Trenta gradi di sera ad ottobre – bello – e 70% di umidità – un po’ meno bello – ma Singapore non dorme mai quando si tratta di Formula 1 (e vorrei ben vedere con i lampioni che illuminano il circuito a giorno). Il tracciato quasi equatoriale di Marina Bay presenta ogni anno la stessa ricetta: caldo asfissiante, curve strette da 170 e passa battiti al minuto e numerose “palpatine” di muro. È bellissimo, inutile nasconderci ma, prima di tuffarci nel weekend di gara, tuffiamoci nella piscinona del Marina Bay Sands e sorseggiamo un po’ di news:
Non sa perdere: Max Verstappen torna da Baku da vincitore e ti vince pure la 4 ore del Nürburgring e sì, considerando che l’ha fatto su Ferrari 296 GT3, ha tecnicamente vinto una gara in Ferrari prima di Lewis Hamilton…
Tempi di rescissione: McLaren rescinde il contratto col pilota F2 del suo programma junior Alex Dunne, una notizia decisamente inaspettata. Che ci sia un certo italiano leader del campionato nei loro piani?
Venerdì 3, prove libere. FP1: Nando!!! Fernando Alonso è una presenza costante nelle prime libere e segna il tempo più veloce. Alex Albon è “on fire” – nel senso che il motore prende fuoco – e in molti cominciano a “baciare” le barriere. FP2: baci che diventano alla francese (anzi, alla singaporiana) per George Russell che, anche quest’anno, finisce a muro. Liam Lawson al bacio preferisce andare al sodo: Bam! Fiancata destra lasciata sul muro di curva 17. Anche in pit lane non si scherza, ma l’incidente tra Lando Norris e Charles Leclerc è frutto di un’incomprensione su chi si sarebbe messo per primo in fila per uscire. Trac, “una bela multina” da 10 testoni per il monegasco ma niente penalità strane. È Oscar Piastri a chiudere davanti, seguito dal solito stupefacente Isack Hadjar e dall’(ora) onnipresente Max Verstappen.
FP3: alto bacione a muro per Lawson – quanto lavoro per i ragazzi e le tantissime ragazze di Racing Bulls – mentre Hamilton rischia penalità per troppa velocità in regime di bandiera rossa. La terza sessione è di Verstappen.
Sabato 4, qualifiche. Q1: Hadjar si ritrova diverse volte ad essere il più veloce, tanta stoffa. Andrea Kimi Antonelli accende fucsia su fucsia mentre a Pierre Gasly si spegne la macchina. Q2: mentre la regia ci fa fare un mega ripassone su quale ragazza sia fidanzata con quale pilota, Verstappen accende fucsia, Lewis Hamilton si mette terzo mentre si mette malissimo per Leclerc, che tocca il muro e abortisce il giro. Per miracolo riesce a piazzarsi sesto a fine qualifica. Q3: George Russell vola, la sua Mercedes è di una precisione chirurgica e conquista la pole position. Verstappen si trova, invece, nell’aria sporca di Norris che non è nel giro lanciato. Se la lega stretta al dito dato che, secondo lui, è il motivo per cui non ha fatto pole. Sia la Williams di Alex Albon che quella di Carlos Sainz vengono squalificate per irregolarità aerodinamiche. Peccato.
Griglia di partenza: Russell, Verstappen, Piastri, Antonelli, Norris, Hamilton, Leclerc, Hadjar, Bearman, Alonso, Hülkenberg, Lawson, Tsunoda, Bortoleto, Stroll, Colapinto, Gasly, Sainz, Gasly e Albon.
Momentino Formula Academy: gara 1 è conquistata da Lia Block, pilota di rally e di F.A. oltre che figlia del compianto rallista Ken Block. Per gara 2 gioisca il popolo in Rosso, perché è Maya Weug che porta a casa la pagnotta, con un mega sorpasso sotto la pioggia su Doriane Pin, leader del mondiale ad ora più vicina che mai. Ferrari, occhi aperti, mi raccomando!
Domenica 5, giornata di gara. Dopo una strepitosa “drivers’ parade” a bordo di vetture decappottabili – una gioia per i nerd dell’automobile come il sottoscritto (voglio dire, c’erano due Nissan Figaro in mezzo a Ferrari e Mercedes!) – si può passare alla parte seria: Russell parte come una furia mentre Verstappen rimane incredibilmente impallato. Norris dà una spintarella a Piastri, che si arrabbia moltissimo con la squadra per questo gesto a detta sua poco leale.
Quattordicesimo giro, si rischia il disastro al box Sauber di Gabriel Bortoleto, con una delle gomme cambiate che rischia di collidere con la Red Bull di Yuki Tsunoda che passava in pit lane, mentre Norris accarezza il muro con la gomma (con tutti quanti che urlano “Norris ha toccato il muro!”, beh non esattamente). I pit stop si susseguono a intervalli regolari nei giri successivi e lascia perplessi quello lunghissimo di Piastri, talmente coincidenziale da sembrare fatto apposta.
Alonso si ritrova con una gara apparentemente compromessa da una pistola avvitatrice scassata stile Norris (vedansi le scorse due gare) ed esce quindicesimo ma lo sappiamo, al Leone di Spagna la fame non passa e comincia a risalire e risalire e sfrutta i problemi dell’ibrido di Hadjar – che si pianta – per accedere alla zona punti. Nando in radio: “Voglio il trofeo per l’eroe della giornata” e come dargli torto. Fatica invece Verstappen, che litiga con il cambio che non scala e rischia di prendere il muro, dando a Norris la possibilità di avvicinarsi.
