Ha trasformato la musica in cabaret, il gioco televisivo in uno spettacolo softcore e il pianobar in un fenomeno da showbiz. Umberto Smaila, 74 anni, ha vissuto (almeno) tre vite e si racconta al Corriere della Sera. Tutto comincia a Verona, con I Gatti di Vicolo Miracoli: “Eravamo quattro amici – racconta – io, Oppini, Salerno e Calà. Studiavamo poco, davamo un esame l’anno solo per evitare il militare. Al Derby di Milano facevamo cabaret fino alle quattro del mattino”.

Con loro anche un giovane Abatantuono, tecnico delle luci: “Non aveva la patente ma faceva l’autista. Era troppo bravo per restare a schiacciare un interruttore, lo “scaricammo” per il suo bene”. Il gruppo era un piccolo mondo: “Oppini era l’intellettuale, Salerno il romantico, Jerry il latin lover. Io l’autista e il pianista. Ma due fazioni si formavano spesso: loro volevano vacanze, io e Jerry solo lavorare”. Poi la rottura. “Calà decise di andare al cinema, lasciandoci in braghe di tela. Mi sentii tradito, non ci parlammo per cinque anni. Ma oggi siamo amici, ci ritroviamo ogni Natale alla polpetteria di Abatantuono: risate infinite”.

Gli anni di Non Stop restano mitici: “Un cast incredibile, da Verdone a Troisi. La tv di allora era un’altra cosa: con Falqui facevamo otto giorni di prove per tre minuti di show. Ora lo spettacolo non esiste più”. Poi arriva Colpo Grosso: “Mi scelsero perché pensavano avrei reso tutto meno volgare. In realtà, rispetto a certi programmi di oggi, era roba da educande. Lo guardavano anche le ragazzine”. Le famose ragazze Cin Cin? “Erano quasi tutte straniere. Nessuna storia clamorosa, solo un piccolo flirt. Appena finite le riprese sparivano nei loro residence con i sacchetti della spesa”.

Il successo fu travolgente: “Facevamo 300 puntate l’anno. Mi sentivo immortale, spendevo tutto. Poi la doccia fredda: da 300 a zero. Ma non rinnego nulla”. Tra follie e sogni, ricorda un colpo di fortuna: “Un giorno mi chiama l’agenzia di Tarantino: voleva un mio brano per Jackie Brown. Pensavo fosse uno scherzo. Invece era vero: quei sei minuti mi hanno garantito l’eternità”. E il futuro? Smaila sorride: “Bevo, fumo, mangio senza limiti. Sono un po’ irregolare, ma non mi pento. Secondo i benpensanti andrò all’inferno. Va bene così”.