Oristano In città l’assistenza sanitaria di base è ormai sull’orlo del baratro. Nei prossimi mesi, 7mila pazienti rimarranno senza medico di famiglia, una situazione che proietta un’ombra cupa sul futuro del sistema territoriale. La crisi, già grave, è destinata ad acuirsi con il recente addio di un medico, andato via sbattendo la porta prima della pensione, stremato non tanto dall’impegno verso i suoi assistiti quanto dall’eccessiva burocrazia. Altri due colleghi si ritireranno presto per aver raggiunto l’età e l’anzianità necessarie. Tutto questo avviene in un periodo problematico di forte carenza di personale. L’Asl risponderà probabilmente con l’istituzione degli ambulatori straordinari, in attesa che nuovi medici presentino le loro candidature, ma il timore è che i tempi si allunghino. Per Antonio Sulis, presidente dell’Ordine provinciale dei medici, gli ASCoT non sono la soluzione a lungo termine: «I pazienti hanno diritto ad avere un medico di medicina generale assegnato», afferma non nascondendo la sua profonda preoccupazione per gli scenari futuri.
La crisi non è solo numerica, ma strutturale. «Purtroppo, questo è il risultato di un sistema che non può più basarsi sul semplice mettere toppe ogni volta che si presenta una falla – dice –. Il servizio sanitario va organizzato. Il fatto che non si trovino medici disposti a lavorare nemmeno nel capoluogo la dice lunga su una situazione diventata ormai insostenibile». E aggiunge: «Una volta la carenza di medici si verificava solamente nei piccoli centri dell’interno, ma oggi si è estesa ovunque. Non è solo una questione remunerativa: per poter lavorare bene, il medico deve essere supportato da un sistema organizzato». A riprova della gravità della situazione, cita i dati nazionali: «In Sardegna stiamo sempre peggio. Siamo la regione con meno medici rispetto alle esigenze. Non lo dico io, ma i rapporti ufficiali».
La conferma arriva dai dati di riduzione percentuale più drastici come il calo del 39 per cento di medici di medicina generale tra il 2019 e il 2023 evidenziati dal rapporto dalla Fondazione Gimbe e anche l’Agenas certifica la costante e significativa riduzione del numero di medici di base e pediatri di libera scelta. Dice ancora il presidente dell’Ordine: «Alla base c’è una assoluta mancanza di programmazione, che non si può fa con gli slogan e le promesse. Programmazione che, sia chiaro, non riguarda solo la medicina territoriale». Antonio Sulis conclude evidenziando che le criticità del sistema sardo come la carenza di personale, l’invecchiamento demografico, la dispersione sono in gran parte legate ai ritardi nell’attuazione delle programmazioni passate e alla necessità urgente di un profondo aggiornamento per allineare i servizi alle esigenze attuali. Intanto a Oristano si riaffaccia lo spettro dell’apertura degli ASCoT per ben settemila pazienti, un numero mai ipotizzato prima, con i tanti disagi che tutto ciò comporta.