Come i panda? Il destino dei farmaci equivalenti in Italia è gravato da ombre sempre più fitte. E a rischio non c’è solo un comparto del pharma prezioso per l’economia. Questi medicinali infatti sono fondamentali per le terapie dei malati cronici, ma anche per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. E la ‘fotografia’ che arriva dal decimo Rapporto dell’Osservatorio Egualia–Nomisma, presentato a Roma, non è tranquillizzante.
Senza misure di tutela concrete, la crisi per questi farmaci rischia di diventare irreversibile. Il comparto degli equivalenti “cresce, investe, dà lavoro, ma è schiacciato da regole che ne minano la sostenibilità. Se i prezzi restano fermi, mentre i costi produttivi aumentano a doppia cifr – afferma il presidente di Egualia, Stefano Collatina – il rischio è che molte aziende siano costrette ad abbandonare i farmaci essenziali, lasciando i cittadini senza cure di base”.
L’appello del settore: non diamoli per scontati
E allora? “Non chiediamo sussidi a fondo perduto, ma condizioni economiche e regolatorie eque. Non si tratta solo di investire di più, ma di spendere meglio: prezzi sostenibili, gare multi-aggiudicatarie, basi d’asta realistiche, incentivi alla produzione europea e abolizione del payback sui fuori brevetto o esclusione dal tetto di spesa. Il nostro settore non è un costo, è una risorsa: ogni euro speso per un equivalente libera risorse per innovazione e nuove terapie”, dice con forza Collatina parlando a nome delle imprese produttrici.
Schillaci: “Grande attenzione alla farmaceutica”
“In questi anni il Governo ha dimostrato grande attenzione verso la farmaceutica, che rappresenta un settore chiave per la salute pubblica e per l’economia del Paese, anche alla luce del più ampio processo di riforma che abbiamo avviato per rendere la nostra sanità più moderna e capace di rispondere in modo sempre più efficace ai bisogni dei cittadini. In questa direzione – ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un messaggio inviato a Egualia in occasione della presentazione del Rapporto dell’Osservatorio – va anche il recente disegno di legge delega sul Testo unico della legislazione farmaceutica con cui vogliamo dare certezza a tutto il comparto e garantire equità nell’accesso alle cure, sostenibilità economica del sistema e valorizzazione delle nostre eccellenze”.
“Per garantire ai cittadini la disponibilità di farmaci carenti, c’è grande attenzione sia delle istituzioni nazionali sia in ambito in europeo per diminuire la dipendenza da mercati terzi, aumentando la produzione di farmaci essenziali. In Italia, così come in ambito europeo, la centralità del cittadino è il nostro faro: lavoriamo per un accesso equo, sicuro e tempestivo ai farmaci. È un obiettivo che, sono certo, potrà trovare nel contributo delle imprese rappresentate da Egualia un alleato prezioso”, ha concluso il ministro.
Tutti i numeri dei produttori di farmaci equivalenti in Italia
Sono 102 le aziende attive nel settore, che danno lavoro a un totale 10.900 addetti diretti, per un valore della produzione che ha toccato i 6,4 miliardi e 1,6 miliardi di valore aggiunto diretto generato.
A impattare sui margini l’aumento dei costi di produzione (+32% tra il 2019 e il 2023, +9,5% solo nell’ultimo anno), trainato dal rincaro delle materie prime (+40,6% sul periodo). Il tutto a fronte di prezzi fermi da anni. Ma vediamo meglio i dati del nuovo Rapporto.
Tra concentrazione e dipendenza dall’estero
Il 46% dei farmaci equivalenti critici è oggi fornito da uno o due produttori appena. Che succede in caso di problemi? Il sistema è fragile ed espone al rischio di carenze diffuse e prolungate.
Preoccupa anche la dipendenza dall’estero: l’Europa acquista all’estero il 48% dei principi attivi, il 60% degli intermedi e l’85% delle materie prime regolamentate.
Come ha spiegato Lucio Poma, capo economista di Nomisma, questo amplifica i rischi di interruzione delle forniture, rendendo urgente una politica industriale europea che tuteli i farmaci critici essenziali. Serve “una nuova agenda industriale per i farmaci critici, con una tempestiva revisione delle politiche di prezzo, rimborso e acquisto pubblico”, ha detto.
D’altronde a livello europeo il pane ha segnato +45% e l’indice generale dei prezzi al consumo +30%, ma i farmaci equivalenti critici sono al +2% e quelli più diffusi segnano un -8%. “Questa forbice – ha scandito Poma – mette a rischio la sostenibilità industriale degli equivalenti”.
La ‘ricetta’ di Mario Draghi
Lo studio Nomisma cita Mario Draghi e il suo “dite di no a tutto, fate qualcosa!”. Cosa? Occorre adeguare i prezzi perché alcune multinazionali hanno già dichiarato che nel biennio 2026-2027 rischiano di dover procedere al ritiro progressivo delle AIC di diverse famiglie di principi attivi se i prezzi resteranno sotto le soglie minime di remuneratività, avverte il report.
L’Osservatorio indica la necessità di una nuova agenda industriale per la farmaceutica essenziale, forte di un “adeguamento dinamico dei prezzi dei farmaci fuori brevetto; gare pubbliche con esclusione delle offerte anomale tramite floor price; obbligo di gare multi-aggiudicatarie, per ridurre la concentrazione dei fornitori; incentivi a chi produce in Europa o utilizza API di provenienza Ue; superamento del payback per i farmaci fuori brevetto”. Ma anche un allineamento tra politiche ambientali e industriali, perchè le nuove regole (come la tanto detestata dal pharma Direttiva sulle Acque reflue) non compromettano le produzioni di uno dei settori più attento all’ambiente e all’ottica One Health.
Acque reflue: la direttiva Ue che preoccupa l’industria del pharma
Un effetto a cascata
Come ha ricordato Collatina, “se cede l’industria dei fuori brevetto, crolla l’intera impalcatura dell’accesso ai farmaci. Le carenze stanno aumentando, e riguardano proprio i medicinali più critici per i pazienti cronici”.
Oggi il nostro Paese vanta impianti produttivi di altissimo livello. “Questa è una risorsa strategica che non possiamo disperdere. Ma se non cambiamo rotta, i farmaci prodotti in Italia rischiano di non essere più destinati al mercato interno: le aziende smetteranno di investire, e progressivamente sceglieranno altri Paesi dove allocare le loro risorse. Sarebbe una perdita irreparabile per il sistema industriale e per la sicurezza nazionale”, ha concluso il presidente di Egualia.
L’analisi del farmacologo
“È bene che, quando scade il brevetto di un farmaco, arrivino i generici che sono in grado di calmirare il mercato e ridurre significativamente i prezzi. Ma oggi gli equivalenti soffrono sia della normale inflazione e sia a causa dei dazi e di una serie di fattori geopolitici, penso all’aumento dei costi delle materie prime”, commenta Armando Genazzani, presidente della Società italiana di farmacologia.
“Abbiamo farmaci salvavita che costano quanto un caffè la mattina. E questo è sicuramente sbagliato. Ma c’è anche un altro tema che emerge dal report. Il fatto che per i principi attivi l’Europa dipenda in modo pesante dall’Asia. Quindi, se fossimo disposti a spendere di più o a investire per attrarre la produzione, questo non sarebbe scandaloso”, conclude Genazzani.