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Redazione Sport
La campionessa azzurra della velocità ha raggiunto i ragazzi della Nazionale a La Parva: «Abbiamo potuto affrontare insieme la paura. Ci voleva coraggio e tutti noi lo abbiamo avuto»
La morte di Matteo Franzoso, sciatore italiano deceduto in Cile lo scorso 15 settembre a seguito di un grave incidente sulla pista di La Parva, ha scosso tutto il mondo degli sport invernali italiani. Sofia Goggia, campionessa azzurra della velocità, ha mandato un lungo e toccante messaggio dopo essersi trasferita proprio a La Parva per la preparazione in vista della nuova stagione. Goggia ha incontrato i componenti della Nazionale maschile: «Gugu, Schidi, Matti: Grazie Ragazzi. Perché avete avuto coraggio e mi avete ricordato cosa significhi averlo. Grazie Ragazzi , perché restando abbiamo potuto affrontare insieme la paura. Grazie Ragazzi, perché sentendomi profondamente scossa , ancora a Ushuaia, mi sono posta tante domande e la decisione di raggiungervi comunque a La Parva rispettando la mia programmazione si è rivelata di difficile gestione emotiva anche per me; sapere che sareste rimasti voi, mi ha dato forza».
Prosegue Goggia: «Grazie ragazzi, perché allenarmi con Voi è stato un privilegio. E Grazie anche a tutto lo staff maschile: non era semplice rivolgere lo sguardo oltre quelli che erano i limiti del vostro momentaneo orizzonte, eppure l’avete fatto; nel vostro immenso dolore , ma nel massimo della vostra professionalità, per noi atleti. Grazie per come avete lavorato in questi giorni e per come ci avete accolti. Infine, mi rivolgo ai miei uomini: Gas Babi Darwin. Grazie per essermi stati vicini, per avermi supportata quando ho avuto momenti di fragilità, per come abbiamo lavorato e per i momenti di condivisione nel nostro appartamento. In questa situazione tutt’altro che semplice, mi avete protetta e aiutata a gestirmi».
«Caro Matteo, la comunità di Farellones ti ha dedicato una toccante commemorazione , eravamo in tanti fuori da quella chiesetta e per salutarti hanno fatto suonare l’inno d’Italia e una canzone che non conoscevo, il Signore delle Cime, brano che da quel giorno ascolto di continuo. C’era nebbia quel pomeriggio, quando hanno pronunciato il tuo nome, ha iniziato a nevicare. Caro Matteo, i tuoi compagni hanno realizzato una croce con i pezzi della staccionata che hai rotto nell’impatto. Al mio primo giro in campo libero il primo giorno, sono andata lì a pregare , così come anche ad allenamenti conclusi. Sono tornata a quella Croce dopo l’ultimo giro di discesa, mi sono seduta lì in quello che è stato un momento di raccoglimento interiore; mi sono fatta il segno della croce, ho rivolto il palmo delle mani in su recitando per te più volte il Padre Nostro, le lacrime mi rigavano il viso. Caro Matteo, mi dispiace tanto, tantissimo per quello che ti è successo… la tua assenza si è tramutata in presenza, una presenza costante che permarrà nelle nostre menti e nei nostri cuori. È stato un raduno estremamente complicato ma sentirsi cosi uniti e solidali e continuare a lavorare per quel sogno che inseguivi anche tu ci ha supportato nella nostra, pur difficile, quotidianità. Ed è per questo motivo che dico a tutti voi con cui ho condiviso questo raduno, dal profondo del mio cuore, con le lacrime agli occhi, ripensando a quello che è stato: ci voleva tanto coraggio e tutti noi lo abbiamo avuto. Grazie ragazzi».
3 ottobre 2025
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