KIGALI (Rwanda) – Rieletto alla guida dell’UCI per i prossimi quattro anni, il presidente dell’UCI Lappartient si è mostrato in giro per i mondiali con un bel sorriso e la sicurezza di chi non ha avuto neanche bisogno di difendersi da candidati avversi. L’apparato federale svizzero è ormai una solida industria, che produce fatturato e continua la sua espansione verso confini un tempo inimmaginabili. Lo sbarco in Rwanda è stato accolto con toni trionfali sia da parte del presidente dell’UCI, che se l’è appuntato sul petto, sia da parte dei media locali. Peccato ad esempio che alla celebrazione sia subito seguito ad esempio il contraltare delle parole di Girmay, che ha smontato il castello delle cerimonie. E invitando a riflettere sulla parola stessa: l’Africa non è il Rwanda. L’Africa è un continente immenso e ciascun Paese ha la sua storia e le sue esigenze.

All’indomani della sua elezione, Lappartient ha incontrato i media nella conferenza stampa di rito, in cui ha mostrato delle straordinarie doti oratorie, ma anche la scarsa volontà di affrontare a fondo i temi più seri. La sicurezza in gara. Le proteste contro Israele. Le rivolta delle aziende. Le azioni contro le squadre per l’annosa (e noiosa) vicenda dei GPS. Le cose hanno un solo punto di vista valido: quello dell’UCI. Intanto però le 5 squadre escluse dal Romandia Donne si sono rivolte al TAS, mentre SRAM si è rivolta al Garante Belga della concorrenza per la decisione legata alla limitazione dei rapporti. Quando abbiamo chiesto all’ufficio comunicazione dell’UCI di conoscere in che modo si svolgeranno i test in questo senso al Tour di Guangxi, ci è stato risposto che proprio in seguito al ricorso di SRAM, tali informazioni non possono essere condivise con i media

Campionati del mondo, Kigali 2025, Biniam GirmayGirmay ha detto chiaramente che in Africa servono cose più elementari – ad esempio le bici – che grandi eventi internazionali

Campionati del mondo, Kigali 2025, Biniam GirmayGirmay ha detto chiaramente che in Africa servono cose più elementari – ad esempio le bici – che grandi eventi internazionali

Finalmente in Africa, dunque?

Ho avuto l’obiettivo di organizzare i campionati mondiali in Africa e finalmente, 8 anni dopo la mia prima elezione, siamo qui in Rwanda e sono molto felice per l’alto livello di organizzazione e gare meravigliose. Il ciclismo in Africa sta crescendo. Tanti di noi non sapevano cosa aspettarsi. Sono rimasti colpiti dal livello dell’organizzazione.

Non rischia di essere un grande evento che domani non lascerà nulla?

Il ciclismo su strada è diverso da tutte le altre discipline. Bisogna correre, non puoi solo allenarti e gareggiare una o due volte al mese. Purtroppo non ci sono abbastanza gare e a volte ci sono problemi di risorse. Servono più corse a livello locale, ma anche internazionali. Se gli atleti africani vogliono raggiungere un determinato livello, non c’è nessun plan B che tenga: devono trasferirsi in Europa. Solo lì sono in grado di competere ogni settimana. Organizzare le gare, vista l’economia di alcuni Paesi, è molto più difficile.

E come si fa?

Il nostro obiettivo è che questo mondiale non sia un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Il fatto che gli eventi siano stati trasmessi in quasi tutti i Paesi dell’Africa ci aiuterà. Sono sicuro che potremo avere molti più eventi internazionali e in altre discipline, come la mountain bike o il gravel. Continueremo a investire, ma l’Africa è grande ed è difficile spostarsi da uno Stato all’altro. Per questo l’idea è di aprire un centro di ciclismo all’Ovest. Questi hub regionali saranno molto importanti per individuale i talenti e poi portarli al livello più alto. Dobbiamo continuare a discutere con le Federazioni nazionali per aiutarli a portare avanti una vera agenda, perché non sempre sono strutturate. Dobbiamo implementare una strategia per i prossimi 5 anni in Africa. E’ importante prendere in considerazione i risultati positivi di questi mondiali, ma anche quello che si può migliorare.

