Diane fa l’insegnante ed è la madre di Lou, una sedicenne avuta col suo ex, e del piccolo Tom, il figlio che ha messo al mondo con Seb. Quando anche il suo secondo marito entra in crisi e va via di casa, l’angoscia di Diane diventa l’occasione per fare un bilancio della sua vita. Un bilancio che forse ci riguarda. Una madre ansiosa da cui come figlia è fuggita in passato, una relazione di coppia naufragata tra mutuo, lavatrici e figli, e mille domande come donna.

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Diane cerca di sopravvivere al suo nuovo dolore ma ce n’è un altro che si sta consumando nella porta accanto, di cui non si è accorta. È quello di Lou. Dopo la prima delusione sentimentale, le risate spensierate di sua figlia hanno lasciato il posto agli attacchi di panico. «Pensavo di sapere tutto di lei» pensa Diane dopo aver scoperto nella cronologia delle ricerche fatte sul telefono di Lou la frase «quali farmaci prendere per morire».

Inizia così un viaggio nel mondo dell’adolescenza che diventa anche quello di Diane nella sua infanzia. Il legame tra madre e figlia si fa strada con forza mentre la vita, nel frattempo, scorre nell’ultimo romanzo di Virginie Grimaldi, 48 anni, autrice francese bestseller che Le Figaro ha consacrato come la più letta in patria.

Virginie Grimaldi vive a Bordeaux. I suoi romanzi, popolati di personaggi coinvolgenti e sensibili, sono tradotti in più di venti lingue. È l’autrice francese più letta in patria. © Arnold S.

Delicato, a volte anche ironico, il romanzo traccia un quadro familiare che somiglia un po’ a ciò che viviamo nelle nostre case. Perché lo ha scritto?
Era da molto che volevo scrivere qualcosa sull’adolescenza. È una fase difficile, per i figli e per i genitori. Ho vissuto quei momenti di fragilità quando avevo sedici anni e oggi, da madre, tremo quando vedo il malessere dei giovani. Credo di averlo pubblicato proprio perché vorrei dire a tutti loro: non siete soli.

Diane pensa che il divorzio sia colpa sua e realizza quante idee le hanno inculcato. Ovvero che invece di essere se stessa, avrebbe dovuto vivere solo per piacere al suo uomo. “Tutte balle”, conclude. Lei cosa pensa del matrimonio?
Ho avuto la fortuna di incontrare qualcuno che mi ha ispirato a percorrere questa strada, e va avanti da vent’anni. Tuttavia, non credo che il matrimonio sia obbligatorio. Ogni coppia fa ciò che ritiene opportuno, conta trovare il proprio equilibrio. Non ho ricette, ma secondo me l’empatia e il rispetto sono essenziali. E anche i tappi per le orecchie…

Le ore fragili di Virginie Grimaldi, E/O, 256 pagg, 18,50 €

«In un secondo un’ape batte le ali duecento volte, 4,3 bambini vengono al mondo. In un secondo una madre viene a sapere che colei a cui ha dato la vita non la vuole più», pensa Diane. Qual è la cosa più difficile con gli adolescenti?
Durante i primi anni, il genitore ha accesso illimitato ai pensieri dei figli. È il capitano della nave, può consolare piccole ferite o tristezze con dei baci magici. I bambini poi crescono, ovvero costruiscono la loro intimità fatta di segreti, e i genitori provano un grande dolore. La cosa più difficile per me è trovare il posto giusto in quella fase. Essere presenti e non invadenti, cogliere segnali e accettare il fatto di non poterli consolare più con baci magici. Essere più che capitano, una semplice vedetta.

Tra le paure di Diane c’è anche quella economica. La separazione è una faccenda che ancora nel 2025 penalizza soprattutto le madri. Come mai?
Sono vittime di un sistema che favorisce ancora gli uomini. In oltre l’80 per cento dei casi hanno la custodia dei figli, spesso i padri sono deresponsabilizzati. Servono cambiamenti più veloci e risultati più efficaci.

Lou è triste quando Seb, il suo patrigno, sta nel weekend solo con suo figlio Tom. Si può voler bene anche un padre non biologico. Cos’è la paternità?
Un vero padre dona amore, tempo e crea ricordi con il proprio figlio. Anche se la legge non riconosce questa “costruzione”, i figli sì. Sanno di chi fidarsi e chi amare. Che siano padri o patrigni.

Le madri che si prendono cura delle proprie ferite infantili, riescono a essere donne migliori e madri più attente?
Penso che accada naturalmente. Quando diventi madre, rivedi la tua infanzia da una nuova prospettiva e diventi più tollerante anche verso i tuoi genitori. Diane decide di tornare a un passato che aveva sepolto e lo fa per aiutare sua figlia. Io, per esempio, ho fatto terapia per convivere meglio con le mie ansie e non trasmetterle ai miei figli. Fa bene riprendere in mano il proprio passato.

In Francia è la scrittrice più letta degli ultimi anni.
Sono la prima a sorprendermi! Non saprei ma posso solo dire che scrivo per necessità e su argomenti che mi toccano personalmente. I lettori mi dicono che si riconoscono nelle mie storie e si sentono meno soli. È magico, perché quando me lo dicono, anch’io mi sento meno sola.

C’è un modello di donna a cui si ispira?
Mia nonna, la chiamiamo “nonna” perché è italiana. Ha avuto una vita tanto difficile quanto bella, ha cresciuto cinque figli e sopportato grandi sofferenze, e ha sempre tenuto il suo cuore aperto. Sono fortunata ad averla ancora, vivo a tre minuti da lei e l’anno scorso l’ho portata in Italia. Quando siamo andate a nuotare, mi ha detto con la voce di una bambina: «Sono nel MIO Mediterraneo».