(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto de Il Riformista)
Due visioni diverse, ma un messaggio comune: per affrontare le sfide della contemporaneità servono istituzioni forti, capaci di guidare l’innovazione e garantire coesione sociale. È quanto è emerso all’Urania Policy & Business Forum nelle due interviste, in momenti diversi, a Licia Ronzulli (Forza Italia) e a Carlo Calenda (Azione). Sanità, difesa, geopolitica tutti ambiti in cui entrambi hanno sottolineato l’importanza di un solido ruolo dello Stato in un contesto sempre più instabile.

Per Ronzulli, la sfida principale è ricostruire un sistema sanitario efficiente, superando l’antagonismo tra pubblico e privato. «Non dobbiamo concepire due sanità, ma un unico sistema integrato», ha affermato. Le strutture accreditate, ha sottolineato, non sono un’alternativa al Servizio sanitario nazionale, ma un alleato strategico per ridurre le liste d’attesa, sostenere l’innovazione e garantire continuità assistenziale.

In un SSN in affanno — tra carenza di personale e pronto soccorso sotto pressione — Ronzulli indica nella prevenzione e nell’innovazione i due pilastri su cui rifondare il sistema. I vaccini vengono definiti «una polizza collettiva», mentre l’intelligenza artificiale e la telemedicina sono strumenti già oggi in grado di ridurre errori e costi. «Mercoledì abbiamo approvato una legge sull’IA che coordina gli interventi in questo ambito», ha ricordato.

Sul futuro del sistema sanitario è intervenuto anche Carlo Calenda, con una proposta netta: riportare la sanità sotto la gestione dello Stato centrale. Secondo il leader di Azione, il regionalismo ha creato squilibri, inefficienze e spesa improduttiva: «La gestione territoriale non riesce a liberare le risorse necessarie e produce distorsioni da gestioni opache».

Dal tema della sanità a quello della sicurezza internazionale, il passo è breve. Per Calenda, il rafforzamento della governance pubblica è essenziale anche a livello europeo, dove lo scenario è reso incerto dall’instabilità geopolitica, dai dazi, e da fratture interne agli stessi partiti occidentali. «L’Europa ha molti limiti, ma rappresenta l’area con il maggiore benessere del mondo. Non capiamo che potremmo perderla», ha detto. E ha rilanciato: «Ogni euro speso in difesa è un investimento per allontanare i rischi».

Nel suo intervento, Calenda ha anche affrontato la crisi in Medio Oriente, dichiarandosi favorevole al riconoscimento dello Stato di Palestina e criticando con durezza le violenze a Gaza: «Quello che sta accadendo è uno scempio. Serve una soluzione politica». A chi gli chiede se tornerà al governo, risponde con pragmatismo: «Mi diverto più a fare il ministro che a stare all’opposizione, perché mi piace gestire».

Al di là delle differenze politiche, dal Forum è emersa una linea di fondo condivisa: la complessità del presente richiede risposte sistemiche. Dalla sanità alla sicurezza, passando per l’innovazione e il ruolo delle istituzioni, il tema non è più solo quanto Stato, ma quale Stato. Più capace, più integrato, più lungimirante.