“Normalmente, quando si costruisce una sala sinfonica, viene progettata fin dall’inizio per questo scopo. Questa, invece, si è evoluta nel tempo, ed è una cosa insolita” con cui Snøhetta ha dovuto fare i conti, anche a costo di “sacrificare” qualcosa. L’auditorium, ad esempio, è stato ridotto a 2.150 posti per garantire maggiore comfort e accessibilità, con 29 posti riservati alle persone con disabilità. “Abbiamo cambiato molto, ma nessuno se n’è accorto, e per me questo è un bene perché l’edificio ne aveva bisogno” spiega a Domus il fondatore di Snøhetta commentando le prime impressioni che la gente ha avuto dell’edificio subito dopo l’apertura al pubblico.

Oltre a un centro educativo, 12 sale prova (prima inesistenti), una nuova biblioteca musicale e camerini più ampi, ma anche cinque ascensori e un numero di servizi igienici quasi raddoppiato, particolare attenzione è stata riservata al personale dell’edificio: “Abbiamo dato grande importanza agli spazi di lavoro, dove le persone trascorrono ogni giorno la maggior parte del loro tempo” spiega Dykers, sottolineando la presenza di luce naturale nelle sale prova e il miglioramento dell’accessibilità ai camerini e agli uffici. “Quando lo staff e l’orchestra stanno bene, tutti sono felici. Se parliamo di riunire le comunità, allora tutta la comunità che vive l’edificio deve poterlo fare, non solo gli ospiti.”