di Alessia Marasco
Con l’album Amuri Luci, Carmen Consoli inaugura un nuovo, ambizioso percorso: una trilogia discografica che esplorerà le tre anime che hanno definito la sua carriera e la sua scrittura – le radici mediterranee e linguistiche, la matrice rock e il cantautorato. Tre dischi diversi, tre visioni autonome, un unico progetto organico che restituisce tutta la ricchezza di un’artista capace di reinventarsi senza perdere la propria identità. La cantantessa è stata ospite di Mixo e Luca De Gennaro per parlarci di questo suo progetto e delle sue nuove canzoni.
Carmen Consoli: “Quest’anno sono uscita con ben 3 dischi ma la mia attività è, fondamentalmente, il live. Per cui tutto è finalizzato alla costruzione e all’ideazione dei concerti. Ormai l’attività live è quella principale. Qualche anno fa il lavoro discografico e questo aspetto di questo lavoro coincidevano, adesso sono due lavori diversi. Per cui ho scelto di fare la cantante che si esibisce sul palco, suonando un bruttissimo strumento, ovvero la chitarra. Gli strumenti sono brutti, uno deve farsi crescere le unghie. Non devi suonare, devi mandare la base.” Carmen poi continua, sempre con tono ironico: “possibilmente uno non dovrebbe neanche esibirsi, fa male. Non bisogna suonare, non si devono vendere più strumenti… Beh, ho scelto di fare questa cosa da boomer e quindi di concentrarmi sulla carriera live e di fare questo lavoro, non quell’altro.”
Amuri Luci
Il primo capitolo, Amuri Luci, è stato pubblicato il 3 ottobre 2025 (Narciso Records/Warner Music) e affonda nelle origini linguistiche e culturali della Sicilia. La scelta del siciliano, arricchito da stratificazioni di arabo, latino e greco, non è nostalgia né folclore, ma ritrae, nelle parole e nei suoni, un’isola polifonica, crocevia di civiltà, ponte tra epoche e culture, luogo dove il passato continua a parlare costantemente al presente. La lingua madre diventa strumento vivo di memoria, di verità e di resistenza. E aggiunge Carmen: “è bello essere italiano, con la particolarità di venire da una certa parte dell’Italia. Questa è anche la nostra ricchezza: non siamo solo italiani, siamo di origine veneta, siciliana… È bellissimo perché abbiamo culture e sottogruppi di culture che ci arricchiscono.”
La trilogia e le tre anime di Carmen
“La trilogia esplora i miei tre mondi: la ricerca delle tradizioni musicali, rock e cantautorato. Mi sono accorta di una cosa che si lega a una frase che mi disse il mio insegnante di inglese e cioè che parlare un’altra lingua è come vivere un’altra vita. Ed è vero. Per cui ogni lingua tira fuori da me un’anima diversa. Per esempio, l’italiano ha sempre tirato fuori una Carmen introspettiva che parla di sé, per cui sussurra. Invece il siciliano è polemico, mi fa tirare fuori la voce. È tutta un’altra Carmen, non mi viene di scrivere canzoni d’amore in siciliano, piuttosto canzoni più impegnate politicamente.”
I concerti
Avendo quindi 3 dischi in uscita, Carmen partirà in tour per 3 concerti diversi: “adesso porteremo in giro il concerto di Amuri Luci, il secondo disco è invece in lingua internazionale che ho abbracciato durante la mia vita e con me ci saranno due componenti degli Uzeda (gruppo musicale catanese, ndr) per cui sarà un disco di matrice quasi rock, anche abbastanza ostico. Quindi ancora più pop di questo”. Carmen poi aggiunge, sempre con tono ironico: “Canto anche in greco antico e non solo non avrò successo in Italia ma neanche in Grecia, perché canto in una lingua che non si parla più! Sono brava eh?”.
La collaborazione con Mahmood in “La terra di Hamdis”…
Il pezzo trae spunto dai versi di Ibn Hamdis, poeta siculo-arabo dell’XI secolo costretto a lasciare l’isola dopo la conquista normanna e a peregrinare per il Mediterraneo arabo. I suoi versi e le sue vicende si intrecciano con un presente drammatico di guerre, migrazioni forzate e sopraffazioni. La voce calda di Mahmood invoca il vento perché possa sciogliere il pianto e spegnere questo inferno: “Mahmood è stato bravissimo, ha studiato perfettamente il siciliano per questo brano, pronunciando bene il dialetto. Bravissimo.”
… E quella con Jovanotti in “Parru cu tia”…
“Parru cu tia” è un potentissimo inno alla ribellione scritto da Ignazio Buttitta: chi accetta il disprezzo e il sopruso del padrone senza alzare la testa ne è complice. Alle parole di Buttitta si aggiungono quelle altrettanto potenti di Lorenzo Jovanotti: un’esortazione rivolta a noi stessi, a non lasciare inascoltata la voce che ci parla da dentro.
Carmen Consoli: “Questa canzone ha una contenuto che dice “parru cu tia – parlo con te, che fai l’indifferente in mezzo alla folla”. Cerca di spronare le persone a trasformare in azione ciò che è la parola. E chi, vicino a Buttitta, poteva dire una cosa importante? Lorenzo Jovanotti. Che infatti si appella ai ragazzi e a tutte le persone dicendo di prendere nelle mani la loro vita e di fare la differenza, agendo. Come l’altro giorno, quando abbiamo visto tutti quei bei ragazzi in piazza (nelle recenti manifestazioni per Gaza, ndr): è stata una bella soddisfazione.”
Amuri Luci è una mappa affettiva che collega lingua, memoria e responsabilità. Ascoltandolo, sarete attraversati da storie che hanno il sapore del passato e la rabbia del presente. Carmen Consoli mette in gioco la sua voce con la capacità di scavare nelle pieghe del mito, della migrazione e dell’impegno civile senza indulgere alla retorica. Gli ospiti, le lingue morte e i frammenti poetici non appesantiscono il gesto: lo amplificano, trasformando ogni traccia in un piccolo rito di attenzione. Amuri Luci chiede di essere vissuto tutto d’un fiato e poi riaperto come un libro di cui non sapevamo di avere bisogno. Denuncia e consola nello stesso respiro, lasciando dietro di sé una scia luminosa e inquieta.
Ascolta l’intervista integrale: