di
Roberto Gressi
I riformisti dem non strappano. L’unica a votare no è la Cinque Stelle Maiorino: «Progetto stilato dai macellai del popolo palestinese»
Vai a dargli torto a quelli che dicono che non siamo andati oltre il minimo sindacale, che il bicchiere è mezzo vuoto, che sulla politica estera si continua ad essere gli uni contro gli altri armati. Però un fatto è avvenuto. Dopo sette ore di dibattito tra Camera e Senato, pieno di richieste di toni bassi per poi azzannare, di scudiscio, di fischi e applausi, di citazioni a destra e a manca, nessun gruppo parlamentare ha votato contro il piano di pace Blair-Trump.
Una sola eccezione a Palazzo Madama: la Cinque Stelle Alessandra Maiorino, smentendo l’astensione dei suoi, ha detto no al progetto perché «stilato dai macellai del popolo palestinese», e si è anche un po’ appiccicata con Ignazio La Russa che le chiedeva toni più moderati. Pier Ferdinando Casini, invece, contro la scheda bianca del Pd, ha votato a favore, perché dicono sì Paesi arabi, Anp, Europa e il Papa, mentre a opporsi sono solo Hamas e i ministri dell’ultradestra di Israele.
Il ministro ci prova
Il titolare degli Esteri, Antonio Tajani, ci ha provato a portare a casa qualcosa di più. Per riuscirci ha usato gli stessi toni pacati e rispettosi che Guido Crosetto aveva scelto parlando della Flotilla, e non a caso i due ministri dell’armonia sedevamo fianco a fianco sui banchi del governo alla Camera. Ha citato il piano Usa e non Trump, ha detto che Gaza non è Hamas, ha ringraziato le opposizioni per le segnalazioni che hanno consentito di moltiplicare le azioni umanitarie, ha ricordato la ferocia del 7 ottobre, ha condannato l’inaccettabile carneficina nei territori occupati, si è dispiaciuto perché la proposta di Sergio Mattarella è stata ignorata dalla Flotilla, ma non l’ha attaccata, e ha rivendicato l’impegno perché la vicenda si concludesse senza violenze.
Per poi fare il suo appello: «Uniamoci, votiamo insieme, è già successo, lo ha fatto in passato Silvio Berlusconi dall’opposizione, e anche Giorgia Meloni durante il governo di Mario Draghi». Il colpo grosso non gli è riuscito, ma nessuno ha voluto buttare alle ortiche la possibilità di un percorso di pace.
L’ora dei domatori
I riformisti del Pd avrebbero voluto di più, ma hanno scelto di non strappare dicendo sì al governo. Però con le mozioni di Italia viva e +Europa è un altro paio di maniche, e Guerini, Madia, Quartapelle e Merola le hanno votate. La mediazione dei Dem con Conte, Bonelli e Fratoianni, ha portato all’astensione, ma pure gli ultimi tre hanno dovuto fare i domatori nei loro gruppi, dove la voglia di «no» era forte. E infatti eccoli, in piena Aula, una dozzina di Cinque Stelle che confabulano fitto con il loro leader, e, poco più giù, stessa scena nel capannello di Verdi e Sinistra.
Rasoio e citazioni
Poi, figuriamoci, tutto il resto del confronto si è giocato a colpi di rasoio. Tutto intorno i fatti terribili dell’attacco alla sinagoga a Manchester, studenti del liceo Caravillani che litigano con i ragazzi del vicino tempio ebraico, Giorgia Meloni che attacca lo sciopero e dice che weekend lungo e rivoluzione non stanno insieme, il sindaco Pd di Reggio Emilia redarguito da Francesca Albanese perché condanna Hamas e chiede la liberazione degli ostaggi, lo scontro sulla Flotilla. Riccardo Ricciardi, M5S, che prende più applausi di Conte: «Meloni è sempre quella di Colle Oppio, si svela l’ipocrisia, di fronte alle stragi ci si indigna per qualche vetrina rotta, è repellente».
Carlo Calenda, Azione: «Li ho sentiti io, dalla mia finestra, i manifestanti che continuavano a gridare dal fiume al mare». Che è lo slogan di chi vuole cancellare lo Stato di Israele. Coro dalla destra contri i Cinque Stelle: «Ahah! Allora lo ammettete che lo scopo della Flotilla era politico e non umanitario!». Paolo Formentini, Lega: «Tornano i cattivi maestri che infiammano le piazze». Salvatore Caiata, FdI: «Vi abbiamo presentato una mozione di una riga, proprio per permettervi di votarla». Nicola Fratoianni: «Governo colpevole e complice, no all’appello, no al piano». Elly Schlein contro Meloni: «Una megalomane che usa la clava. Serve un accordo al più presto, per parlare di pace avete aspettato Trump».
Una storia per due
Ancora, giochi di parole e citazioni. Luigi Marattin: «Sì al riconoscimento della Palestina, senza se e senza Hamas». Maurizio Gasparri richiama Shakespeare e Il mercante di Venezia, Matteo Renzi usa il Salmo 122: «Domandate pace per Gerusalemme», per concludere che non basta domandare, bisogna costruire. Giuseppe Conte ricorda Pietro Ingrao: «Così il mondo, terribilmente diviso in opulenti ed affamati, è a rischio». Per aggiungere: «L’appello all’unità è ridicolo, e voi ci portate dalla parte sbagliata della storia». Tema rilanciato più volte, sia a destra che a sinistra, con la Storia che punirà questo o quel vicino di banco.
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3 ottobre 2025
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