Un romanzo capace di parlare a chiunque sia in cammino, alla ricerca del proprio approdo, è “I giorni del mare” di Pierre Adrian. Con una prosa lieve, evocativa e poetica, lo scrittore francese racconta di una famiglia, di una grande casa, del tempo che scorre, di una nonna e di un nipote, di un amore sospeso…

Decisi di tornare alla casa grande. Non si torna mai da qualche parte senza motivo. E, per quanto mi fossero segrete, dopo tanti anni avevo le mie ragioni per rivederla nel mese di agosto. C’era il tempo che passava e la certezza che, ormai, niente fosse eterno.

È con queste parole che si apre I giorni del mare (156 pagine, 18,50 euro) di Pierre Adrian, pubblicato da Atlantide nella traduzione di Maria Sole Iommi. Un incipit che proietta da subito il lettore nella dimensione emotiva che caratterizza l’intero romanzo: la necessità del ritorno, il desiderio di ritrovare un luogo che non è solo spazio fisico ma un rifugio per i ricordi.

Pierre Adrian dà avvio alla narrazione mettendo insieme la malinconia per il passato, per ciò che è stato, e la consapevolezza del tempo che fugge. Lo fa ambientando la sua storia in una stagione, l’estate, che contiene in sé inizio e fine, gioia e tristezza, l’esplosione della luce e il suo progressivo affievolirsi. Già nelle prime pagine svela l’essenza di un racconto che osserva le cose mentre stanno per finire e, così facendo, prova a comprenderne il significato: «Ogni anno si riproducevano in qualche settimana i misteri di una vita intera».

Una storia intima e universale

Protagonista de I giorni del mare è un uomo alla soglia dei trent’anni, del quale non conosceremo mai il nome, che attraverso un dialogo interiore – fatto di osservazioni, riflessioni, più che di eventi – racconta una storia che sa essere intima, personalissima, ma anche universale. Dopo anni di assenze e viaggi, decide di tornare nella grande casa di famiglia, che ogni agosto si anima di zii, cugini, bambini e adulti, i quali trascorrono insieme le vacanze sotto lo sguardo fragile ma vigile della nonna. Un luogo che sembra immutato, fatto di piccole abitudini – le giornate in spiaggia, i pranzi, le notti trascorse dai più giovani al caffè del porto – nella cui rassicurante ripetizione trovano spazio la sensazione di fugacità e l’inquietudine del tempo che cambia.

Tra tutti i personaggi, più o meno rappresentati, più o meno delineati, ad emergere è un corpo collettivo: la famiglia, che rappresenta forse il vero protagonista del romanzo. Rifugio contro l’esterno, punto sicuro da cui partire e a cui tornare, senza il bisogni di offrire alcuna spiegazione, spazio che custodisce la memoria e che regge i legami. La grande casa diventa il suo set naturale e lo sfondo per i suoi rituali e le sue ricorrenze, che costituiscono la grammatica che dà ordine a questo microcosmo. La famiglia diventa un compendio di gioie e dolori, un’antologia dei possibili destini umani, uno spazio in cui si celebra la festa così come il lutto e che sa trasformare anche la perdita in memoria condivisa.

Luoghi dal tempo sospeso

Al centro di questo mondo, fatto di persone e personalità, risiede la nonna, proprietaria della casa e conoscitrice delle storie di tutti giacché, in qualche modo, è l’unica che le ha osservate e attraversate interamente. Al capo opposto c’è Jean, il più piccolo, il bambino nel quale il protagonista sembra riconoscersi e che è capace di regalargli uno sguardo nuovo sul passato e sul futuro. Al fianco della famiglia, Anne, conosciuta fin dall’infanzia, amore sospeso, sempre desiderato ma mai trattenuto.

E poi ci sono la Bretagna, il Finistère e Brest, che si impongono come altri protagonisti: luoghi dal tempo sospeso, che obbligano a rallentare, osservare e riflettere. Qui il narratore contempla lo scorrere del tempo, ammira le vite degli altri e riflette sulla propria, immerso in un paesaggio esposto anch’esso all’incertezza del clima.

La nostalgia e l’età adulta

Caratterizzato da una prosa lieve, evocativa e poetica, che in alcune scene richiama scenari quasi hopperiani, I giorni del mare è un canto alla nostalgia e, al contempo, una riflessione sull’insorgere dell’età adulta. Pierre Adrian rende visibile l’incanto dei giorni estivi: momenti apparentemente insignificanti che compongono però un quadro intenso e indimenticabile. Da un lato la felicità quasi immotivata che accompagna il mese d’agosto, dall’altro, dopo Ferragosto, il capovolgimento della vacanza, l’inizio dell’autunno e, metaforicamente, la sensazione che tutto sia destinato a cambiare.

I giorni del mare di Pierre Adrian è un libro sul tempo che passa, sul fascino dell’incertezza e sulla necessità delle certezze. Il titolo originale, Que reviennent ceux qui sont loin (“Che ritornino coloro che sono lontani”), svela la dimensione dell’inevitabile che accompagna ogni ritorno, qualcosa di cui a un certo punto non si può fare a meno. Sorprende pensare che sia opera di un autore poco più che trentenne, che è stato in grado, affidandosi alla sola rappresentazione dei pensieri del protagonista, di scrivere un romanzo capace di parlare a chiunque sia in cammino, alla ricerca dei propri legami, della propria identità, del proprio approdo.

Seguici su InstagramTelegramWhatsAppThreadsYouTube Facebook e X. Grazie

Correlati