Dall’ammirazione sconfinata alla noia, fino alla strisciante antipatia: gli imbattibili nello sport finiscono spesso per provocare un senso di stanchezza e fastidio. Non solo nel ciclismo: è successo anche nel calcio, nel tennis e in tanti altri sport. E ci sono due motivi precisi…
Ci vuole un attimo. L’ammirazione sconfinata degli inizi sfocia nella noia di un risultato troppo scontato, per trasformarsi alla fine in strisciante antipatia. E l’altalena di sentimenti che investe gli imbattibili nello sport e si risolve in un ribaltamento di sensazioni. Non è sempre così, non lo è per tutti, ma spesso i miti viventi sono sottoposti a queste capriole di emozioni. L’ultimo caso è naturalmente quello di Tadej Pogacar, che non si stanca di vincere, anzi di stravincere: corse a tappe e in linea, andandosene in salita, in pianura e in discesa. Quando vuole, come vuole. Lui da una parte, il resto del mondo dall’altra. La sua superiorità è un’epifania senza fine. Troppo ampia per digerirla. Di qui il senso di stanchezza, se non di fastidio, di cui si diceva. Forse lo stesso che si provava per il “cannibale” Merckx degli Anni 60 e 70 o per l’Alfredo Binda pagato per non correre il Giro d’Italia del 1930 perché troppo forte.