L’affermazione del Prosecco negli Stati Uniti è uno dei fenomeni più rilevanti del mercato del vino degli ultimi due decenni. I dati elaborati dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly raccontano una crescita costante che ha trasformato lo spumante veneto in un simbolo del made in Italy. Nel report si legge che vale ormai il 31% dei consumi a valore di tutti i vini italiani commercializzati negli Usa, con una diffusione trasversale tra le fasce d’età e con un seguito significativo tra il pubblico femminile. Infatti sei consumatori su dieci sono donne.

La crescita costante e il confronto con lo Champagne

A quindici anni dalla ridefinizione della piramide produttiva – Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Asolo Docg e Prosecco Doc – il valore delle denominazioni è passato da zero a oltre 500 milioni di dollari. Negli ultimi sette anni l’aumento è stato del 178%, un ritmo quadruplo rispetto alla media dei vini italiani negli Stati Uniti. Il 2024 ha rappresentato un nuovo record: il controvalore del Prosecco negli Usa ha raggiunto 531 milioni di dollari. Secondo Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio, “il Prosecco vale al consumo 2,9 miliardi di dollari l’anno con prezzi medi poco inferiori ai 18 dollari a bottiglia”. L’awareness del prodotto è salita al 40%, un dato vicino a quello dello Champagne, fermo al 52%, ma con una conversione all’acquisto superiore: 31% contro 24%.

La conferma del sorpasso arriva dai dati di SipSource, la piattaforma dei distributori americani. Nei primi sette mesi del 2025, il Prosecco ha superato lo Champagne sia nei volumi sia nel valore al consumo delle bollicine. La quota di mercato è stata del 30% per lo sparkling italiano contro il 28% delle etichette francesi. Questo risultato segna un passaggio simbolico importante, considerando che il vino veneto ha una storia recente rispetto alla tradizione plurisecolare dello Champagne.

La distribuzione geografica

La diffusione del Prosecco non è uniforme sul territorio statunitense. La costa orientale, dal New England al Mid e South Atlantic, concentra oltre metà dei consumi totali. Restano ampi margini di crescita negli Stati dell’Ovest e nel Midwest, aree dove la penetrazione è ancora inferiore. Il Prosecco rappresenta l’87% delle vendite di spumanti italiani negli Stati Uniti e il 25% del totale del vino italiano. Si conferma quindi come il traino principale per le etichette tricolori, anche grazie alla sua versatilità e all’immagine accessibile che lo rende adatto a diverse occasioni di consumo. Uno degli elementi che spiegano il successo del Prosecco è il suo utilizzo nei cocktail e nei ready-to-drink. Lo spritz è ormai una presenza fissa nei locali americani, ma sono apprezzate anche le varianti con succhi di frutta e altre combinazioni leggere. Secondo Iwsr, la bevanda intercetta con efficacia le tendenze della mixology, risultando particolarmente popolare tra donne e Generazione Z. Questa capacità di adattamento ha contribuito a rafforzare l’immagine del Prosecco come “simbolo pop” del bere italiano, a differenza di altre categorie di vino percepite come più tradizionali.

Gli obiettivi futuri

Oltre alla questione dei dazi da risolvere, la sfida è ampliare il pubblico verso comunità multietniche che, secondo le rilevazioni, restano più orientate ad altre bevande come hard seltzer, cocktail preconfezionati e alternative a basso contenuto alcolico. La capacità di intercettare questi segmenti rappresenterà un passaggio chiave per la crescita futura. “Nonostante pandemia, calo del potere d’acquisto e concorrenza con altre categorie, il Prosecco ha mostrato una straordinaria resilienza”, ha sottolineato Adolfo Rebughini, direttore generale di Veronafiere. Tutto questo grazie a strategie di valorizzazione coerenti e investimenti promozionali che hanno consolidato la posizione del prodotto sul mercato.