Quarantasettesimo giro, dopo una spettacolare piroetta di Nico Hülkenberg che fortunatamente non va a muro, Norris inizia ad attaccare Verstappen e si ritrova persino a rischiare di superarlo con una staccata in esterno che manco lui sa come ci è finito lì. Proprio perché non lo sa, non riesce a superare Max, occasione persa. Cinquantatreesimo giro, Antonelli svernicia in curva Leclerc con una facilità disarmante, tanto che arriva lo scambio di posizione con Hamilton.
Cinquantottesimo giro, in tutto questo Sainz (che partiva diciottesimo) risale all’undicesimo posto, anche lui sfrutta i problemi della RB di Hadjar e sale in zona punti, colpaccio da maestro. Male invece per Hamilton che si ritrova senza freni. Non esagero quando dico che fanno scintille, non può nemmeno seguire le traiettorie delle curve senza tagliarle, cosa che manda in bestia Alonso e che gli farà perdere la posizione sull’asturiano a fine gara per track limits.
E Russell? Esiste, eccome se esiste! È proprio il gentleman a vincere il GP di Singapore, seguito dall’acerrimo (e scazzato) rivale Verstappen, a sua volta seguito dall’acerrimo rivale Norris che, insieme al quarto posto di Piastri, conferma il decimo Mondiale Costruttori della McLaren.
Ordine d’arrivo: Russell, Verstappen, Norris, Piastri, Antonelli, Leclerc, Alonso, Hamilton, Bearman, Sainz, Hadjar, Tsunoda, Stroll, Albon, Lawson, Colapinto, Bortoleto, Ocon, Gasly e Hülkenberg.
Menzioni d’onore:
1 – Russell: un weekend iniziato col musetto rotto e trasformatosi nelle qualifiche e gara più chirurgiche della sua carriera, così tanto al comando che neanche mi ricordo di averlo visto cambiare gomme. Vittoria pulita e meritata e che fa impensierire non poco Ferrari. Magari così si svegliano…
2 – Alonso: pensavate di vedere Verstappen o Norris e invece a loro la menzione non la do per questa gara. La do invece a chi eroicamente non si smentisce mai, a chi conduce (quasi) sempre un weekend di tutto rispetto su un tombino secondo solo alla SF-25, a chi risale la griglia a suon di azzannate dopo aver perso un sudatissimo vantaggio, a chi – giustamente – pretendeva un trofeo con dedica “eroe della gara” (è stato infatti nominato Pilota della gara), a chi è semplicemente Nando, Nando e ancora Nando!
3 – Sainz: un salto da Oviedo a Madrid ma il discorso rimane lo stesso, qualifiche discrete ma cancellate dall’aerodinamica irregolare, una gara iniziata da casa e terminata in zona punti. San Carlos, patrono della costanza.
Premio “Nontiscordardimé”:
1 – Antonelli, perché è riuscito a sfruttare a suo favore una Mercedes rinata, nonostante una partenza che mmm…
2 – Bearman, perché è sempre il cosiddetto “unsung hero” (l’eroe mai celebrato) ma spesso e volentieri la Haas la porta a punti. Più del compagno Esteban Ocon di sicuro.
3 – Hadjar, perché è una certezza sempre, sia in qualifica che in gara ma ha avuto la sfiga di una Power Unit malfunzionante che gli ha consentito solo di arrivare ad ultra ridosso della zona punti.
4 – Weug, perché è l’unica in grado di portare una tuta rossa sul gradino più alto del podio. Con una vetturetta da neanche 180 cv!
Pillole del disonore
1 – Ferrari: la Croce è già Rossa perché già sanguina ancor prima di spararci sopra. E si ostinano a dire che i miglioramenti ci sono (a parte Leclerc, che se potesse li manderebbe tutti a c… pagare)! No, i miglioramenti non ci sono oggettivamente mai, semmai peggioramenti visto che dopo le inarrivabili McLaren e il marziano Max c’è pure la preoccupazione delle Mercedes che sono capaci di calpestare le SF-25 come cacchette pur in un’altra stagione non eccezionale (per gli standard di Brackley, s’intende). E io non aspetto altro che quel giorno in cui qualcuno della Ferrari romperà pubblicamente il silenzio e citerà parola per parola Chris Hemsworth nei panni di James Hunt in Rush: “È pura magia. Avevamo una grande macchina (la SF-24), un prodigio di ingegneria e da un giorno all’altro è diventata una m…a”. Mai battuta di un film potrebbe descrivere meglio il maledetto passaggio da SF-24 a 25. Non incolpate me che sono ripetitivo, incolpate Maranello visto che non sono più capaci di costruire Formula 1! È tutto…
Altra settimana di pausa prima della prossima gara, che si svolgerà il 19 ottobre in terra texana, ad Austin. Sopra il mio letto c’è un poster che celebra la bellissima vittoria di Charles Leclerc dell’anno passato (accanto a quello della vittoria di Montecarlo, Monza e Melbourne e Città del Messico con Sainz) e già so che lo guarderò con la lacrima calante prima di andare a letto domenica prossima. Non voglio mettervi di cattivo umore, sto solo ridimensionando le vostre aspettative… e se invece mi smentissi? Dai, alla prossima gara!