Vuelta Espana 2025, ultima tappa MAdrid, protesta pro Palestina, disordini, tappa annullataIl rifiuto dell’UCI e dello sport di prendere posizione sulla situazione di Gaza ha prodotto le proteste della Vuelta

Vuelta Espana 2025, ultima tappa MAdrid, protesta pro Palestina, disordini, tappa annullataIl rifiuto dell’UCI e dello sport di prendere posizione sulla situazione di Gaza ha prodotto le proteste della Vuelta

Mentre qui si celebra il mondiale, la Vuelta in Europa è stata fermata per una protesta politica.

Riconosciamo completamente il potenziale della democrazia e il diritto di protestare, quando le persone non sono d’accordo con qualcosa. Ma protestare ed essere rispettosi è una cosa, protestare e danneggiare gli atleti è un’altra e questo non lo possiamo accettare. E’ molto complicato. In Spagna la polizia ha cercato di proteggere i corridori, ma ugualmente gli atleti si sono sentiti insicuri e spaventati. Nel frattempo, il Primo Ministro spagnolo ha detto che supporta i protestanti, quindi non deve essere stato facile per gli agenti difendere la corsa.

La protesta mirava a escludere la squadra israeliana dal gruppo…

Secondo i valori olimpici, lo sport è un strumento di unità. Chiaramente come UCI non possiamo pretendere di salvare il mondo soltanto portando le persone insieme a una gara di bicicletta o in una competizione. Ma questo è anche il nostro DNA, la storia dei valori olimpici, essere in grado di competere qualunque sia la nostra nazionalità, la nostra religione, il nostro background, anche se i Paesi sono in guerra. Ieri nel Congresso c’erano la federazione palestinese, la federazione israeliana, la federazione ucraina nella stessa stanza, ma dobbiamo essere molto attenti che i nostri team portino un altro tipo di messaggio. Noi siamo sicuri che la Israel-Premier Tech abbia il diritto di partecipare, mentre il governo spagnolo mi ha chiesto di rimuoverlo: su quale base legale?

Sulla base di una inedita sensibilità umana, probabilmente…

Qualsiasi controversia futura sarebbe il pretesto per rimuovere un altro team. La politicizzazione dello sport è un grande pericolo. Non significa che dobbiamo accettare tutto. Quello che è successo il 7 ottobre è stato inaccettabile e ciò che succede oggi a Gaza è terribile per i civili. Se vogliamo la pace, la violenza non è la soluzione. Ma noi siamo politicamente neutrali e non vogliamo entrare nelle decisioni politiche, perché non possiamo diventare un strumento per applicare sanzioni.

Campionati del mondo Kigali 2025, GPS soto sella di Eleonora CiaboccoQuesto il sistema GPS usato dall’UCI al mondiale per la sicurezza dei corridori

Campionati del mondo Kigali 2025, GPS soto sella di Eleonora CiaboccoQuesto il sistema GPS usato dall’UCI al mondiale per la sicurezza dei corridori

Veniamo ai GPS e a tutto quello che è successo intorno?

Il nostro obiettivo è non avere più un caso come l’anno scorso, in cui il corridore è caduto e non è stato possibile trovarlo (il riferimento è alla morte di Muriel Furrer, ndr) Vogliamo essere in grado di trovare l’atleta e di sapere quando si ferma. E’ chiaro che l’obiettivo è di avere questi dispositivi per tutte le gare in futuro. Non parlo di avere il nostro sistema, ma come principio vogliamo averlo almeno per il WorldTour e se è possibile per le ProSeries, ma sarebbe un grande investimento.

Perché non adottare il sistema Velon, già collaudato e che non avrebbe costi, dato che le squadre WorldTour lo usano già?

