di
Valentina Santarpia

Negli ultimi giorni, la relatrice dell’Onu è finita al centro di diverse polemiche: dalle parole sulla senatrice a vita Liliana Segre al rimbrotto in pubblico al sindaco di Reggio Emilia. Mentana: «Posso essere d’accordo con lei su alcune questioni, ma non può dire che censuriamo le immagini»

Fino a qualche mese fa c’era chi la considerava una specie di eroina: le sue lacrime all’Onu nel denunciare le atrocità subite dai palestinesi, gli attacchi violenti subiti dalle autorità israeliane e americane, avevano fatto di Francesca Albanese, relatrice dell’Onu sui territori palestinesi occupati, una sorta di simbolo per chi ha a cuore la causa palestinese. 

Ma la sua reputazione negli ultimi tempi, almeno in Italia, si è incrinata, complici alcune opinioni «forti» su Hamas – ma soprattutto le sue divergenze, esplicite, con la senatrice a vita Liliana Segre. E anche i suoi atteggiamenti «teatrali» come l’uscita improvvisa dallo studio di La 7 durante la trasmissione «In Onda». 



















































Tutto è iniziato ad agosto, quando Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento, intervenne sull’opportunità di usare il termine genocidio per parlare di Gaza. «L’abuso di genocidio che dal primo giorno viene fatto qui, il compiacimento, l’isterica insistenza per imporlo a chi non lo condivide, e in primo luogo a tutti gli ebrei, è un fatto morboso che, appunto, come avverte Grossman, scaturisce da sentimenti antisemiti, magari inconsci. Si percepisce chiaramente un sottofondo di questo tipo: Mi avete seccato per decenni con il Giorno della Memoria? E adesso mi prendo la rivincita e vi grido in faccia genocidio, genocidio... E i risultati si vedono perfino negli autogrill», aveva detto la senatrice. 

Albanese aveva commentato duramente le sue dichiarazioni, prima con un post sul suo profilo Facebook. E poi con un tweet che la ritraeva accanto al murales dedicato alla senatrice con su riportata la frase «l’indifferenza è più colpevole della violenza stessa» con il commento «Gaza Genocide. Day 665». 

E anche dopo che la senatrice, che ha passato tutta la vita impegnata in battaglie contro l’odio, aveva ribadito il suo pensiero, Albanese aveva continuato a commentare in maniera poco diplomatica: «La parola genocidio non è carica di odio. È carica di responsabilità, collettive ed individuali, fin qui mancate e disattese col beneplacito dei benpensanti, eletti e non. Mentre una popolazione intera è costretta a pagare il sadismo infinito di una banda di criminali e dei loro complici vicini e lontani». 

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Il secondo passaggio cruciale è stata la cerimonia di consegna del Primo Tricolore alla relatrice speciale Onu da parte del sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, che qualche giorno fa è diventata un caso politico.

Il passaggio del discorso del primo cittadino su «la fine del genocidio e la liberazione degli ostaggi» è stata scandita dai fischi della platea. La stessa Albanese, poco dopo, spiegando che di fronte ai crimini di guerra non ci sono condizioni da imporre, ha chiesto al primo cittadino di «promettere che questa cosa non la dice più». Albanese poi si è scusata con il sindaco, ma il video dell’imbarazzante dialogo è circolato su tutti i siti di informazione. 

L’ultimo «incidente» è avvenuto lunedì sera, quando Albanese ha lasciato lo studio della trasmissione dove era ospite, In Onda, quando il giornalista Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella, ha citato la «posizione di buonsenso sul genocidio» della senatrice Segre.  «Per favore non torniamo indietro…», è intervenuta Marianna Aprile, che con Luca Telese conduce la trasmissione di La7, e nel frattempo Albanese, che già poco prima aveva annunciato che avrebbe dovuto lasciare lo studio, si è alzata in piedi dirigendosi verso le quinte: «Devo andare, ho un altro appuntamento». «Io ho citato la senatrice Segre e se ne è andata – ha protestato Giubilei -, penso che è una vergogna». «No, era prefissato che se ne andasse alle 9 – ha replicato Telese -. Non è minimamente legato a quello, alle 9 doveva andare». 

Albanese poi ha provato a spiegare: «Ho lasciato In Onda su La7 all’ennesima strumentalizzazione del nome della Sen. Segre per negare il genocidio a Gaza». «Ovviamente l’opinionista di turno-negatore del genocidio (che mi aveva sentito x ben 2 volte dire che alle 9PM sarei andata via), fa quello che può e sa: caciara», ha scritto Albanese su X. 

