ANSA – di Massimo Sebastiani e Mario Sesti.
Il film di Milos Forman, nato da un’intuizione di Michael Douglas in veste di produttore, incarna perfettamente lo spirito libertario che, nato negli anni ’60, faceva sentire i suoi effetti ancora a metà degli anni ’70. Una metafora straordinaria sulla creatività e la capacità di infrangere le regole, sull’anelito di libertà e sull’ottusità di ogni meccanismo coercitivo. Il film, uno dei pochissimi a vincere tutti e 5 gli Oscar principali (film, regia, attore e attrice protagonista e sceneggiatura), fu diretto da un regista che, come ricordava lui stesso, aveva conosciuto sia la dittatura nazista che quella sovietica.