Non metteremo mai la sicurezza nelle mani delle compagnie private, privando l’UCI del diritto di adottare un suo sistema. Alcune squadre hanno voluto bloccarci, per il timore che avremmo commercializzato i loro dati. Gli ho detto: ragazzi, la situazione è stata stessa per gli ultimi 6 anni, non lo faremo, non commercializzeremo i dati, ma non voglio essere ricattato (Lappartient usa il termine “blackmailed”, ndr) nel nome della sicurezza, quindi se non volete usare i GPS sarete rimossi dalla gara. E’ stato molto difficile per tutti noi e spero che possiamo trovare soluzioni. Velon non è pronto per questo. Stanno lavorando per mettere a punto e fare un test al Giro di Lombardia. Ma per il futuro voglio essere in grado di avere dei GPS per i corridori, nel nome della sicurezza e senza commercializzare nulla.

Nei giorni scorsi è stata deliberata la fine della Nations Cup per U23: significa che si andrà verso la soppressione della categoria?

C’è una discussione, perché oggi la maggior parte degli under 23 sono professionisti e il livello della gara U23 non è stato molto alto. E’ difficile per le nazioni ottenere un buon livello di partecipazione. Ormai i team professionistici si occupano anche degli juniores, per cui l’esigenza per cui creammo questo sistema oggi non c’è più. Prima i team non investivano nei devo team per cui abbiamo deciso che non fosse necessario mantenere la stessa struttura di un tempo, anche se il Tour de l’Avenir rimarrà una gara per team nazionali. Non siamo gli organizzatori, ma la sosterremo con un contributo perché si tratta di una gara riservata alle nazionali. Il mondiale U23 continuerà, ma a nostro avviso non è più necessario mantenere la Nations Cup. Avevamo avuto delle richieste, ma non tantissime, per cui abbiamo deciso di rinunciare.

Altezza dei cerchi, limitazione dei rapporti e larghezza dei manubri: i punti caldi delle nuove regole UCI

Altezza dei cerchi, limitazione dei rapporti e larghezza dei manubri: i punti caldi delle nuove regole UCI

A luglio avete varato le nuove normative tecniche nel segno della sicurezza, ma in una fase in cui i brand stavano lanciando delle novità non i linea con i nuovi standard. Non sarebbe meglio avere una collaborazione migliore con l’industria ciclistica?

Ovviamente possiamo migliorare il livello di discussione, ma posso dirvi che ci sono molti contatti con il WFSGI, che in un certo modo è l’unione di tutti i produttori. Pensiamo che sia buono avere un frame per le nostre discussioni e le relazioni sono state utili anche nelle ultime settimane, ad esempio per raggungere l’accordo sulla larghezza dei manubri. Quanto all’altezza dei cerchi, perché abbiamo scelto come limite massimo i 65 mm? Perché abbiamo osservato. Nell’ultimo Tour de France, nessuno aveva cerchi più alti  di 60 mm, quindi la misura che proponiamo è ancora più alta rispetto a ciò che usano i corridori.

Perché non coinvolgere le aziende nel quadro di SafeR?

Il nostro obiettivo non è solo seguire il lavoro dell’industria, ma anche mettere le regole per la sicurezza. Le gare sono sempre più veloci e manovrare una ruota da 80 mm in condizioni di vento è critico. Per questo abbiamo messo la limitazione a 65 mm, ovviamente per le gare su strada, nelle crono sono liberi. Quello che vorrei dire è che siamo aperti a tutte le discussioni, ma una cosa deve essere chiara: non useremo mai la nostra influenza per modificare il mercato. L’innovazione è la chiave dello sport, ma per noi viene prima la sicurezza. Tanti miei colleghi vorrebbero avere un’industria forte come la nostra. Sappiamo anche noi che serve il giusto preavviso perché il lancio di un prodotto richiede anche due anni, ma qui si trattava di limitare la velocità delle gare, perché continuando ad aumentarla, avremmo messo in pericolo i nostri atleti.