Però ha poi aggiunto, in un’intervista a FanPage, che il suo prendere le distanze dalla senatrice Segre è motivato dal fatto che proprio la senatrice non sarebbe lucida nelle sue valutazioni: «La pietra di inciampo della logica è che se una persona ha una malattia, non va a farsi fare la diagnosi da un sopravvissuto a quella malattia, ma da un oncologo. Ho grandissimo rispetto per la senatrice Segre, una persona che ha vissuto traumi indicibili e che è profondamente legata a Israele, per questo sostengo che ci sono gli esperti e che non è la sua opinione, o la sua esperienza personale, a stabilire la verità su quanto sta accadendo […] c’è chiaramente un condizionamento emotivo che non la rende imparziale e lucida davanti a questa cosa».

Parole che vanno ad acuire la distanza. Anche con i media. Il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, è intervenuto: «Pur essendo tra coloro che sono d’accordo su alcune delle tesi di fondo di Francesca Albanese, soprattutto quella che non relega al solo ruolo di organizzazione terroristica Hamas, tanto per dire, io penso che non si possa permettere a nessuno quello che è stato detto all’inizio dello spezzone che vi abbiamo fatto vedere dalla dottoressa Albanese, cioè che nelle televisioni italiane, per quanto mi compete, non si sono trasmesse delle immagini perché c’è una sorta di superpotere che lo impedisce. È una fesseria, ed è offensiva, ovviamente. Involontariamente offensiva. La prego di non ripeterla in altre occasioni, perché ripeterlo vorrebbe dire andare incontro a una contestazione ben precisa».

E adesso Albanese rischia di incappare in un altro incidente di percorso. Oggi, 7 ottobre, nel secondo anniversario del tragico attacco di Hamas contro Israele, a Genova è ospite di un evento promosso e organizzato da Defence for Children Italia, Amnesty International, Associazione dei Giuristi Democratici e Anpi. Ma la coincidenza con l’anniversario della strage, con i miliziani di Hamas che attaccarono a sorpresa Israele uccidendo 1.194 persone fra civili e militari, e catturando 250 ostaggi, ha subito innescato la reazione della comunità ebraica: «Fatela pure, ma fatela un altro giorno». L’evento era promosso in collaborazione con il Comune di Genova e si sarebbe dovuto tenere alla Fondazione Palazzo Ducale, location istituzionale.Ma, calcolati i rischi di un insidioso scivolone, il convegno è stato spostato ai Giardini Luzzati. E poi è filtrata la notizia che Silvia Salis, ormai costantemente sotto i riflettori della politica nazionale, difficilmente avrebbe partecipato al dibattito.  «Ho due eventi dopo il consiglio molto ravvicinati, ma vorrei andare a salutarla, a stringerle la mano», ha poi detto Salis.

Del resto, Albanese è riuscita a spaccare anche il Pd. Se alcuni amministratori locali la esaltano – vedi l’ultima iniziativa, la cittadinanza onoraria da Bologna, anche in questo caso tra le polemiche -, molti vertici nazionali non vedono di buon occhio le sue uscite: «C’è molto narcisismo, poca politica e molta arroganza», dice Pina Picierno. «Non penso sia l’ora dei protagonismi individuali», aggiunge Filippo Sensi. Mentre Elisabetta Gualmini fa sapere che non le avrebbe dato la cittadinanza a Bologna perché «è una figura molto polarizzante e divisiva». Critiche arrivano anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi: «Le parole di Francesca Albanese contro Liliana Segre e contro gli ostaggi sono indecenti». Durissimo Maurizio Gasparri (Fi): «Che l’Albanese diventi un’eroina è un’assoluta vergogna, una persona che andrebbe messa al bando». Sulla stessa linea Federico Mollicone (FdI): «Grave scivolamento ideologico e morale che offende la memoria delle vittime israeliane e distorce la verità storica e giuridica dei fatti». Mentre Avs la sostiene: «È un insulto, accusarla di essere divisiva: stiamo parlando di una delle principali promotrici del processo di pace in Medio Oriente, che andrebbe sostenuta da tutta la nostra classe politica». 


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7 ottobre 2025 ( modifica il 7 ottobre 2025 | 17:01)