dalla nostra inviata
CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) – Lo chef stellato Graziano Prest allunga lo sguardo oltre la vetrata della terrazza panoramica. Quassù il bistrò The Roof, laggiù lo chalet Tofane e il ristorante Tivoli. Il direttore Luca Culot va avanti e indietro fra i tavoli, l’ex socio Kristian Casanova è appena uscito. Eccola qua, al quarto piano della Cooperativa di Cortina, la Regina delle Dolomiti che non si è piegata alle pretese estorsive dei fratelli romani Leopoldo e Alvise Cobianchi. «Abbiamo mantenuto la schiena dritta, ma emotivamente siamo molto provati», confida il ristoratore, accettando di raccontare la vicenda che ha visto loro malgrado coinvolti i tre bellunesi come vittime e testimoni.

Quando ha conosciuto i Cobianchi?
«Nell’autunno del 2021 allo chalet Tofane, che con il mio socio avevo in gestione da novembre del 2018 e stava tornando in attività dopo l’interruzione del Covid. Kristian me li ha presentati: “Vorrebbero organizzare l’ultimo dell’anno qua da noi”. Ho replicato: “Vediamo, abbiamo altre due proposte”. Ma effettivamente la loro era la più concreta e promettente, così abbiamo accettato. I fratelli si sono presi in carico di organizzare tutto, a una cifra concordata, assicurando la presenza di 120 clienti, tutte belle persone perché avevamo chiesto garanzie in modo da evitare gli eccessi del Capodanno. Alla fine è andato tutto molto bene: il menù, i vini, il servizio. Quella sera ero rimasto al ristorante Tivoli, ma verso le 2 sono andato là per fare gli auguri a tutto lo staff e ho incontrato anche loro. Da quello che si poteva percepire allora, era veramente una bella festa».

L’indomani Alvise le ha mandato il messaggio sulle potenziali future occasioni: «Non “sentirai prima noi”, ma “sentirai solamente noi”, perché sono sicuro, ormai, che noi siamo diventati un’unica famiglia». Nei giorni successivi ha rivisto pure Leopoldo?
«Me li sono ritrovati entrambi allo chalet e mi hanno detto: “Allora l’anno prossimo ci siamo ancora noi qui”. Al che ho risposto tranquillamente: “Beh, vediamo… vediamo il prossimo anno”. A quel punto uno dei due si è avvicinato a un palmo dal mio naso e in maniera abbastanza forte ha ribattuto: “Come vediamo? No, siamo noi qua”. Non ero abituato a quei toni e mi sono allontanato subito. Ora leggendo i giornali ho scoperto che quei signori avevano già messo in atto una serie di violenze non da poco. Sono ancora piuttosto scosso a pensarci».

Allora perché vi siete incontrati di nuovo dopo l’Epifania del 2022?
«Per chiudere i conti e così abbiamo fatto. Dopodiché quelli hanno continuato a chiamarmi, ma io non ho mai più risposto, neanche ai messaggi. Lo si vede chiaramente dalle chat di WhatsApp che ho consegnato di mia iniziativa agli investigatori, perché volevo fosse chiaro che non avevo più avuto nessun tipo di rapporti con questi soggetti. Per questo adesso mi secca essere associato a loro, anche inconsciamente da chi legge le cronache. Mi dispiace un sacco anche per tutte le persone che da 23 anni lavorano con me in un progetto di qualità, una storia di stelle Michelin e tanto impegno in cui certi risultati non capitano a caso, soprattutto per me che sono arrivato a Cortina dall’Alpago».

Ha provato paura o fastidio?
«La notte di Capodanno ero contento di aver soddisfatto le aspettative di quelli che inizialmente ritenevo essere dei clienti importanti. Ma nei giorni successivi ho percepito che c’era qualcosa che strideva, che non era coerente con quello che noi portiamo avanti, che non era una collaborazione sana. C’era in loro una voglia di prevaricazione, un modo di comunicare aggressivo che noi rifiutiamo».

Dopo quel San Silvestro da 36.000 euro, non ha pensato che sfilandosi avrebbe perso altre opportunità di affari?
«Avremmo potuto fare altri eventi con i romani, ma abbiamo preferito fermarci al primo. È vero che forse avremmo potuto informarci un po’ meglio su chi erano. Ma nel momento in cui si erano presentati in maniera discreta e distinta, avevano pagato l’anticipo richiesto, avevano rispettato gli impegni pattuiti, io non avevo motivo di dubitare di loro».

Se potesse tornare indietro, cosa farebbe?
«Con i dati di conoscenza che avevo a disposizione all’epoca, rifarei tutto. Quindi l’evento, ma anche il distacco e la testimonianza. In maniera molto trasparente, abbiamo messo a disposizione tutto, dai cellulari ai conti correnti, contribuendo a fare emergere la verità. Colgo l’occasione per fare un plauso ai carabinieri di Cortina, che insieme ai magistrati di Venezia hanno condotto l’inchiesta in maniera professionale, ferma e autorevole».