Chi l’avrebbe mai detto? In un programma come DiMartedì, dove da mesi si alternano voci anti-Israele di chi reputa Netanyahu come il diavolo personificato, è arrivato un segnale in controtendenza. E non da un politico o da un esperto di Medio Oriente, ma da chi fa satira. Luca e Paolo, nel loro consueto siparietto di apertura, hanno preso di mira nientemeno che Francesca Albanese, la relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi. E lo hanno fatto con la loro consueta ironia tagliente, riuscendo a dire – in pochi secondi di satira – ciò che molti opinionisti e politici non hanno avuto il coraggio di pronunciare.
Gli ostaggi e il “perdono” di Albanese
Lo spunto è la cerimonia a Reggio Emilia in cui il sindaco Marco Massari ha premiato Albanese. Durante il suo discorso, il primo cittadino ha osato affermare: “Per costruire la pace servono la fine degli attacchi israeliani e la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas”. Per l’irriducibile relatrice speciale e per la platea militante che la acclamava, quelle parole erano esecrabili. Il pubblico ha reagito con fischi, insulti e cori di protesta. Sul palco Albanese, visibilmente infastidita, ha assunto un’aria di sdegno quasi ieratica, come se l’oratore avesse violato un dogma. Poi, con tono solenne, lo ha “perdonato”, ma gli ha intimato di “non dire mai più” quelle parole. Una scena che avrebbe potuto far ridere, se non fosse tragicamente ioneschiana.
Il fanatismo della relatrice
E proprio quel teatrino surreale è stato trasformato in satira da Luca e Paolo, che hanno ridicolizzato l’atteggiamento della relatrice speciale e, con lei, il fanatismo che ormai circonda una parte della sinistra. Ridere di Albanese in prima serata, su La7, non è un gesto banale: è un segnale. Significa che anche in quel mondo mediatico, spesso indulgente con l’ideologia “anti-israeliana a prescindere”, qualcosa si sta incrinando. Subito dopo, nel programma di Floris, Corrado Augias ha espresso parole di severissima condanna verso Albanese, definendo il suo comportamento “una reazione impropria che sconfina nel fanatismo”. Due episodi nello stesso programma, nel giro di pochi minuti: forse la misura è davvero colma.
Colma non solo per l’atteggiamento di Albanese, ma per la tolleranza con cui per mesi la si è lasciata pontificare, giustificare e relativizzare. I suoi interventi, intrisi di un linguaggio giuridico selettivo e di una visione manichea, hanno finito per fare più male che bene alla causa dei diritti umani. Una figura che, nata per promuovere la pace e la giustizia, è diventata simbolo di divisione e di oltranzismo. Eppure, nessuno dei leader della sinistra ha avuto il coraggio di dire apertamente che ciò che è accaduto a Reggio Emilia è stato indegno: un sindaco fischiato per aver ricordato che tra gli innocenti da salvare ci sono anche gli ostaggi israeliani. Solo poche, isolate voci nel Pd hanno espresso solidarietà a Massari. Per il resto, silenzio. Un silenzio vile e complice.
La brillante satira di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu arriva a pungere finanche la non avvocatessa Francesca Albanese.
CALA IL GELO IN STUDIO. FORMIGLI PARE PIETRIFICATO pic.twitter.com/ZOyoWQyGWY
— Ferdinando Iuliano 🇮🇹🇨🇦 (@ferdinandoiu) October 9, 2025
La lezione di Luca e Paolo
La satira, questa volta, è arrivata prima della politica. È stata la risata, non il dibattito, a scoperchiare l’assurdità di una situazione in cui la compassione è diventata un reato d’opinione. Luca e Paolo, con un semplice sketch, hanno rimesso al loro posto le proporzioni morali: hanno ricordato che si può criticare Israele senza negarne il diritto all’esistenza, che si può provare empatia per i palestinesi senza indulgere verso chi li tiene in ostaggio. E che si può ridere anche dei “sacerdoti dell’indignazione” quando questa diventa dogma.
Forse la misura è colma davvero. Forse l’incantesimo della retorica radicale, quella che traveste il pregiudizio da umanità e la propaganda da giustizia, sta finalmente incrinandosi. Se persino la satira – l’ultimo baluardo della libertà di parola – ha cominciato a smascherare gli eccessi di Albanese, allora qualcosa si muove. E chissà, forse il ridicolo, più ancora della diplomazia, sarà il primo passo verso il ritorno alla ragione. E il fatto che ciò sia avvenuto il 7 ottobre è un ulteriore segno di speranza.
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Redazione