È intervenuto in aula, come se fosse un sostituto della procura, per esprimere il punto di vista della pubblica accusa. Indossava la toga, interviene davanti a giudici e alle parti. Ore 10, aula 215, il procuratore Nicola Gratteri è seduto accanto ai pm Ivana Fulco (magistrato del suo ufficio, in quota Dda), e il pm Ida Teresi (Dna).
APPROFONDIMENTI
E ha ricordato alcuni dati statistici, facendo leva su una richiesta in particolare: “Questo processo è durato due anni e mezzo sono state celebrate 60 udienze per una media di due ore e mezza di lavoro in aula. Non si può parlare di comprensione dei diritti della difesa, a proposito dell’appello degli avvocati. Cosa fare oggi? Si può fare udienza dalle 9 alle 18”. E ancora, sempre rivolgendosi ai giudici, Gratteri ha aggiunto: “In Calabria, nel corso del processo Rinascita Scott si faceva udienza finì alle 4 del mattino e non ci sono state scarcerazioni. Per oltre cinque mesi abbiamo fatto udienza fino alle 4”.
Un modo, quello di Gratteri, di difendere la scelta di svolgere un calendario sprint con oltre quattro udienze alla settimana. Immediata la replica da parte dell’avvocato Claudio Botti, che ha aggiunto: “Ricordo che è stato firmato un protocollo da parte della Procura per il quale i processi con detenuti finiscono alle 16”. Settima sezione penale, processo carico di tensione.
Una vicenda entrata decisamente nel vivo, dopo la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare dello scorso luglio di 15 imputati (tra cui i tre fratelli Antonio, Angelo e Luigi Moccia). Poche ore fa il colpo di scena in aula, con l’arrivo del procuratore di Napoli, con tanto di toga sulle spalle, nello scranno riservato alla pubblica accusa accanto ai suoi sostituti. Una vicenda che ha rappresentato uno dei motivi del dissenso dei penalisti che hanno proclamato 4 giorni di sciopero.