di
Stefano Montefiori

Francia nel caos: il premier Lecornu ha presentato le dimissioni a Macron lunedì mattina. Nel pomeriggio un secondo incontro e la richiesta di condurre «le ultime trattative per definire una piattaforma d’azione per il Paese»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI – Il governo francese nato ieri sera è già caduto. Il premier Sébastien Lecornu questo lunedì mattina è andato all’Eliseo a presentare le dimissioni al presidente Emmanuel Macron, che le ha accettate. «Non c’erano le condizioni per proseguire, hanno prevalso interessi di parte» ha dichiarato Lecornu. 

Subito dopo l’annuncio, il presidente del Rassemblement National Jordan Bardella ha chiesto a Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale e convocare nuove elezioni. Il leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon ha sollecitato «l’esame immediato» della mozione per la destituzione di Macron. Il primo ministro è tornato all’Eliseo nel pomeriggio: la sua auto ha varcato i cancelli del 55 di rue du Faubourg Saint-Honoré alle 16.15, per incontrare nuovamente Macron. Il presidente gli ha chiesto – in un incontro della durata di un’ora e mezza – di condurre «di qui a mercoledì sera, le ultime trattative per definire una piattaforma d’azione e di stabilità per il Paese». Lecornu ha annunciato su X di «aver accettato la richiesta del presidente della Repubblica di tenere negoziati finali con le forze politiche per la stabilità del Paese». Macron ha indicato che «si assumerà le proprie responsabilità» in caso di fallimento degli «ultimi negoziati», come emerge dall’entourage.



















































È una situazione senza precedenti, si apre adesso una fase piena di incognite: o Macron cambia totalmente linea e dopo tre primi ministri di centrodestra (Barnier, Bayrou e Lecornu) prova a nominare un premier di sinistra, con scarse possibilità di superare i voti contrari in parlamento, oppure prende atto della mancanza di una maggioranza e indice nuove elezioni anticipate.

Le dimissioni di Lecornu hanno preso di anticipo il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, leader dei Républicains. Pur facendo parte del nuovo esecutivo nominato domenica sera Lecornu ha denunciato che la squadra «non riflette la rottura promessa: di fronte alla situazione politica creata da questo annuncio, convocherò il comitato strategico dei Républicains» che riunisce le principali personalità del partito. 

La riunione della destra gollista si tiene questo lunedì mattina, e secondo alcune indiscrezioni i Républicains avrebbero posto il premier Sébastien Lecornu, fedelissimo del presidente Macron, di fronte a un ultimatum: o se ne va Bruno Le Maire, ex ministro delle Finanze richiamato a sorpresa alla Difesa, o ce ne andiamo noi. Non ce ne è stato bisogno, è stato Lecornu ad andarsene.

L’avversione per Bruno Le Maire, che appena una settimana fa in un’intervista escludeva totalmente un suo ritorno in politica, ha ragioni lontane – è considerato un traditore del partito perché nel 2017 preferì andare con Macron – e anche motivi più attuali, perché in quanto ministro delle Finanze per sette anni è giudicato almeno corresponsabile del disastro del debito pubblico (3500 miliardi, mille durante la sua gestione) al quale il nuovo governo Lecornu deve tentare di porre rimedio, dopo che i premier Barnier e Bayrou hanno fallito.

Ma la lista dei ministri annunciata domenica sera, quasi uguale a quella del governo Bayrou bocciato a inizio settembre, aveva provocato reazioni sconcertate tra tutte le formazioni politiche, persino tra i macronisti che pure erano sovra-rappresentati pur non avendo la maggioranza. L’ex premier macronista Gabriel Attal ha parlato di «triste spettacolo».

«Non hanno una maggioranza ma rifiutano i compromessi. Vengono rovesciati ma restano al loro posto. A cosa giocano i macronisti? La loro ostinazione fa sprofondare ogni giorno un po’ di più il Paese nel caos», ha detto Boris Vallaud, presidente del gruppo socialista all’Assemblea nazionale, prima ancora delle dimissioni di Lecornu.

Anche il Rassemblement national si era unito alle contestazioni. «La scelta di questo governo identico, con l’aggiunta dell’uomo che ha portato la Francia alla bancarotta (Bruno Le Maire, ndr), è patetica. Cadono le braccia», ha dichiarato Marine Le Pen, presidente del gruppo di estrema destra.

«Questo governo è un gesto dell’ombrello nei confronti dei francesi. Si riprendono gli stessi e si ricomincia. In più, c’è il ritorno dell’uomo che ha fatto mille miliardi di debito. Questa provocazione non resterà senza conseguenze», aveva avvertito Éric Ciotti, ex gollista passato l’estate scorsa con il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella.

Il leader della France insoumise, Jean-Luc Mélenchon, della sinistra radicale, scrive su X: «Tutto questo per questo? Il governo Lecornu è un corteo di sopravvissuti composto all’80% da membri o ex membri della destra Républicains, assunti per proseguire una politica che ha provocato tanta sofferenza popolare e tanti danni ecologici».

La segretaria degli ecologisti, Marine Tondelier, ha a sua volta criticato i macronisti che «inventano il premio all’incompetenza», riferendosi alla nomina di Bruno Le Maire. «Il loro disprezzo per la democrazia raggiunge un nuovo livello: portano una responsabilità schiacciante nel disgusto dei francesi per la politica».

Articolo in aggiornamento…

6 ottobre 2025 ( modifica il 6 ottobre 2025 | 18:41)