Li chiamiamo nativi digitali, ma stiamo insegnando loro a muovere le dita, non a muovere i pensieri.
Scrivere a mano non è un gesto del passato: è un modo di pensare con il corpo, di radicare le idee nel cervello,
di trasformare l’esperienza in conoscenza.
Ogni parola scritta a mano accende connessioni che la tastiera spegne.
La vera modernità non è la velocità,
ma la profondità e lo dice anche la scienza.
Riportiamo le riflessioni del dott. Marco Cosentino.
Siamo nell’era degli schermi, delle tastiere, dei tablet già in prima elementare. Ma il cervello dei bambini (e degli adulti) ci racconta un’altra storia: scrivere a mano non è un retaggio del passato, è un allenamento neurologico insostituibile.
La ricerca norvegese
Uno studio pubblicato nel 2023 su Frontiers in Psychology (Askvik et al.) ha dimostrato che scrivere a mano, e non digitare su una tastiera, attiva reti neurali profonde, essenziali per l’apprendimento e la memoria.
Gli autori concludono:
“Invitiamo i bambini, fin dalla più tenera età, ad essere esposti ad attività di scrittura a mano a scuola per stabilire schemi di connettività neuronale che forniscono al cervello le condizioni ottimali per l’apprendimento.”
Perché la mano batte la tastiera
Scrivere a mano è un atto multisensoriale:
coinvolge la motricità fine, la percezione visiva e la coordinazione spaziale,
costringe a rallentare, favorendo attenzione e riflessione,
potenzia la memoria a lungo termine, trasformando le parole in tracce profonde.
Digitare, invece, è più veloce ma più superficiale: non richiede lo stesso sforzo cognitivo, produce meno rielaborazione e spesso lascia un apprendimento fragile.
Altre evidenze scientifiche
Non è l’unico studio a dircelo:
Uno studio di Mueller e Oppenheimer (2014, Psychological Science) ha mostrato che gli studenti che prendevano appunti a mano ricordavano e comprendevano meglio rispetto a chi usava il laptop. La scrittura manuale favoriva la rielaborazione concettuale, non la mera trascrizione.
Ricercatori dell’Università di Washington (Berninger, 2012) hanno documentato come i bambini producano testi più lunghi, meglio strutturati e con idee più ricche quando scrivono a mano rispetto alla tastiera.
La neuroscienziata Stanislas Dehaene ha sottolineato che la scrittura manuale attiva circuiti cerebrali unici che aiutano a riconoscere lettere e parole e a consolidare l’alfabetizzazione.
Non tecnologia o carta: ma un equilibrio
Questo non significa rifiutare il digitale: la tastiera è utile, rapida, necessaria. Ma significa riconoscere i contesti giusti:
- per prendere appunti, imparare, ricordare → carta e penna
- per comunicare velocemente o elaborare testi → tastiera
Un messaggio educativo
Nell’entusiasmo di “digitalizzare la scuola” rischiamo di sacrificare proprio ciò che rende il cervello capace di apprendere in profondità.
Scrivere a mano non è nostalgia: è scienza dell’apprendimento.
Ai genitori e agli insegnanti: prima di sostituire quaderni e matite con tablet e laptop, ricordiamo che ogni parola scritta a mano è un seme piantato nella memoria e nell’intelligenza dei bambini.