Lo sciamanesimo illuminato di Conte invoca un sacrificio. E poiché da un anno a questa parte tutti lo hanno seguito come il pifferaio di Hamelin, lo faranno ancora questa sera, con il Genoa. Perché è atteso un clamoroso ritorno al passato. O magari al futuro. Intanto è 4-3-3. Con un’esclusione eccellente: tutti gli indizi portano a Kevin De Bruyne. Dal bunker di Castel Volturno, nel pomeriggio assolato, emergono i dettagli di una rifinitura in cui don Antonio ha voluto insistere con Neres, che con lo Sporting gli è apparso tra i più brillanti. Già l’altro giorno era chiaro che il portoghese aveva stretta tra le mani la sua prima maglia da titolare della stagione. Ma non sarà Politano il sacrificato. Per una gara, almeno all’inizio, i Magnifici Quattro si separano. Non è un dramma. Nel nome del turnover tocca a King Kevin, la stella della notte di Champions. E in campo, alle 18 al Maradona, con il Genoa, c’è praticamente il Napoli dello scudetto. Ovviamente con due soli innesti nuovi: Beukema e Hojlund. Ci sono proprio quasi tutti gli eroi del quarto tricolore, sistemati in campo esattamente come nella stagione delle favole. Occhio: è solo una rotazione. Nessuno pensi a chissà quale vendetta legata al cambio con il Milan. Nulla di tutto questo. Nelle intenzioni di Conte il 4-3-3 doveva già essere rimesso in campo con il Pisa. Ma lì ha pesato la gara con il Manchester City: dopo aver sostituito De Bruyne all’Etihad, sarebbe stata pesante un’esclusione anche tre giorni dopo.

Le scelte Una mini-rivoluzione, insomma. Anche perché Conte vuole un Napoli camaleontico e anche capace di sorprendere. Per questo intende provare il vecchio abito del trionfo, da qualche tempo messo nell’armadio. Ma mai dimenticato. E in caso di necessità, il cambio di pelle. Nessuna sculacciata per De Bruyne per colpire inconfessabili, forse impercettibili colpe, nessun messaggio alla squadra perché tanto già in estate aveva detto, a chiare lettere, che non ci sono intoccabili. Gli occhi dello sciamano Conte ieri fiammeggiavano come a ogni vigilia: impressionante come non faccia differenza tra lo Sporting e il Genoa. È un fatto che questo Napoli è stato plasmato in un calciomercato guidato da lui in prima persona per meriti acquisiti sul campo. Dunque spazio a Neres, e poi magari anche a Lang. Tornare al passato, a quattro mesi fa, quando il Napoli stupiva l’Italia e l’Europa. Ergo, tornare al vecchio modulo, qualcuno lo chiama ancora quello della “grande bellezza”. L’unico obiettivo di stasera è la vittoria e se De Bruyne è un vincente (il copyright è del belga), Conte lo è ancora di più. E anche da allenatore. Nello scegliere la formazione anti-Genoa tiene conto soprattutto della stanchezza accumulata in questi giorni. Magari a 34 anni Kevin ha bisogno di riposare. Solo in questa ottica, l’allenatore del Napoli ha gestito il turnover. Insomma la reazione con il Milan non sembra entrarvi nulla con la panchina (probabile) di questa sera. Perché tanto Conte (e con lui Oriali) è stato chiaro fin da subito: se qualcuno avesse in mente di fare un’altra volta il maleducato, meglio lasciar perdere. Conte non è un tipo morbido, di essere amico dei suoi calciatori non gli importa nulla. La tattica Conte pensa a un Genoa trincerato in difesa, tra due o tre linee a protezione della porta. Insomma, un catenaccione vecchia maniera. Dunque, immagina che serva l’invenzione sulle fasce di chi (Neres e Politano) può saltare l’uomo e creare la superiorità. Intanto, Neres giocherà a sinistra mentre Politano a destra. Ma anche Lang è pronto. A centrocampo, nessun altro turnover: Lobotka e Anguissa sono confermati e così anche McTominay che ha bisogno di continuità. E l’avrà. Se Spinazzola stamane al risveglio a Pozzuoli, dove la squadra è in ritiro dalle 19 di ieri, dovesse dirgli che si sente in forma, giocherebbe lui a sinistra. Altrimenti, spazio a Olivera. Per il resto, torna Di Lorenzo, assente in Champions e nel mezzo della difesa a 4 c’è ancora uno dei leader: Juan Jesus. Conte ha avvisato i suoi sui pericoli di affrontare una partita contro una squadra che ha già l’acqua alla gola. Il turnover per tenere tutti sulla corda. Anche rischiando ancora qualche altra polemica. Perché mandare in panchina King Kevin è solo una cosa che può fare un altro re.

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