Matilde Romagnoli, milanese trapiantata in Germania da dieci anni, ha costruito la statua di bronzo per la leggenda del Bayern e della nazionale. È stata inaugurata a settembre
Giornalista
1 ottobre 2025 (modifica alle 18:59) – MILANO
La statua di Beckenbauer svetta elegante all’ingresso dell’Allianz Arena di Monaco. Ha il petto in fuori, veste la numero 5, “calza” Adidas ai piedi e da metà settembre accoglie centinaia di tifosi bavaresi, pronti a toccare le strisce bianche delle scarpette come se fossero un portafortuna. Come il muso del cane di bronzo nella metro di Mosca, a Piazza della Rivoluzione. Dicono porti bene. Il Bayern tiene le dita incrociate affinché sia così anche per loro. “Il bello è che all’inizio non sapevo chi fosse. Avevo sentito qualcosa a proposito del ‘Kaiser’, ma non avendo familiarità col calcio non avevo idea di chi fosse…”. Parola di Matilde Romagnoli, 33 anni, la scultrice che ha disegnato la statua di bronzo di Franz. È stata inaugurata il 12 settembre, il giorno dopo l’ottantesimo compleanno di Beckenbauer, scomparso nel 2024. Il destino ha piazzato di nuovo il tricolore sul suo cammino: Franz ha vinto il Mondiale di Italia ’90 da allenatore della “Mannschaft”. La mano che ha tratteggiato i lineamenti dello storico capitano del Bayern e della Germania è tutta italiana.
Matilde, un segno del destino.
“In effetti è così. Come ho detto, non sono un’appassionata di calcio, ma per realizzare la statua ho visto dozzine di documentari su di lui e spulciato centinaia di foto di ogni dettaglio del suo corpo: la postura, le mani, i movimenti, l’andatura in campo. Volevo trasmettere eleganza”.
E ci è riuscita, a quanto pare.
“Il giorno dell’inaugurazione mi sono emozionata, giuro. C’erano i dirigenti del Bayern, gli ex compagni, campioni come Matthaus, la moglie e il figlio. Quando hanno mostrato la statua, ho sentito diverse persone dire ‘è lui, è lui…’. Penso e spero di aver colto la sua essenza”.
È stato più facile costruire la statua con un certo ‘distacco’, non conoscendo il protagonista?
“Le dico la verità: è stato fondamentale. Documentarmi mi ha fatto scoprire che tipo di persona fosse. Ne ho percepito l’eleganza dei gesti e la sua autorità in campo. Durante la fase di studio ho appeso tutte le sue immagini alle pareti dell’atelier per poter capire meglio come poter procedere”.
Perché hanno scelto lei?
“Sono nata e cresciuta a Milano, mi sono diplomata all’Accademia di Brera, ma vivo a Monaco da dieci anni. La mia famiglia ha sempre lavorato in ambito artistico, ma ho scelto di andare all’estero per emanciparmi e creare qualcosa di mio. La fonderia è in centro. Avevo realizzato alcuni schizzi del viso e del corpo. Quando li hanno visti mi hanno chiesto se fossi interessata e ho accettato. È stata una sfida. Mi ci sono buttata subito a capofitto”.
Quanto ha impiegato a realizzarla?
“Un anno. Ho iniziato a modellare la creta a settembre 2024 e ho finito a gennaio 2025. Poi ho iniziato a fondere. Prima di creare lo scheletro ho pensato alla posizione. A come l’avrebbero vista tutti. Volevo che avesse la palla tra i piedi e che al tempo stesso guardasse in avanti, col petto in fuori. Poi mi sono focalizzata sugli occhi, la bocca e la postura. La statua è alta quasi tre metri. Se consideriamo anche il piedistallo, allora arriviamo a quattro. Ciò che volevo trasmettere era la sua eleganza”.
Il dettaglio a cui è più legata?
“Forse le mani e lo sguardo. Volevo che trasmettesse vita”.
Ora i tifosi arrivano e toccano le scarpette.
“Un portafortuna di tutti. È stato bello modellare un volto della storia del club con le dita. Quasi quasi potrei chiedere al Bayern qualche biglietto per vedere le partite”.
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