Instagram è probabilmente molto più di una semplice app. Nei 15 anni che vanno dalla fondazione a oggi, visto che la nascita risale al 6 ottobre 2010, è diventata un mosaico digitale che intreccia aspirazioni, creatività e interessi di miliardi di persone. Con diversi lati oscuri e conseguenze non immaginabili tre lustri fa.
Nata come un semplice strumento per abbellire e condividere fotografie, Instagram si è evoluto, sotto la guida di Meta che possiede l’app, in un ecosistema complesso che modella tendenze e crea carriere. Ma anche in una fonte di ansia sociale e in un campo di battaglia per la privacy. Come ha fatto una semplice app di condivisione di foto a diventare così influente?
Bisogna necessariamente partire dal 2010 e dai due fondatori, Kevin Systrom (l’intervista con lui realizzata da Federico Cella nel 2016) e Mike Krieger. Due protagonisti tanto diversi quanto complementari. Systrom era un laureato di Stanford con un occhio per la fotografia e un fiuto per gli affari, affinato da esperienze in colossi come Google. Krieger era un ingegnere brasiliano, precedentemente impiegato in Meebo, anch’egli formatosi a Stanford, dotato di un talento innato per l’interfaccia utente e l’eleganza del codice.
Un incontro frutto del fertile ecosistema della Silicon Valley: a Systrom si deve l’intuizione iniziale di un’app, che si chiamava Burbn e che era complessa e multifunzionale. A Krieger la lucidità di ridurre all’essenziale quell’idea iniziale: la formula vincente era condividere una semplice foto, ma resa più evocativa attraverso un filtro digitale.