del contenuto degli audio – aveva spiegato all’Ansa l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, legale di Bova -. Tutto l’incartamento è ora al vaglio dell’ufficio Brevetti. Ci vorranno alcune settimane, ma se otterremo il via libera quelle frasi non potranno essere utilizzate senza il permesso di Raoul altrimenti si andrà incontro a sanzioni”.

Raoul Bova deposita il marchio “occhi spaccanti”. Il significato della mossa (geniale) degli avvocatiRaoul Bova, la relazione con la nuova compagna si fa seria: i due beccati in vacanza insiemeLa replica dei legali di Bova

Intanto i legali di Bova, nella figura di Michela Carlo, avvocata dello studio Bernardini De Pace che segue il caso Bova, in merito alla richiesta di Gianluca Cardarelli, hanno già inoltrato la loro opposizione nella sezione dedicata sul sito ufficiale del Ministero delle Imprese, adducendo come motivazione: “È oramai nota a tutti la spettacolarizzazione mediatica della quale è stato vittima il Signor Bova. L’iniziativa di trasformare le espressioni usate dal Signor Bova nell’ambito della propria vita privata in marchio, consentirà al solo interessato di poterne disporre. E, di riflesso, consentirà di porre un freno all’uso commerciale improprio altrui che si sta continuando a propagare”.