Quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza è impossibile da ignorare: civili, bambini inclusi, continuano a subire bombardamenti e hanno urgente bisogno di aiuti umanitari e cibo, che la Global Sumud Flotilla si propone di portare.

Ma la spedizione non è solo nel Mediterraneo: le attiviste e gli attivisti coinvolti stanno facendo rumore anche nelle piazze e negli studi televisivi, dove le discussioni sulla missione si fanno sempre più accese.

A Porta a Porta, Bruno Vespa ha ospitato in collegamento il portavoce della Flotilla, Tony La Piccirella. Il confronto tra conduttore e attivista si è subito acceso, con scambi diretti e toni sostenuti sulla gestione della missione e sulle responsabilità internazionali.

Bruno Vespa, dibattito sulla Global Sumud Flotilla a “Porta a Porta”

Nelle ultime settimane, le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla hanno solcato il Mediterraneo con un unico obiettivo: portare aiuti a Gaza e sostenere chi vive nella Striscia in condizioni estremamente difficili. Le azioni della missione hanno acceso i riflettori sul lato più umanitario della crisi, e in Italia il dibattito sulla solidarietà si è fatto sentire anche attraverso scioperi e proteste che hanno riempito le piazze delle città.

Proprio su un aspetto operativo della missione, però, si è concentrato il confronto a Porta a Porta tra Bruno Vespa e Tony La Piccirella, portavoce della Flotilla. Il nodo è la decisione di non consegnare gli aiuti a Cipro.

La proposta era arrivata dal cardinale Pierbattista Pizzaballa: lasciare il materiale a Cipro, perché potesse poi arrivare a Gaza tramite un canale diverso. La Flotilla ha deciso invece di seguire la propria linea, puntando a un aiuto diretto per la Striscia, senza intermediari.

Un tema che ha acceso i toni nel corso della trasmissione: Vespa, in collegamento con La Piccirella ha chiesto se gli attivisti si fidassero o meno di Pizzaballa. Alla risposta affermativa dell’ospite, il conduttore ha quindi chiesto per qualche motivo non avessero accettato la proposta.

“È una proposta non conforme alla natura della missione” ha replicato La Piccirella, sottolineando ancora una volta l’obiettivo della Flotilla e degli attivisti impegnati sulle imbarcazioni: garantire un collegamento diretto verso Gaza.

Vespa, visibilmente in disaccordo, ha quindi commentato: “Quelle sono persone serie. Hanno detto: voi lasciate gli aiuti al patriarcato di Cipro e noi li portiamo ai poveracci di Gaza. Se non vi piace, va bene. Fa niente”. Poi, l’affondo diretto: “Vi posso dire che non ve ne fotte niente di dare gli aiuti alle persone? Voi volete aprire un canale diretto che non riuscirete ad avere. Lo sapevate prima di partire che Israele non vi consentirà mai di aprire un canale diretto”.

La Flotilla tra discussioni politiche e urgenza umanitaria

Nel corso della puntata del 30 settembre 2025, sono stati numerosi gli interventi di esponenti politici di entrambe le parti. Il dibattito ha toccato la preoccupazione per i potenziali rischi della missione, sottolineando le difficoltà operative e le implicazioni diplomatiche di un’azione diretta verso Gaza.

Il punto, resta comunque l’attenzione sull’urgenza umanitaria. Il silenzio e le difficoltà nel portare aiuti a un popolo in grave difficoltà rappresentano un problema che va affrontato subito, e la Flotilla, da molti, viene vista come un tentativo di sbloccare questa situazione.

Un confronto che ha messo in evidenza ancora una volta le tensioni tra ragioni pratiche e responsabilità morali. Nel frattempo, le imbarcazioni si avvicinano a Gaza e il governo israeliano si sta mobilitando per bloccarle. Nel Mediterraneo, gli attivisti macinano chilometri per cercare di portare aiuto a chi è in difficoltà, ma per il momento vengono fermati e restano seduti sui ponti delle barche, con le mani alzate. I riflettori, fisici in mare e metaforici in tutto il mondo, sono puntati su di loro, osservando ogni movimento.