Il prezzo dell’Iphone, anche se viene assemblato in Cina, o dei Levi’s originali made in Usa saliranno. Molto probabilmente sarà più conveniente fare le vacanze negli Stati Uniti. Destinata a crescere invece è la bolletta energetica, se – come prevedere gli accordi tra Donald Trump e Ursula Von der Leyen – l’Europa comprerà più Gnl Oltreoceano, che ha un costo più alto del metano che arriva dal Maghreb o di quello che ci fornivano i russi prima dello scoppio della guerra con l’Ucraina. Ma per comprendere l’impatto dei dazi sulle famiglie, sui consumatori finali italiani, bisogna guardare meno ai valori delle singole merci e più all’impatto economico sull’intero sistema Paese.

Al riguardo Mariano Bella, capo dell’ufficio studi di Confcommercio, indica una pericolosa spirale: «Negli Usa i dazi ridurranno la capacità di spesa delle famiglie americane, che sono i maggiori consumatori al mondo. E meno spese vuol dire minori commesse alle imprese di tutto il mondo che producono i loro beni, comprese quelle italiane. Le quali dovranno scegliere se aumentare i prezzi, limitando le vendite, oppure contenerli. E in un caso o nell’altro per le aziende ci saranno meno margini, meno guadagni, che si traducono in meno nuove assunzioni, in una perdita di crescita dei sistemi Paesi e di reddito reale per i consumatori». Già basso in Italia. Per concludere: «È troppo presto per fare delle stime, anche se al momento penso che il calo sarà di qualche decimale».

Non a caso, ad aprile, nel pieno della guerra commerciale tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, il governo italiano non aveva avuto remore nel tagliare le stime di crescita. Nel Dfp (Documento di finanza pubblica) il ministero dell’Economia aveva previsto per quest’anno un aumento del Pil dello 0,6 per cento contro un potenziale +0,8 legato proprio alla crescita dei posti di lavoro e al minore esborso per rifinanziare i titoli di Stato. Sempre nella direzione di capire meglio gli impatti sulla capacità di spesa per le famiglie, va anche ricordato che il Censis in uno studio per Confcooperative aveva segnalato che con un’imposizione e del 10 per cento «i dazi americani mettono a rischio 68.280 posti di lavoro».

LE ESENZIONI

Si entra adesso in una fase più delicata della trattativa: stabilito un livello di dazi sulle due sponde dell’Atlantico al 15 per cento, si dovrebbe decidere quali settori esentare. «In base a questo – aggiunge Bella – si capirà quanto i consumatori finali pagheranno di più i beni importati. O, ancora meglio, quanto gli importatori saranno disposti ad accollarsi sul totale dei rincari». Da non dimenticare poi un altro aspetto segnalato dall’economista Domenico Lombardo, oggi Professor of Practice in Public Policy e Direttore del Policy Observatory presso la School of Government della Luiss, in passato in America al Fondo monetario e alla Banca mondiale: «Sarà importante anche capire i dazi imposti alla Cina: se le tariffe verso Pechino saranno alte, è facile immaginare che i Cinesi inonderanno l’Europa di loro prodotti. E questo farà scendere i prezzi al consumo».

Per la cronaca, rispetto al passato, sono sempre meno i beni di consumo made in Usa che arrivano nei nostri negozi o nei nostri supermercati. A metà luglio, il Codacons aveva calcolato per le famiglie una fiammata dell’inflazione dello 0,5 per cento e una stangata complessiva da 4,2 miliardi, con un aumento soltanto sul versante alimentare di 1,62 miliardi. Va detto che nella sua stima l’associazione dei consumatori aveva inserito dazi al 30 per cento e gli effetti degli stop al taglio del costo del denaro da parte della Bce, con conseguenti ripercussioni sui mutui.

HARLEY E JEANS

Detto questo, sempre il Codacons aveva spiegato che in Italia una Harley Davidson sarebbe costata oltre 4.700 euro in più, i blue jeans il 30 per cento in più, mentre «gli snack dolci americani (prezzo medio 1,5 euro) rincarerebbero di 45 centesimi e il prezzo di un vasetto di burro d’arachidi da 340 grammi, se prodotto negli Usa, salirebbe in media di 1,5 euro».

Proprio la trattativa sulle esenzioni potrebbe “salvare” alcolici iconici come bourbon e whiskey e i farmaci salvavita. Come detto ci potrebbero essere rincari sulle bollette perché il Gnl americano ha costi di estrazione più alti. La tecnologia, ovunque prodotta, sconterà le restrizioni su terre rare e chip mentre il dollaro debole – lo stesso che spaventa le nostre aziende esportatrici – dovrebbe rendere più accessibili le vacanze e lo shopping in America, favorito in questo anche per la pax aerea tra Boeing e Airbus. Dove però i prezzi sono destinati a crescere per la spinta inflattiva legata alle politiche restrittive verso i prodotti stranieri volute da Trump.


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