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Carlo Macrì, inviato a Pellaro (Reggio Calabria)
I corpi erano stati nascosti nell’armadio. Le indagini partite nel luglio 2024, il sospetto di un terzo infanticidio. Indagato il fidanzato. I litigi sulla precedente gravidanza in chat con il ragazzo
PELLARO (Reggio Calabria)
— Ha nascosto la gravidanza a genitori, fidanzato, colleghi di lavoro, amici. Il giorno che ha partorito ha fatto tutto da sola, in casa. E subito dopo aver messo al mondo due neonati — secondo gli inquirenti — li ha soffocati, avvolti in un lenzuolo bianco e nascosti nell’armadio. Ieri il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, su richiesta del procuratore Giuseppe Borrelli, ha arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di duplice infanticidio Sara Genovese, 25 anni, commessa in un negozio di abbigliamento a Pellaro, periferia di Reggio Calabria. Il suo fidanzato è indagato per favoreggiamento per aver reso false dichiarazioni ai magistrati. La polizia cerca anche i resti di un terzo neonato che la ragazza avrebbe partorito qualche anno prima e poi sotterrato in un terreno poco distante dalla sua abitazione. Da giorni cani molecolari e poliziotti muniti di scanner stanno setacciando l’area per localizzare quel che resta del corpicino.
Era il 17 luglio del 2024 quando a casa Genovese arrivarono i poliziotti della squadra mobile reggina chiamati dalla madre di Sara. In casa, da giorni, si sentiva un forte odore che la madre della ragazza non riusciva a spiegarsi. Dopo aver messo a soqquadro l’abitazione, nella stanza della figlia — dove l’odore era più intenso — aprì l’armadio dove la giovane teneva i vestiti e si trovò davanti a una scena raccapricciante. Sotto alcune coperte, un lenzuolo intriso di sangue avvolgeva due corpicini. All’arrivo dei poliziotti, guidati da Gianfranco Minissale, la ragazza non disse nulla. E gli stessi genitori e il fratello della giovane sostennero di non aver mai saputo della gravidanza della figlia.
L’8 luglio 2024, tra le 19 e le 20,30 — data e orario stimato del parto — la ragazza si trovava da sola in casa. Analizzando le immagini della videosorveglianza della zona, gli inquirenti hanno escluso l’intervento di terze persone nel duplice infanticidio. Pochi giorni dopo la ragazza fu ricoverata in ospedale per dolori al ventre. I medici del reparto di ginecologia del Grande ospedale di Reggio Calabria hanno dichiarato che la giovane arrivò in reparto con una forte emorragia negando, però, d’aver partorito da poco. La procura di Reggio Calabria all’epoca indagò la ragazza e sequestrò il suo cellulare.
Dall’esame dei tabulati telefonici e da alcune chat con il fidanzato, è poi emerso il sospetto agghiacciante di un precedente infanticidio. I due, nel 2022 avevano concepito un altro bambino. Gli inquirenti accusano Sara Genovese di averne soppresso il cadavere dopo averlo partorito. Nelle chat la giovane e il suo fidanzato litigavano perché la ragazza non voleva tenere il bambino. Dal giorno della scoperta dei due gemellini morti, la donna non ha mai riferito nulla davanti alle domande degli inquirenti. Per mesi la squadra mobile ha indagato passando al setaccio i filmati della videosorveglianza della zona per capire se qualcuno abbia aiutato la giovane a disfarsi dei neonati soffocati. Gli esami biologici effettuati sul materiale organico sequestrato al Policlinico di Messina dove la ragazza era stato sottoposta ad intervento di raschiamento hanno confermato che i neonati erano figli della giovane, che erano nati vivi e che la morte era stata causata da soffocamento.
10 ottobre 2025
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