di
Marco Sabella

«Sorpasso» del rendimento degli Oat decennali sui Btp di pari durata. In tre anni il rendimento dei bond italiani è sceso di oltre un punto percentuale, quello dei titoli francesi è salito dell’1,2%

Come nella favola di La Fontaine che racconta la storia dei due cani gemelli  César e Laridon, anche i Btp italiani e gli Oat francesi nascono da una stessa cucciolata ma vanno incontro a un destino opposto. Il cane César è un segugio di punta pieno di qualità mentre Laridon diventa un botolo senza talento. Eppure, ci ricorda il poeta francese, «quanti César, incapaci di coltivare le proprie qualità rischiano di diventare dei miserabili Laridon».

L’evoluzione

Triste profezia. Appena 3 anni fa, il 10 ottobre del 2022, il rendimento del Btp italiano a 10 anni veleggiava su un livello «stellare» del 4,79%. Il virtuoso César, l’Oat del debito pubblico francese, si fermava al 2,94%, quasi due punti percentuali in meno rispetto al gemello italiano. Il virtuosissimo Bund tedesco, alla stessa epoca – e parliamo di un periodo in cui il ciclo di aumento dei tassi di interesse di area Bce si avvicinava al suo culmine – non andava oltre un rendimento del 2,35%. Lo spread – il differenziale di rendimento – tra Btp e Bund quel giorno toccava i 185 punti; lo spread Oat-Bund, nella stessa giornata si fermava a 59 punti. Appena 3 anni – e 5 governi francesi dopo – ecco che i rendimenti di Btp e Oat tendono a sovrapporsi: a quota 3,57% per il decennale italiano e al 3,58% per l’Oat francese. Anche lo spread contro il Bund è appaiato, con la chiusura di martedì 7 ottobre a 86 punti. Il brillante César, incapace di coltivare i suoi talenti, si è trasformato così in un Laridon qualsiasi. 



















































Rendimento ai massimi per l’Oat

Fermiamoci qui con La Fontaine e con la favolistica seicentesca,  e guardiamo all’oggi. Nella mattinata del 7 ottobre, la crisi politica di Parigi, dopo la rinuncia all’incarico del primo ministro in pectore Sébastien Lecornu,  ha spinto il rendimento dell’Oat francese al 3,59%, 3 punti in più rispetto alla chiusura precedente. Il titolo di Stato transalpino si avvicina ai massimi di rendimento  toccati a settembre scorso, con il tasso del decennale al 3,599%. Lo spread Francia-Germania è invece stabile a 86 punti e si avvicina ai massimi del dicembre 2024 quando il differenziale arrivò a toccare gli 88 punti.

Tendenze

Gli scenari futuri, secondo la maggior parte degli analisti, fanno prevedere un ulteriore possibile allargamento dello spread tra Oat e Btp e quindi un superamento più deciso del rendimento del titolo di Parigi rispetto al bond emesso dal governo di Roma. Eppure gli scenari non sono catastrofici e ben difficilmente Parigi si avviterà in  una crisi analoga a quella che nel novembre del 2011 travolse il Btp, portando differenziale con il Bund alla vetta incredibile di 575 punti, con il rischio concreto di un possibile default del debito pubblico italiano. 

La Bce contro la speculazione

La Bce dispone di una gamma di strumenti che sono in grado di bloccare sul nascere la speculazione selvaggia. Francoforte detiene infatti il 20% del totale dei titoli emessi dal governo di Parigi e il 23% del debito pubblico italiano in seguito agli acquisti realizzati in questi anni nell’ambito del programma di «quantitative easing» (al tempo della deflazione) e poi del Pepp, il piano di emergenza di sostegno, tramite l’acquisto, ai titoli di Stato di area euro nel pieno della pandemia da Covid19. La Bce può inoltre attivare il Transmission Protection Instrument (TPI). Può in altri termini effettuare acquisti sul mercato secondario di titoli emessi da Paesi dell’eurozona che presentano un deterioramento delle condizioni di finanziamento. La portata degli acquisti non è soggetta a restrizioni a priori e questo rappresenta un potente deterrente all’esplodere di una speculazione senza limiti.

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8 ottobre 2025