Lo scambio tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu rivelato ieri da Axios conferma che il tratto fondamentale di questa nuova epoca è l’assoluta impossibilità di distinguere la farsa dalla tragedia. Se il secondo mandato di Trump non ci avesse ormai abituati a un simile spettacolo, e la fonte non fosse più che attendibile, ci sarebbe da dubitare dell’autenticità dello scoop: una telefonata in cui il presidente degli Stati Uniti si vanta con il primo ministro israeliano dell’incoraggiante risposta di Hamas al suo piano di pace, con il tono con cui un marito insicuro mostrerebbe alla moglie il frutto della sua dura giornata di lavoro alle prese con un mobile Ikea da montare, per sentirsi replicare seccamente da Netanyahu che quella risposta non significa nulla e che non c’è proprio niente da festeggiare.
Di qui la reazione di Trump, sbottato nella più classica delle risposte da amante incompreso: «Non capisco perché sei sempre così maledettamente negativo». Non ci fossero di mezzo l’immane tragedia della guerra di Gaza e la vita degli ostaggi, con le poche speranze di pace, o almeno di un cessate il fuoco, appese a un simile dialogo da rom-com di terz’ordine, ci sarebbe da buttarsi per terra dalle risate.
C’è invece di che avere molta paura. Non del poco che oggi sembra dividere i due protagonisti di questo assurdo battibecco, ma del molto che li unisce. E che li accomuna a tutti i principali nemici del vecchio ordine liberaldemocratico, da Vladimir Putin a Viktor Orbán. Come dimostra l’invito del ministro israeliano Amichai Chikli al neofascista (e filoputiniano) Tommy Robinson, più volte condannato per crimini d’odio contro le minoranze e già entusiasticamente sostenuto da Elon Musk, che ha suscitato indignazione nella stessa comunità ebraica britannica (ne scrive Repubblica). Invito formulato dal ministro nei termini più solenni, e al tempo stesso, considerando il destinatario, grotteschi.
«Dopo l’orrendo attentato terrorista di Manchester – ha scritto Chikli su X – Israele e il popolo ebraico sono fermamente al fianco dei nostri alleati nel Regno Unito. Per questo, in rappresentanza dello Stato di Israele, sarò onorato di ospitare il patriota britannico Tommy Robinson che visiterà Israele a metà del prossimo ottobre». A riprova di quanto solido e coerente sia l’asse che lega tutti gli autocrati e aspiranti autocrati sopraelencati. E a ulteriore conferma della mia tesi, avanzata qui all’indomani delle dichiarazioni di Netanyahu sulla necessità di trasformare Israele in una «super Sparta», secondo cui il governo fascista dello stato ebraico è ormai più fascista che ebraico.