Tutti hanno detto che si erano presentati direttamente dal medico Mauro Passarini, senza appuntamento, per farsi vaccinare contro il covid. E che non si aspettavano certo che il test sugli anticorpi eseguito quando il caso era esploso, potesse riservare sorprese. Ieri mattina nel processo che vede 98 persone accusate di falso in concorso con Passarini perché secondo la procura si sarebbero fatte inoculare vaccini fasulli, o estremamente diluiti, solo per ottenere il greenpass, è stata la volta degli imputati. Ma dei 17 che avevano chiesto di sottoporsi a esame, erano presenti solo in quattro. Tanto che il giudice Natalia Finzi, su richiesta del pm Angela Scorza, ha dato atto della rinuncia all’esame per 12 imputati; e ha disposto verifiche sulla autocertificazione prodotta dal 13esimo per giustificare la sua assenza.
Il primo a prendere la parola in aula, è stato uno degli accusati più noti per via del suo passato da consigliere comunale di centrodestra: il 49enne Gianluca Palazzetti. “Il mio medico di base era andato in pensione – ha ricordato di quei giorni – e quello nuovo aveva ambulatorio nello stesso plesso di Passarini”. E fu un giorno in sala d’attesa che “sentii parlare del fatto che Passarini fosse anche vaccinatore: così io e mia moglie ci rivolgemmo a lui. Eravamo un po’ perplessi sul fare la vaccinazione o meno: avevamo sentito tante cose e volevamo il consulto di un medico”. Sul vaccino, Passarini “ci disse che dava maggiore garanzia di non contrarre virus. Io ero più convinto: alla fine convinsi pure mia moglie”. Così “ci ha vaccinato lui. Facemmo due dosi, era fine estate, inizio autunno”.
Era il 2021: a novembre di quell’anno Passarini venne arrestato dalla polizia per poi patteggiato due anni per falso legato alle iniezioni fasulle; per peculato per via della contestata appropriazione di 13 fiale di vaccino Pfizer; e per evasione per avere parlato il 17 novembre 2021 a un
giornalista uscendo di casa mentre si trovava ai domiciliari.
“La prima dose – ha proseguito Palazzetti – nell’ambulatorio di Marina. La seconda in quello a Ravenna”. In quanto alle modalità di somministrazione del vaccino, così le ha descritte: “Il dottore agitò una fialetta presa da un frigo o da un mobile e usò un ago”. L’ex consigliere ha negato di avere poi ricevuto una lettera dell’Ausl per eseguire “il test anticorpale: altrimenti ci saremmo andati”. A questo punto ha depositato alla corte il risultato del test eseguito il “7 maggio 2022 in un laboratorio di Ravenna con la moglie. Risultato – ha sottolineato -: anticorpi attivi”. Il pm ha tuttavia rimarcato la distanza temporale dalle inoculazioni fatte negli ambulatori di Passarini: “È un po’ dopo…”.
L’imputato a seguire, ha spiegato di avere saputo da un familiare dell’attività di Passarini come vaccinatore: “Mio fratello era assistito da lui, me ne parlò. Andai lì per evitare il cmp: meno gente vedevo meglio era. Mi sono presentato, mi veniva comodo: era” non distante “da casa mia”. Data: 7 ottobre 2021, “poi feci il richiamo a fine mese”. Il pm ha qui introdotto il tema legato alla concentrazione degli anticorpi: “Dopo la convocazione in questura, fece il test anticorpale che risultò negativo e le tolsero il green pass”. L’imputato ha allora sottolineato che “la negatività mi sorprese: contattai l’Ausl per un nuovo prelievo fatto il primo dicembre: stavolta risultai positivo”.
Andrea Colombari