La relatrice speciale dell’Onu, Francesca Albanese, è diventata un punto di riferimento politico e simbolico della causa palestinese in Italia. Ma secondo qualcuno questo è controproducente. E non mancano, all’interno del Partito democratico, voci critiche che parlano di “narcisismo”, “protagonismo” e “toni divisivi”. A innescare l’ultima ondata polemica è stata la recente uscita di Albanese su Liliana Segre – la relatrice aveva definito la senatrice a vita “non lucida” dopo le sue parole sul genocidio – ma il malcontento nel Pd fermentava da tempo. A Genova, la neosindaca Ilaria Salis ha declinato la partecipazione a un evento con Albanese “per altri impegni”. A Bologna, la concessione della cittadinanza onoraria ha provocato più di un malumore. A Reggio Emilia si è sfiorato l’incidente istituzionale”

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La sferzata di Pina Picierno

“C’è molto narcisismo, poca politica e molta arroganza”, attacca senza mezzi termini Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, che definisce Albanese “interprete di un bipopulismo” in cui “l’intolleranza diventa collante”. Una critica che va oltre la persona e tocca la strategia del partito. “È giusto che i movimenti facciano i movimenti”, spiega, “ma un partito non può limitarsi ad assecondare le piazze. Le piattaforme si condividono, non si subiscono”.

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Il dem Filippo Sensi

Sulla stessa linea Filippo Sensi, ex portavoce di Matteo Renzi ed esponente dell’ala dialogante del Pd: “Non è il tempo dei protagonismi individuali”, dice al Foglio. “Chi ha davvero a cuore la sorte dei palestinesi deve sostenere ogni sforzo per il cessate il fuoco e la restituzione degli ostaggi. Il piano di pace è l’unica strada percorribile. Tutto ciò che disturba questa trattativa rischia di diventare controproducente”. Sensi spinge anche per una riflessione più ampia sul futuro della sinistra: “Se il Pd deve ripartire da qualcuno, guardi piuttosto al premier australiano Albanese – Anthony, non Francesca – che ha battuto la destra con un’agenda credibile e pragmatica, non con gli slogan”.

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Gualmini: “Figura divisiva”

Anche Elisabetta Gualmini, europarlamentare Pd, interviene sulla polemica. Intervistata da Repubblica, contesta la decisione del Comune di Bologna di conferire la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese: “Io sarei stata più cauta. Un sindaco deve unire, non dividere. E Albanese, comunque la si pensi, è una figura polarizzante”. Il punto, per Gualmini, non è la condanna della carneficina a Gaza – su cui “tutti siamo d’accordo” – ma “l’estrema radicalizzazione dei toni e della comunicazione”.

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A Reggio Emilia si è toccato il culmine: durante un incontro pubblico, Albanese si è coperta il volto con le mani in segno di esasperazione mentre il sindaco Marco Massari – noto per il suo impegno contro i crimini di guerra – pronunciava la parola “ostaggi”. “Una scena penosa e inaccettabile”, affonda Gualmini. “Ancor più grave è stata la frase ‘ti perdono, ma non ripeterlo più’ rivolta al sindaco. Un crescendo di estremismo”.

La deriva del movimentismo

Dietro l’ascesa della relatrice Onu, una parte del Pd intravede il rischio di un nuovo populismo, stavolta in salsa progressista. “La passione per Albanese – osserva ancora Gualmini – è il frutto di una politica mediatizzata, che si muove più in base agli umori dei social che sui contenuti”.