di
Matteo Sorio

L’ex campione sarà uno degli ospiti del Festival dello Sport di Trento. «Mi piacerebbe vedere come si allena Sinner. Mi impressiona: il problema è Alcaraz che è più forte fisicamente»

«In Italia non abbiamo squadre importanti perché non riusciamo ad avere sponsor con cui allestire team da 30-40 milioni». Classe ‘51, re del Giro d’Italia ‘84 e recordman italiano per vittorie su strada, Francesco Moser arriva al Festival venerdì 10 ottobre a Palazzo della Regione (ore 20) con Giovanni Battaglin.

Moser, immagini d’essere presidente dell’Uci, l’Unione ciclista internazionale: la prima cosa che fa?
«Creerei un ciclismo con spettatori paganti. Nel tennis vendono già i biglietti per i tornei del 2026, nel calcio tutti comprano le partite in tv. Nel ciclismo non c’è un sistema di “spettacolo” intorno alle gare».



















































E ciò cosa comporta?
«Comporta che mantenere squadre e corridori non è semplice. Ai miei tempi l’Italia era al top. Oggi gli italiani che vogliono correre le corse importanti vanno all’estero».

A proposito d’italiani, con l’abruzzese Giulio Ciccone siamo tornati nella top 10 del ranking Uci, non accadeva dal 2021 con Sonny Colbrelli: che ne pensa?
«Ciccone è sempre lì lì per esplodere ma quando te l’aspetti non c’è: speriamo diventi un protagonista stabile».

Il marchigiano Giulio Pellizzari invece ha appena colto in una tappa Vuelta il primo acuto da professionista...
«Lui potrebbe essere la nostra speranza per le corse a tappe».

Pensando alla stagione 2025 è d’accordo se scegliamo Simon Yates sul Colle delle Finestre come cartolina più toccante?
«Yates ha cambiato la propria storia proprio dove aveva perso il Giro d’Italia 2018. A volte nello sport succedono queste cose un po’ magiche, molti le chiamano “destino”, anche se io penso che il destino te lo devi cercare. Certo è che la cosa più bella per noi italiani rimane Jonathan Milan…».

Parliamone…
«Uno che viene dalla pista e riesce a ritagliarsi un posto come velocista. Prima la maglia a punti al Giro dell’anno scorso poi quella al recente Tour de France. In un ciclismo che tende a privilegiare le corse dure, Milan è una grande notizia».

La novità del Tour ‘25 è stata il circuito della collina di Montmartre al posto della passerella sui Campi Elisi…
«Peccato per il temporale. Il mio primo Tour invece coincise proprio con la prima volta ai Campi Elisi: fece scalpore, c’era tanta di quella gente. Tra i miei sfondi preferiti però svetta la Costiera amalfitana».

Nel femminile abbiamo una bi-campionessa del Giro, Elisa Longo Borghini, che ha dichiarato «mungo le mucche per non dimenticare le mie origini». Una frase che a uno come lei dev’essere piaciuta. Quant’è stato importante anche per Moser tenersi strette le radici? 

«Molto. Noi veniamo soprattutto dal vino. Ma ricordo bene di quando davo da mangiare alle nostre mucche: l’ultima dei Moser la comprai io alla fiera di Bolzano».

È ancora suo il record italiano di successi, 273: spera che nessuno lo batta o accetta il fatto che prima o poi…?
«Un giorno o l’altro lo batteranno, ma non sarà facile perché sono cambiate tante cose. Non vedo corridori che possano arrivare a quei numeri. Si sono evoluti il ciclismo in sé e il calendario».

Al riguardo Alejandro Valderde dice che la differenza tra 1° e 200° oggi è minima anche perché è diventato tutto più tecnico: alimentazione, telai, ritiri in altura, ogni aspetto è migliorato.
«Concordo, difatti una volta vince uno e una volta vince l’altro. Pure nelle volate pensi che Tim Merlier sia il più forte, poi un giorno arrivano Milan o Jasper Philipsen. Uno come Mario Cipollini aveva più predominio».

Peraltro oggi comanda la radiolina…
«L’ammiraglia dirige la corsa. Nel mio ciclismo uno andava in fuga anche se non avrebbe dovuto, senza guardare in faccia nessuno. Potevi sempre dire “ma io non lo sapevo…”».

Un atleta dello sport che vorrebbe vedere allenarsi dal vivo?
«Jannik Sinner. M’impressiona come doma gli avversari. Il problema è Alcaraz, ch’è più forte di fisico e per batterlo devi essere al 100%».

Ultima: come alimentare la leva ciclistica?
«Con circuiti per allenarsi in sicurezza. I bambini vanno messi in bici presto, ma se devono andare in zona industriale la sera perché solo lì non ci sono macchine, allora le mamme preferiranno sempre mandarli in palestra. Tanti ciclisti arrivano da famiglie di ciclisti: non è un caso».


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8 ottobre 2025 ( modifica il 8 ottobre 2025 | 07:34)